Formia / Ex Enaoli, la Messa dei disoccupati snobbata dalle istituzioni

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FORMIA – Ingoiano un altro boccone amaro i circa 60 ex lavoratori dell’associazione “diamo un calcio alla crisi”. La “messa dei disoccupati” celebrata dal parroco di Gianola Don Antonio D’Arcangelis è stata snobbata dalle istituzioni. Era stata organizzata alcuni giorni fa dall’assemblea permanente che continuerà la sua azione di lotta per ottenere la superficie dell’ex Enaoli al fine trasformare l’immenso terreno in azienda agricola e dare lavoro ai tanti che lo hanno perso a causa della crisi e la conseguente chiusura di gran parte delle realtà industriali del Sud Pontino (prima Iver, cravattificio Gino Pompei, Manuli ed altre realtà). A pochi giorni dal Natale si è fatto interprete del progetto di recupero del terreno il segretario provinciale di Femca Cisl Roberto Cecere. roberto cecere 5“La superficie dell’ex Enaoli – ha detto – misura circa 14 ettari di cui attualmente disponibili 9 ettari e mezzo (gli altri sono attualmente occupati da coperativa Herasmus, protezione civile ed elisuperficie). Abbiamo chiesto più volte un incontro alla regione ed aspettiamo una risposta che ancora non arriva. Siamo disposti ad arrivare fino al presidente del consiglio Matteo Renzi”. Su quel terreno fino a pochi anni fa operava l’Arsial, poi Ersial, che operava nel campo della sperimentazione agricola. Alcuni agronomi che hanno collaborato con quella gestione, avrebbero già messo a disposizione le loro competenze. Ma l’area è fortemente appetibile e forse proprio questo è il motivo che sta frenando la Regione dal concederla. Doveva nascere qui il nuovo policlinico del Golfo, ma il progetto, approvato durante la consiliatura Bartolomeo ter, fu poi abbandonato dalla giunta di Michele Forte che pensava ad un project financing in tutt’altra area. La nuova giunta Bartolomeo ha ripreso in mano il progetto ma ora i fondi sembrano non esserci più. All’Enaoli è stato allestito l’albero del lavoro, a cui sono sono appesi messaggi di speranza e solidarietà. Valori a cui ha fatto riferimento anche don Antonio D’Arcangelis durante la sua omelia.

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