Formia / “Il Ponte Tallini è ridotto male”. La denuncia di Rifondazione Comunista

Formia Politica

FORMIA – “Il Ponte Tallini è ridotto male! Si vede a occhio nudo. Non serve uno specialista per capire che l’effetto combinato del traffico e del mare hanno distrutto il copriferro ed attaccato le armature favorendone la corrosione, che è evidente in più punti. Anche un bambino capirebbe che la resistenza ottenuta al momento della costruzione, oggi è pressoché un miraggio”. Lo dichiara Rifondazione Comunista di Formia.

“La struttura, realizzata agli inizi degli anni 50 – prosegue la nota – è un esempio di ponte a telaio con schema alla Gerber, studiata per minimizzare il costo dell’opera. Un esempio di quando i lavori pubblici erano eseguiti con il criterio dell’economia e dell’efficienza, al contrario del giorno d’oggi, quando i lavori pubblici sono visti come diligenze da saccheggiare in cambio di voti, lasciando spesso alla città faldoni inservibili di carte. Solo per questo meriterebbe una sorte migliore. Dunque, al di là della sorte che l’amministrazione vorrà riservagli, pedonalizzazione o parziale abbattimento che sia – almeno stando a quanto prevede la bozza del Piano Urbano del Traffico – riteniamo che le condizioni della struttura siano inaccettabili ed un pericolo per l’incolumità delle persone che lo attraversano.

La sua demolizione nelle condizioni attuali è un azzardo! Diversamente, riteniamo urgente effettuare una valutazione sullo stato di degrado e sulla sicurezza del ponte Tallini, per poi avviare la manutenzione straordinaria, risulterebbe sicuramente più utile ed economico per la città. Nell’attesa chiediamo quanto meno che il Sindaco emetta un’ordinanza per il divieto di transito per veicoli pesanti (se già non esiste). Consentendo il transito di pedoni e veicoli. Nulla di impossibile, con un po’ di buona volontà ce la si può fare.

Anche perché la questione non è per niente nuova. L’amministrazione lo sa dall’agosto 2013 quando– in un nostro comunicato stampa – scrivemmo che “era evidente lo stato di degrado della struttura e quindi ci domandavamo se le amministrazioni, che si sono succedute fino ad oggi, si erano mai interessate al problema per salvaguardare l’incolumità delle persone e visto che allo stato attuale il ponte rappresenta un’infrastruttura importante per la città” e invitavamo, da subito, “tutti i soggetti interessati (comuni, provincia, regione, anas, astral) a convocare un tavolo istituzionale e a discutere su quali dovevano essere gli interventi per la messa in sicurezza delle strade pontine, con particolare attenzione per quelle che erano caratterizzate per un alto volume di traffico”. Da allora sono passati inutilmente quattro anni dalla nostra segnalazione non solo tutto è rimasto come era allora, ma si è continuato a far finta di nulla, tant’è che dal palazzo comunale nessun atto è stato dato per controllare se ciò che raccontavamo fosse vero o meno. Vediamo se l’irresponsabile indifferenza con cui il Palazzo intende rispondere i nostri solleciti vuole arrivare fino al punto di mettere in discussione la sicurezza dei cittadini.

Ahinoi il ponte sta lì anche a confermare tristemente l’assenza di una seria politica di manutenzione dell’esistente che diventa una spada di damocle sulla vita di noi cittadini, in balia di persone distratte da interessi particolari e vantaggi personali.

Ma la questione degrado delle pubbliche infrastrutture non è un problema solo di Formia, poiché riguarda l’Italia intera, che vede il proprio patrimonio scadere a infimi livelli, senza l’intervento delle amministrazioni.
Al contrario si preferisce annunciare e/o realizzare nuove opere e non manutenere le vecchie, oppure pagare la progettazione di opere pubbliche, senza poi realizzarle solo per muovere interessi che in occasione delle campagne elettorali devono fruttare voti per conquistare lo scranno. Qui a Formia, possiamo ricordare i casi storici della Pedemontana, del Porto turistico, oppure quelli meno noti della riqualificazione di via delle Fornaci oppure il Contratto di quartiere II integrazione fisica e sociale dei quartieri pedemontani “Cassio e Scacciagalline” di cui abbiamo già scritto.

Noi questo modo di fare politica lo abbiamo sempre rifiutato e ne abbiamo pagato il prezzo. Questo oggi ci dà la forza di denunciare la miseria in cui volete trascinare la città. Sappiatelo. Non ve lo permetteremo”.

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