Sperlonga / Archeologia, il ricordo di Erno Bellante a 100 anni dalla nascita

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SPERLONGA – Anche il Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga porterà la sua voce alla commemorazione dei cento anni della nascita dell’ing. Erno Bellante, lo scopritore dei resti che hanno reso famosa Sperlonga nel mondo per il grande patrimonio archeologico custodito nella struttura museale.

Bellante ErnoMartedi 12, infatti, alle ore 15,00, presso la Sala del Chiostro della Facoltà di Ingegneria dell’Università “La Sapienza” di Roma, verrà ricordata la figura del tecnico che, preposto alla direzione dei lavori dell’allora statale “Flacca”, nel 1957, ordinò di effettuare degli scavi nella grotta di Tiberio, dove venne trovato quell’incomparabile patrimonio archeologico che ancora oggi colloca Sperlonga tra gli interessi degli studiosi di tutto il mondo. Sarà la dott. Marisa de’ Spagnolis di Itri, unica direttrice pontina a dirigere la struttura museale del litorale di Ulisse, a tratteggiare l’impegno del tecnico romano scomparso prematuramente nel 1983.

“Quando nel 1957, durante le operazioni di realizzazione della Litoranea Flacca, l’ingegner Erno Bellante, incuriosito dai racconti degli abitanti della zona circa i continui affioramenti di reperti antichi nella zona, effettuò i primi saggi, il comune di Sperlonga -sottolinea la de’ Spagnolis- divenne il centro di un incredibile ritrovamento archeologico. In una grotta a pochi metri dal mare e lungo lo scosceso pendio del Monte Ciannito affiorarono infatti migliaia di frammenti marmorei attribuiti, da subito, a diversi gruppi scultorei”.

La tradizione popolare aveva sempre attribuito la grotta (e la zona circostante) all’imperatore Tiberio. Attribuzione che affondava le sue radici, come accade molto spesso, nei racconti e negli scritti degli storici antichi. Svetonio (Tiberius, 39) e Tacito (Annales IV, 59), infatti, citano un episodio che ha per protagonista l’imperatore nel 26 d.C. Durante un banchetto effettuato proprio in una monumentale grotta-ninfeo, a causa del crollo di alcune rocce, molti dei partecipanti avevano perso la vita e, solo grazie all’intervento del prefetto del pretorio Seiano, che gli aveva fatto scudo con il corpo, Tiberio era sopravvissuto.

Orazio Ruggieri