Gaeta / 200 cuochi nelle zone alluvionate e terremotate: la presentazione a Vinicibando

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GAETA – Angeli del comfort food in aree alluvionate o terremotate. Mettono a tavola almeno 3mila pasti al giorno in piena emergenza gli chef da tre stelle al merito. Sono quelli del Dipartimento Solidarietà ed Emergenza della Federazione Italiana Cuochi, una task force nata solo nel 2012, che conta oggi sulla collaborazione di 200 cuochi attivi in 15 Regioni italiane. Ad illustrarla, in occasione di “Vinicibando” in corso fino a domani a Gaeta, è il direttore di questa task-force culinaria Roberto Rosati. “Non ci attiviamo solo in caso di terremoti e alluvioni – precisa lo chef – ma collaboriamo spesso anche con le mense dei poveri della Caritas. Tutto su base volontaria”.

La Federazione Italiana Cuochi, con 18mila iscritti, è l’associazione più grande in Italia; presente in tutte le Regioni ha anche dieci delegazioni all’estero. “In caso di terremoto siamo sempre partiti ma in ordine sparso – racconta Rosati – per questo ho voluto fortemente questo Dipartimento. Siamo accreditati nella Protezione Civile nazionale e questo ci permette ora di avere un’assicurazione. In caso di emergenza, un decreto del Presidente della Repubblica ci dispensa dal lavoro ordinario. In pratica, i soldi che anticipa il datore di lavoro vengono poi rimborsati dallo Stato”.

“Io ho iniziato –racconta Rosati che normalmente lavora in un ristorante di Castel Gandolfo, nei Castelli romani -col terremoto in Emilia Romagna, a San Possidonio, nel modenese. Si è sempre catapultati davanti a persone fortemente stressate e traumatizzate e bisogna reggere anche la situazione anche emotivamente. Ma il momento del pasto è sempre uno dei pochi momenti di sollievo.

Siamo felici – dice il presidente dei cuochi di emergenza – quando diamo un po’ di tranquillità a chi è in sofferenza e ha perso tutto. Partiamo sempre con le scorte, gli ingredienti, per almeno 4mila pasti da erogare nei primi due giorni. E un piatto di pasta in Italia da conforto anche in giornate così pesanti. Poi nel fare la spesa, cerchiamo sempre di far riassaggiare a queste persone in tendopoli i prodotti locali, i piatti che conoscono bene per farli sentire a casa. Nella lunga poi i piatti di pesce colpiscono di più. Per noi professionisti non è un problema sfilettare un migliaio di orate, e una volta la settimana cerchiamo di creare un’occasione di festa”.

Prossimo passo è dotarsi di cucine mobile e per questo obiettivo si punta su prossimi bandi regionali, nazionali e comunitari. “Finora i nostri gruppi operativi – precisa – operano in sinergia con i Vigili del Fuoco o gli Alpini che hanno già delle cucine da campo. Ce ne sono due tipi, quelle su gomma e quella ‘campale’ che è un maxi container che arriva di solito dopo qualche tempo dai primi soccorsi portata dai Tir o anche calata via aerea in aree remote. Accanto viene poi montata una tendopoli che ospita almeno 500 persone”. Stiamo portando in cucina anche abbattitori che ci permettono di lavorare su più turni, anche di notte.

“Tornati a casa riceviamo molto lettere – conclude – dalle persone assistite a L’Aquila, in Emilia Romagna e a da ultimo a Benevento. La soddisfazione più bella è tornarci e vedere che un territorio sta ripartendo”.

(ANSA)