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Ventotene / No al dissalatore, il sindaco Santomauro espone le sue ragioni

VENTOTENE – Il sindaco di Ventotene, Gerardo Santomauro, spiega le ragioni del no al dissalatore in una lunga lettera inviata al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Sig. Gian Luca Galletti, alla Sottosegretaria all’Ambiente Sig.ra Silvia Velo, al Presidente della Regione Lazio, Sig. Nicola Zingaretti, all’Assessore alle Infrastrutture della Regione Lazio, Sig. Fabio Refrigeri, ARPA LAZIO, Alla Presidente della Provincia di Latina, Sig. Eleonora Della Penna, alla Soprintendenza per i Beni Architettonici ed Ambientali del Lazio, alla Capitaneria di Porto di Gaeta, alla Conferenza dei Sindaci di ATO 4 Latina, alla società Acqualatina.

“L’Ente Gestore idrico di ATO 4 Latina (Acqualatina) – si legge nella missiva – sta procedendo all’installazione sul porto di Ventotene di un dissalatore temporaneo per la produzione di acqua potabile a servizio dell’isola. A parte le irregolarità di tipo amministrativo/urbanistico ( attualmente mancanza di titolo concessorio, etc.) il dato rilevante della nostra contrarietà è rappresentato dallo scarico della salamoia nell’Area Marina Protetta di Ventotene e Santo Stefano, istituita con Decreto del Ministero dell’Ambiente del 12 Dicembre 1997 (GU n. 45 del 24 Febbraio 1998). Questo problema fu sollevato già in data 5 Maggio 2017 durante un incontro pubblico con Acqualatina, promosso dalla Commissaria della Prefettura di Latina Laura Mammetti.

Gerardo Santomauro

Lo scarico della salamoia dovrebbe avvenire nella zona C dell’AMP, a meno di 250 metri dalle praterie di Posidonia comprese tra Ventotene e Santo Stefano. I dati citati in progetto circa la localizzazione della Posidonia risalgono al 1996 ma è proprio in quel tratto che questa alga è presente e rigogliosa raggiungendo anche la profondità limite di quaranta metri. Inoltre le valutazioni sulle conseguenze dello smaltimento sui fondali sono state fatte in via teorica senza tenere in alcun conto quello che avviene realmente in mare secondo gli effetti delle correnti e dei venti. E’ appena il caso di ricordare che le praterie di Posidonia sono tutelate tramite apposita istituzione delle cosiddette aree S.I.C. (Siti di Importanza Comunitaria) che sono inserite, come ambienti da tutelare, nella direttiva Habitat 92/43 CEE, recepita nella legislazione italiana con il DPR n.357 del 8/9/1997.

Non siamo contrari per principio all’impiego dei dissalatori ma abbiamo tutto il diritto (e anche il dovere) di tutelare i nostri fondali e l’ecosistema marino, ritenendo che lo smaltimento di qualsiasi inquinante (salamoia e prodotti chimici di manutenzione) non possa nè debba avvenire necessariamente in mare, né tanto meno nell’Area Marina Protetta.

L’Ente Gestore Acqualatina ha sempre sostenuto che il processo della dissalazione è di tipo meccanico e dunque non bisognevole di valutazione di impatto ambientale ma è innegabile che il prodotto finale, la salamoia (ma anche detergenti acidi ed alcalini per la manutenzione delle membrane), abbia effetti negativi di tipo chimicobiologico sui fondali e l’ecosistema marino. La stessa Provincia di Latina ha concesso il nulla osta per 4 anni di esercizio specificando che tale autorizzazione potrà essere revocata in caso di danno ambientale.

Chi controllerà l’eventuale danno? Chi oggi certifica da dove e da cosa si parte? Con la premessa della procedura meccanica è stata evitata ogni Valutazione di Impatto Ambientale che invece la normativa vigente impone a tutti quei processi che determinano sversamento di reflui in grado di apportare modifiche sostanziali alle caratteristiche chimico fisiche dei corpi idrici recettori. Per quanto detto si chiede a tutti gli Enti in indirizzo di riconsiderare lo scarico di salamoia (ed altre sostanze chimiche) così come previsto in progetto. Resta il fatto che se l’Ente Gestore porta via i reflui o ne garantisce lo smaltimento senza il benchè minimo danno all’ecosistema marino della Area Protetta, non ci sarebbe alcuno ostacolo all’installazione e al funzionamento del dissalatore.

D’altra parte – conclude Santomauro – resta incomprensibile la ragione per la quale si è voluto riconoscere l’inopportunità di sversare salamoia concentrata presso il porto di Formia mentre si tenta ostinatamente di sversarne nell’Area di Riserva Marina Protetta di Ventotene e Santo Stefano”.

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