Formia / Pastificio Paone, deserta l’asta per la vendita del capannone

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FORMIA – Ancora un futuro ricco di incognite, nonostante tutto, per il pastificio Paone di Formia. E’ andata deserta, infatti, l’asta indetta dalla sezione fallimentare del Tribunale di Cassino. Nessuna offerta è stata presentata presso lo studio del liquidatore giudiziale, il commercialista Maurizio Taglione di Arpino. Ma era tutto previsto, o quasi. La base d’asta sfiorava i cinque milioni di euro – più precisamente 4 milioni e 960 mila euro, con offerte in aumento minimo di 200mila euro – la metà della massa passiva accumulata nel corso degli ultimi anni dalla penultima governance aziendale della rinomata attività industriale di Formia, peraltro la più antica – la data di fondazione risale al 1876 – della provincia di Latina. Se ne riparlerà – ha anticipato il dottor Taglione – tra la fine di aprile e l’inizio di maggio e le offerte, rispetto all’iniziale base d’asta, saranno decurtate del 20%, un “taglio” con la stessa percentuale che sarà applicato alle successive aste qualora la prossima dovesse andare deserta. Saranno messi in vendita, nello specifico, i 33mila metri quadrati del nuovo stabilimento nell’area industriale di Penitro, ai confini con il comune di Minturno. A tal proposito il neo amministratore unico del pastificio di Formia, la “Domenico Paone fu Erasmo spa”, Fulvio Paone, conferma che, anche in caso di aggiudicazione dell’asta fallimentare, l’azienda alimentare il giorno dopo continuerà a produrre la pasta e a venderla in tutto il mondo. Il nuovo corso societario, dopo aver beneficiato nel 2015 del concordato preventivo di continuità, ha chiesto ed ottenuto dal Tribunale di Cassino una sorta di diritto di prelazione nel senso che potrà affittare per i primi due anni con un canone mensile di 15mila euro dal nuovo acquirente la superfice necessaria per dare continuità all’attività produttiva, ora fortemente in ripresa. La nuova gestione ha centrato una ripresa del fatturato aziendale nel 2016, trend che si è confermato anche nel 2017, con un +152% complessivi, ed un +326% degli investimenti. Quel concordato preventivo è una procedura, della durata di 3 anni, che ha lo scopo di permettere di “tentare il risanamento attraverso la continuazione dell’attività ed eventualmente la cessione dell’attività a un soggetto terzo oppure per liquidare il proprio patrimonio mettendo il ricavato al servizio della soddisfazione dei crediti, ed evitando così il fallimento”. Il fallimento chiesto dal Tribunale di Cassino riguarda – va sempre precisato – per il nuovo sito produttivo e non per quello storico di piazza Risorgimento di Formia, la cui riconversione e trasformazione è finita dritta dritta nella querelle tecnico-amministrativa e giudiziaria della voluminosa inchiesta denominata “Sistema Formia”. “I nostri problemi sono iniziati nel marzo 2012 quando il pastificio realizzato nel 1878, non ieri, venne sequestrato su ordine della Procura di Latina e i sigilli sono ancora lì. – ha dichiarato Fulvio Paone – Accanimento? Non lo so – aggiunge – La mia famiglia pensava di affittarlo, una volta ristrutturato e riqualificato, come centro commerciale e, con gli oneri della locazione incassati da sani imprenditori di Formia, terminare il pagamento del mutuo acceso per la realizzazione del nuovo e moderno pastificio nella zona industriale di Penitro. Pensavamo di regalare a Formia, ad una città a cui abbiamo fatto solo del bene nel corso di 150 di storia industriale ed umana, un sito produttivo innovativo e all’avanguardia. La politica? E’ tutt’altro affaccendata. Non ci ha chiamato più nessuno. Ma va bene così – conclude Paone – E’ il gioco delle parti e l’avevamo messo in conto”. Fulvio Paone andrà a votare domenica? L’interessato anticipa che il 5 marzo volerà a Tokyo, in Giappone, a partecipare ad una più partecipate e note fiere alimentari dell’Estremo Oriente: “E’ quello che dobbiamo fare – abbozza un sorriso – perché la nostra storia continua, deve continuare….”.