Cronaca

Sperlonga / Rifiuti, il Csa di Castelforte diffida il Comune e invia esposto a Corte dei Conti

SPERLONGA – Sono utilizzate al meglio le risorse dei comuni (e dunque dei cittadini) per la gestione del ciclo dei rifiuti? Non si potrebbero ottenere, invece, vantaggi economici enormi per i bilanci degli enti locali se venissero rispettati i dettami di precise disposizioni normative emanate dallo stesso Parlamento? Questi intricanti quesiti sono ora diventati materia di “riflessione” per la Procura regionale della Corte dei Conti e dell’Autorità nazionale anticorruzione e a inviarli è un soggetto imprenditoriale che avrebbe meritato sinora ben altro tipo di risposte da parte delle autorità che gestiscono la delicatissima gestione dei rifiuti. Si tratta del Csa, il centro servizi ambientali di Castelforte, titolare di un avveniristico, moderno e ecologico impianto di trattamento dei rifiuti ubicato in via Viaro, ai piedi della frazione di Suio a Castelforte. Il comune – uno dei tanti – che non starebbe rispettando quanto prevede dalla normativa è quello di Sperlonga, destinatario di una diffida legale del Csa in ordine alla violazione dell’articolo 178 del decreto legislativo che prevede che la gestione dei rifiuti deve essere effettuata “conformemente ai principi di precauzione, prevenzione, sostenibilità, proporzionalità, responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti nella produzione, distribuzione, utilizzo e consumi di beni da cui originano i rifiuto…nonché del principio ‘chi inquina paga’ e dei criteri di efficacia, efficienza, economicità, trasparenza, fattibilità tecnica ed economica”.

Nello specifico il legislatore ha mutuato questo principio per aggiungere (lo prevede l’articolo 182 bis del Codice dell’ambiente) che la gestione dei rifiuti deve avvenire in conformità al principio di prossimità per ridurre i movimenti dei rifiuti e per prevedere che “lo smaltimento avvenga nell’impianto idoneo più vicino al luogo di produzione o raccolta”. Si tratta di disposizioni chiare e snelle, avallate dalla stessa Regione che nel proprio piano di gestione dei rifiuti – approvato dal consiglio della Pisana con la delibera numero 14 del 2012 – prescriveva un imperativo: lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani deve avvenire nel rispetto del principio di prossimità e che non sono ammissibili alla normativa di settore”. E, invece, cosa fa il comune di Sperlonga? Non conferisce i propri rifiuti derivanti dalla raccolta differenziata presso l’impianto di trattamento più vicino.

E’ – ironia della sorte – proprio quello del Csa di Castelforte che dista da Sperlonga a 43 chilometri. Il centro servizi ambientali nell’esposto inviato alla Corte dei Conti e all’Anac denuncia invece che i rifiuti di Sperlonga vengono trasferiti molto più lontano di quanto si immagini, presso l’impianto della Rida di Aprilia che dista da Sperlonga….77 chilometri. Da qui la richiesta del Csa all’Aurtorità nazionale anti corruzione ad intervenire subito e di farlo per “esercitare i propri poteri di vigilanza e di ispezione sulle modalità di affidamento del servizio di smaltimento dei Rsu”. Una richiesta, legittima, avallata un mese dalla Regione Lazio che ha ribadito l’obbligo di smaltimento presso l’impianto più vicino al luogo di raccolta e ha disposto, altresì, che sia necessario garantire il rispetto del “rigoroso principio della gara pubblica per l’individuazione delle imprese” cui conferire i rifiuti. Il comune di Sperlonga ha rispettato quest’ultimo onere di legge? Il Csa vuole saperlo e vuole che la stessa magistratura contabile, la Corte dei Conti, “valuti la sussistenza di eventuali irregolarità nella gestione del danaro pubblico per il pagamento del servizio di smaltimento considerando che viene esercitato in deroga al principio di…prossimità”.

Saverio Forte

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