Cronaca

Formia / Riconversione Ex Colonia Di Donato: nuova richiesta di incidente probatorio

FORMIA – Si intervenga prima che sia troppo tardi. Nell’interesse della storica struttura risalente al 1300 e del quartiere formiano di Castellone che di questo immobile, una volta messo in sicurezza, ha bisogno come il pane ma da anni è indisponibile perché sottoposto ad un provvedimento di sequestro giudiziario. E’ quanto si legge in una meticolosa richiesta di incidente probatorio che quattro degli otto indagati dell’inchiesta per la riconversione funzionale dell’ex colonia Di Donato hanno inviato al Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera. A promuoverla, attraverso gli ingegneri Giancarlo Carlone e Antonelli Monacelli, sono l’ex dirigente del settore dei servizi sociali della Regione Lazio Raniero De Filippis ed altri tre funzionari regionali, Giorgio Maggi, Andrea Fumi e Giovanni Falco che, rispettivamente nella veste di collaboratore del responsabile unico del procedimento, di coordinatore della sicurezza del cantiere e di direttore dei lavori, sollecitano lo svolgimento di un accertamento peritale con un tecnico specializzato nel restauro di immobili monumentali con l’intento di contrastare l’ipotesi della Procura di Cassino secondo la quale sarebbero state realizzate presunte difformità nella realizzazione dei lavori rispetto alla progettazione iniziale e commesse gravi violazioni sulle norme sugli appalti pubblici.

La richiesta è finalizzata ad ottenere l’immediata riapertura del cantiere per mettere in sicurezza la struttura e restituirla – nonostante ci sia un procedimento penale in corso – alla pubblica fruibilità. Gli ingeneri Carlone e Monacelli hanno effettuato all’interno dell’ex colonia Di Donato due mirati e distinti sopralluoghi l’11 ed il 15 dicembre e quello che hanno potuto riscontare, dopo l’autorizzazione ricevuta dal sostituto procuratore Alfredo Mattei, è stata una situazione desolante di un immobile che rischia di implodere, di subire un cedimento strutturale. Ecco perché i consulenti dei quattro funzionari della Regione hanno chiesto di svolgere delle prove a campione tramite i carotaggi degli intonaci e saggi sulla volte “finalizzati alla caratterizzazione delle opere realizzate”. Ne è emerso, per esempio, che le strutture portanti in calcestruzzo del portico si presentano in avanzato stato di degrado con distacco dello stesso calcestruzzo di copriferro ed una evidentissima ed avanzata ossidazione delle armature”. Ulteriori e sostanziali segni di criticità sono affiorate sul terrazzo dell’ex colonia Di Donato, nei solai (sostenuti con puntelli provvisionali in legno di castagno…) nei corridoi, nelle scale di collegamento i diversi piani dello storico edificio, nelle murature e finanche negli ambienti oggetto di scavi archeologici sono state realizzate opere provvisionali che in diversi punti evidenziano – denunciano gli architetti Carlone e Monacelli – lesioni e disgregazioni determinate dal completo degrado ed impoverimento delle malte leganti”.

Lo stato di abbandono, l’assenza degli infissi, l’umidità diffusa – si legge nella nuova richiesta di incidente probatorio – stanno creando le condizioni per una presenza di elementi vegetali, quanto mai copiosa ed invadente. Le piante si stanno appropriando delle superfici murarie prospicienti le finestre delle scali ed altri luoghi umidi. Gli organismi vegetali hanno come effetto dannoso l’azione meccanica delle radici che tendono a scalzare la malta presente nei giunti e negli interstizio della muratura e a disintegrare l’intonaco degli inerti più teneri”. Insomma – concludono i periti nominati da De Filippis, Maggi, Fumi e Falco, assistiti legalmente dagli avvocati Luigi Panella, Valeria Simeoni e Giorgia Bonfanti – è quantomai urgente ed improcrastinabile l’avvio di interventi di messa in sicurezza delle strutture portanti della struttura, di cui anche “eventi sismici di lieve intensità possono determinare fenomeni di crollo delle opere provvisionali realizzati ai livelli sottostrada. La presenza di discontinuità nel manto stradale della trafficata via Olivetani può produrre vibrazioni che si propagano dal terreno al fabbricato.

La richiesta dell’incidente probatorio è chiarissima: l’immobile è di inestimabile pregio storico monumentale, si acquisisca il parere di un ulteriore tecnico nominato dalla Procura di Cassino di “comprovata esperienza nei lavori di restauro monumentale con l’obiettivo di restituire alla disponibilità della comunità di Formia un bene che, “con il perdurare dell’attuale situazione di inerzia rischia, invece di essere completamente distrutto…” . Nei giorni scorsi un’analoga istanza era stata avanzata da altri due indagati, i titolari dell’impresa vincitrice dell’appalto promosso dall’Ipab della Santissima Annunziata di Gaeta, Francesco e Umberto Battista, ma, dopo il via libera del Tribunale di Cassino alla revoca del sequestro urgente disposto dal Procuratore Capo Luciano D’Emmanuele e dallo stesso dottor Alfredo Mattei di 231mila euro in conti correnti e disponibilità finanziarie “congelati” presso alcune banche di Formia, Fondi, Gaeta, Latina, Napoli, Roma, Salerno e Rieti, la rivendicazione è stata rigetta dallo stesso Gip Salvatore Scalera dopo il parere contrario della Procura.

Saverio Forte

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