Minturno / Chiesta riesumazione della salma del prete per il test di partenità

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MINTURNO – Quel sacerdote era… mio padre. Non conosce soste la battaglia legale di un 65enne ex funzionario di banca di Minturno che, sposato con una figlia e nonno di due nipotini, ha chiesto la riesumazione di quello che considera suo padre naturale, Don Raffaele Bergantino.

Don Raffaele Bergantino
Don Raffaele Bergantino

Il sacerdote, originario di Castelnuovo Parano, Monsignor e prelato d’onore di Sua Santità, è morto all’età di 89 anni il 20 ottobre 2006 nella frazione collinare di Tremensuoli dove era giunto subito dopo l’ultima guerra per diventare un punto di riferimento per diverse generazioni e insegnante di religione presso il liceo classico “Vitruvio Pollione” di Formia. Il 65enne ex funzionario di banca ha chiesto ed ottenuto, attraverso gli avvocati Alfredo D’Onofrio e Gianfranco Testa, la riesumazione, da parte del giudice civile del Tribunale di Cassino Gabriele Sordi, del cadavere del religioso che riposa da 11 anni presso il cimitero di Minturno.

L’operazione, finalizzata ad ottenere il Dna, si svolgerà alle ore 15 del 20 febbraio a cura di due periti nominati dal Tribunale, il genetista Giovanni Neri ed il medico legale Lucia Broccoli. Il 65enne pensa di nominare i propri consulenti di parte per fare piena luce su quella che è stata la sua vita sino a 30 anni quando cresceva in un luogo particolare, la canonica della chiesa di San Nicandro perché sua madre era la perpetua di don Raffaele. Gli avevano fatto credere che suo padre era andato a lavorare a Roma. Ma, alla morte della madre, ha prima ottenuto al comune di Minturno il disconoscimento di quella paternità imposta e poi l’esame del Dna, negativo, del padre legittimo, nel frattempo deceduto e seppellito nel cimitero del Verano.

La prima udienza di questa controversia è stata fissata il prossimo settembre ma l’obiettivo del 65enne minturnese è rivedere il milionario lascito ereditario di don Raffaele che, prima di morire, aveva considerato in tempi da record l’anziana sorella convivente quale unica erede universale.

Saverio Forte