Centrale nucleare del Garigliano, avviata la demolizione del camino

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SESSA AURUNCA – Proseguono – secondo programma – le delicate fasi di decossioning della centrale nucleare del Gariliano, uno dei quattro siti nucleari italiani, “spenti” dopo l’esito del referendum popolare del 1987. L’ha comunicato la Sogin che da anni, per conto dell’Enel, sta realizzando le necessarie opere di bonifica e di risanamento ambientale. Come annunciato nel recente “Open Gate” ha iniziato la demolizione del camino della centrale nucleare del Garigliano, si tratta di una struttura tubolare in cemento armato alta 95 metri, con un diametro che varia dai 5 metri della base ai 2 metri della sommità. Confermata anche la tecnica di demolizione illustrata a cittadini e giornalisti il 6 ed il 7 maggio scorsi, quella frantumazione controllata.

La si realizza con l’apporto di una piattaforma che, ancorata all’esterno nel terreno, vi sono stati sistemati appositi macchinari che smantelleranno gradualmente la struttura partendo dall’alto con la caduta dei materiali di risulta all’interno dello stesso camino. Se i detriti saranno rimossi periodicamente per evitarne l’accumulo alla base, per gli ultimi 30 metri, quelli più delicati, verrà utilizzato un mezzo meccanico cingolato.

Quest’opera di smantellamento dovrebbe terminare entro la finale del 2017 quando saranno ricavati 920 tonnellate di materiale, di cui 900 di cemento e 20 di metallo, poi smaltiti presso operatori autorizzati per il loro recupero e riutilizzo. Al termine di quest’azione di demolizione, nello stesso punto verrà realizzato un nuovo camino di 34 metri, avrà un’altezza 3 volte inferiore all’attuale, sufficiente per lo scarico degli effluenti aeriformi derivanti dalle successive operazioni di decommissioning peraltro iniziate nel 2014.

La rimozione del camino è una delle fasi più cruciali e segue l’impermeabilizzazione delle aree e la decontaminazione delle parete interne che – fanno sapere i tecnici della Sogin – è avvenuta attraverso una speciale scarificazione con l’utilizzo di un robot italiano movimento all’interno del cono.

Saverio Forte