Abbazia di Montecassino

Cassino / Scandalo Montecassino, l’Arcivescovo D’Onorio: “Non manca nemmeno un euro”

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CASSINO – “Non manca nemmeno un euro dalle casse di Montecassino”. Lo ha dichiarato ieri mattina l’Arcivescovo di Gaeta, Fabio Bernardo D’Onorio, durante il convegno “Quali comunicazioni sociali?” svoltosi presso il Museo Diocesano, rivolto ai giornalisti e agli operatori dell’informazione. Presenti in qualità di relatori il Direttore responsabile del quotidiano nazionale “Avvenire”, Marco Tarquinio, e il Direttore dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni sociali della CEI, don Ivan Maffeis.

Arcivescovo Fabio Bernardo D'Onorio
Arcivescovo Fabio Bernardo D’Onorio

D’Onorio è intervenuto nel dibattito in particolare quando è stato affrontato il delicato tema dell’accertamento delle fonti da parte dei giornalisti e della cosiddetta “comunicazione malata” e ha sottolineato come, nel caso dello scandalo che ha avvolto l’Abbazia di Montecassino, siano state scritte alcune inesattezze.

“Lungi da me difendere qualcuno, sarà la magistratura a fare il suo corso – ha dichiarato l’Arcivescovo, che è stato abate di Montecassino per 24 anni e quindi conosce molto bene la situazione  – ma posso dire che non manca nemmeno un euro. Sono stati fatti dei controlli da parte dell’Arcidiocesi di Sora, dalla quale dipende Montecassino, ed è risultato tutto in regola e pare che anche all’Abbazia non risultino irregolarità. Si è parlato dei soldi presi dalla Caritas ma non è così”.

Dom Pietro Vittorelli
Dom Pietro Vittorelli

Come è noto, quel denaro doveva essere destinato a finalità di culto e a opere caritatevoli, ma secondo la Procura di Roma sarebbe stato riciclato in varie tranche attraverso vorticosi passaggi da conti correnti, per poi tornare nella disponibilità del prelato per usi privati.

Per tali motivi, la Guardia di Finanza ha eseguito un sequestro di beni nei confronti di Pietro Vittorelli, ex abate di Montecassino, e del fratello Massimo, per un valore di oltre 500mila euro, somma della quale l’alto prelato si sarebbe impossessato prelevandola, durante il suo mandato, dai conti dell’abbazia. Ma secondo questa tesi i fondi balzati all’onore delle cronache anche per l’impiego disinvolto proverrebbero da altre parti.