Operazione Tiberio bis, le difese degli arrestati al contrattacco

SUD PONTINO – Sono impegnati ad esaminare il contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare – ben 88 pagine – del Gip di Tribunale di Latina Giuseppe Cario i legali di Pietro e Francesco Ruggieri, gli imprenditori di Itri e Formia – padre e figlio di 70 e 38 anni – accusati di aver tentato corrompere in due distinte fasi l’ex dirigente del settore tecnico del Comune di Sperlonga e dell’ufficio scuola dell’amministrazione provinciale di Latina Isidoro Masi, di 57 anni, pur vincere con un antieconomico ribasso d’asta le gara d’appalto per l’ampliamento, la messa a norma e l’adeguamento del polo scolastico “Sottotenente Alfredo Aspri” di Sperlonga e per la costruzione di una tensostruttura in località Calegna a Gaeta.

Se per il primo plesso la Procura è convinta che non sarebbero state realizzate addirittura le fondamenta e sarebbero stati utilizzati materiali non idonei e non previsti dal capitolato di gara, gli avvocati Pasquale Cardillo Cupo e Mario Ruggieri (quest’ultimo l’altro figlio e fratello delle due persone arrestate) sono pronti a demolire il castello accusatorio allestito dal Sostituto procuratore Valerio De Luca già nel corso dell’interrogatorio di garanzia fissato per domani mattina alle ore 9,30 davanti il Gip Cario. Hanno infatti già acquisito il certificato di collaudo della scuola di Sperlonga rilasciato il 30 novembre 2017 dal tecnico incaricato dal, l’ingegner Alfonso Gurreri, tra i cinque indagati a piede libero insieme proprio a Masi. La difesa degli imprenditori arrestati contesta la versione della Procura: le fasi di realizzazione della scuola di Sperlonga sono documentabili e sono state sintetizzate in un dossier fotografico consegnato – come avviene di prassi – agli uffici del Genio Civile di Latina. Intanto secondo l’autorità giudiziaria la prova del tentativo di corruzione è un bonifico, definito liquido, che Masi, in cambio della sua compiacenza, avrebbe ordinato a Pietro Ruggieri di effettuare su un conto corrente di una banca a Cuba.

E l’imprenditore in un’intercettazione ambientale si dichiarava già preoccupato: “Vogliamo vedere come ci dobbiamo andare a finire in galera?”. Una temuta profezia che si è concretizzata mercoledì con l’arrivo dei Carabinieri del Comando provinciale di Latina.

Intervista a Mario Ruggieri

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Intanto s’infittiscono le prese di posizione sul secondo filone dell’operazione “Tiberio” che 20 mesi fa culminò con l’arresto per reati contro la pubblica amministrazione di dieci persone e, tra queste, del sindaco Armando Cusani. A puntargli di nuovo il dito è il gruppo di opposizione di “Sperlonga Cambia” secondo il quale il paese è “ancora piegato dalla corruzione”. Ma, nello specifico, è finito sulla graticola il neo assessore Stefano D’Arcangelo: in prospettiva dell’inizio del nuovo anno scolastico annunciava la ripresa dei lavori dichiarando che la scuola ‘Aspri, “fortemente voluta e perseguita dalla Giunta Cusani, consentirà di riunire l’insieme degli studenti di Sperlonga in un solo plesso scolastico in perfetta sicurezza e con servizi tecnologici modernissimi e in linea con le più recenti normative in tema di edilizia scolastica”.

“Oggi il nuovo polo in costruzione è stato sequestrato perché, secondo quanto affermato dalle Forze dell’Ordine, è stato realizzato senza costruire le fondamenta mentre il solaio sarebbe a rischio crollo a causa dell’utilizzo di materiali non idonei. A Sperlonga la corruzione e l’illegalità – denuncia la minoranza – sono arrivate al punto di mettere a repentaglio la sicurezza dei bambini del nostro paese. L’operazione condotta dai Carabinieri Nucleo Investigativo del comando provinciale di Latina e della compagnia di Terracina svela un quadro sempre più grave e allarmante. Gli stessi inquirenti parlano dell’indagine di oggi come di “una costola dell’inchiesta Tiberio”, a dimostrazione di come il sistema di corruzione scoperto già nel gennaio del 2017, con la serie di arresti che portò in carcere anche il sindaco di Armando Cusani, non solo non ha mai smesso di operare, ma continua a fare danni nel nostro territorio, senza farsi il minimo scrupolo dei rischi e delle tragiche conseguenze del proprio agire. Corruzione, appalti truccati, mazzette e un legame perverso tra pubblica amministrazione e imprenditoria. Tolto il velo della Bandiera Blu è questa, purtroppo, l’immagine che emerge di Sperlonga. Questo sequestro, l’ennesimo nel territorio del nostro paese, segna in modo ancora più profondo la storia della nostra comunità, minando la fiducia e la sicurezza dei cittadini e delle famiglie di Sperlonga. Davanti a un episodio simile, che va ad aggravare una situazione già critica e anomala quale è quella di Sperlonga, lo Stato ha il dovere di far sentire la sua presenza. Non è più rinviabile un intervento fermo e deciso da parte delle Istituzioni a tutti i livelli di governo.”

Sulla stessa lunghezza d’onda viaggia l’ex candidato a sindaco e ex capogruppo di opposizione Nicola Reale, secondo il quale “chi ha cercato e cerca di contrastare l’illegalità sul territorio del Sud Pontino si scontra da anni con un sistema coriaceo difficile da scalfire perché i silenzi, le collusioni, le intimidazioni e i ricatti sono tali e tanti da far tremare le vene ai polsi. “ Reale aveva interpellato (“ma in maniera inutile”) il neo Prefetto di Latina, Maria Rosa Trio, parlato dell’esistenza a Sperlonga di un ‘sistema’ che “ha condizionato e condiziona la vita politica, sociale ed economica, generando nei cittadini sfiducia nelle istituzioni e nella certezza del diritto, determinando un grave e pericoloso deterioramento dei valori democratici, del clima di civile convivenza e del corretto funzionamento della macchina amministrativa comunale. Attraverso attività intimidatorie e abusive, amministratori, pubblici funzionari e professionisti, si prestano ad ogni tipo di illegalità con totale incuranza dei provvedimenti della magistratura, anche perché “qualcuno” (in passato come ancora oggi) gode di appoggi ‘misteriosi’, capaci di interferire anche con le indagini della magistratura e con la celebrazione dei processi.”

Gli arresti, clamorosi, del gennaio 2017 del primo filone di “Tiberio” non hanno mutato questo clima, decisamente inquietante, e Reale lo ribadisce: “Quelle condotte illecite non sono cessate nemmeno con l’avvio del processo “Tiberio”: come a voler dare il segnale che nulla (nemmeno gli arresti) poteva avere la forza di fermare un sistema di illegalità ormai divenuto naturale e ben strutturato. Questa volta il gioco delle mazzette e delle gare truccate aveva portato a costruire una scuola che in qualunque momento sarebbe potuta crollare su decine e decine di bambini.
Ma temo che ancora una volta ci troveremo davanti alla “tela di Penelope”: di giorno gli organi investigativi, le autorità inquirenti e giudiziarie tessono la tela e di notte qualcuno la disfa. Il processo andrà avanti tra cavilli, inerzie e lentezze, con il rischio che maturi la prescrizione dei reati; gli imputati, scontata un po’ di gattabuia, torneranno alle loro usuali attività (magari accolti da una folla festante); gli amministratori continueranno a farsi fotografare vicino al bel capitello di Sperlonga; il Prefetto di Latina – è l’accusa aperta di Reale – continuerà a ignorare che esistono le condizioni previste dalla legge per chiedere lo scioglimento del consiglio comunale. Ma il popolo, la gente di Sperlonga, i giovani di Sperlonga, le madri e i padri di quei bambini che avrebbero rischiato di rimanere sepolti sotto il crollo di quella scuola, dove sono? Cosa pensano? Cosa fanno? Forse continueranno a postare su facebook foto di tramonti struggenti sullo sfondo del Circeo o di bianchi vicoli percorsi da scalette che sembrano immergersi nell’azzurro del mare. Continueranno a sentirsi orgogliosi di Sperlonga e del loro essere sperlongani”.

Si è mobilitato anche il deputato locale del Movimento Cinque Stelle, Raffaele Trano. Il capogruppo grillino nella commissione Finanze della Camera in una lettera alla Questura di Latina e ai vertici provinciali dei Carabinieri della Guardia di Finanza ha sollecitato “di disporre l’immediata verifica di tutti gli affidamenti ricevuti in maniera diretta o attraverso gare ad evidenza pubblica dagli imprenditori arrestati mercoledì nel territorio provinciale, attraverso ditte controllate direttamente o indirettamente.” Trano ha chiesto anche di verificare “eventuali anomalie nelle procedure, materiali utilizzati e rispetto degli standard previsti dalle leggi vigenti e se l’eventuale collaborazione di parenti ed affini con pubbliche amministrazioni possa aver influenzato in qualche maniera le assegnazioni stesse.”

Saverio Forte

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