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Formia / “Ambivalenza divina: i due volti di Apollo”, mercoledì 16 marzo la presentazione della scultura

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FORMIA – Mercoledì 16 marzo, alle 17.00 nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Formia, verrà presentata al pubblico, al termine di un delicato intervento di restauro, una scultura in marmo bianco italico rinvenuta negli anni Sessanta del Novecento nel territorio di Formiae e rimasta a lungo presso un privato. La pregevole opera, che entra a far parte a pieno titolo della cospicua collezione del Museo, raffigura una doppia immagine di Apollo, in origine sostenuta da un pilastro, nella caratteristica forma di “erma”, creata in epoca arcaica abbinando un elemento architettonico a una testa di divinità lavorata a tutto tondo.

Il volto di Apollo, dall’espressione calma e solenne, si rifà per impostazione fisionomica a un tipo rielaborato dalle officine romane nel I secolo a.C. ispirandosi a un originale greco di età classica. Il nostro esemplare si data nel II secolo d.C. tra il regno di Adriano e quello di Marco Aurelio, tra il 117 e il 180 d.C. Le erme, sia nella forma tradizionale sia con due o più teste contrapposte, ebbero molta fortuna nel mondo romano perdendo ogni legame con il sacro e assumendo un valore prettamente ornamentale per l’arredo delle domus e soprattutto delle ville patrizie dove decoravano giardini, ginnasi e biblioteche. La scoperta, unica nel suo genere nel territorio del Golfo, è frutto dell’incessante attività di ricerca e di tutela svolta della Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria meridionale.

La scelta del doppio volto di Apollo assecondava, da un parte il gusto della committenza romana per gli arredi scenografici; dall’altra ben rappresentava l’ambivalenza del dio che, per i molteplici ruoli a lui attribuiti, si proponeva come dio “dei contrasti”: guaritore e nello stesso tempo spargitore di terribili epidemie, portatore dell’arco micidiale e anche della cetra melodiosa, luminoso e “oltremisura violento”, protettore di città e autore di spietate vendette. Ma soprattutto “oscuro” per l’ambiguità dei suoi oracoli.