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Così rischi il licenziamento, occhio a come utilizzi lo smartphone sul posto di lavoro

Si può perdere il posto di lavoro con un uso del proprio smartphone oltre certi limiti: arriva il verdetto

La fine della stagione estiva è ormai arrivata e per tutti noi significa ritorno alle normali attività, incluso il ritorno sul posto di lavoro. Il tutto, naturalmente, causa un certo stress, specialmente per chi in ufficio ha una situazione abbastanza precaria. Che può essere messa ulteriormente a rischio da alcuni comportamenti impropri.

Così rischi il licenziamento, occhio a come utilizzi lo smartphone sul posto di lavoro – Temporeale.info (foto da Freepik)

L’allarme scatta in particolare per determinate condotte che riguardano l’uso dello smartphone in ufficio. Non soltanto in quei casi in cui il capo ci sorprenda distratti a scrollarlo mentre dovremmo essere alle prese con altre occupazioni. Ma anche per vicende specifiche e che possono generare tensioni, discussioni e polemiche.

La sentenza della Cassazione non lascia scampo: ecco quando la registrazione dei colleghi di lavoro è illegittima

Per quanto concerne, infatti, i casi in cui vengano registrate conversazioni con il datore di lavoro o con i colleghi, si può andare incontro al licenziamento per giusta causa. Tutto questo è stato sancito da una recente sentenza della Corte di Cassazione.

La sentenza della Cassazione non lascia scampo: ecco quando la registrazione dei colleghi di lavoro è illegittima – Temporeale.info (foto da Freepik)

La sentenza in esame, la 20487/2025, fa riferimento al caso di un lavoratore che aveva registrato una conversazione tra il datore di lavoro e una sua collega. L’azienda, scoperta la registrazione, aveva sospeso il dipendente per violazione della fiducia aziendale. Inutile il ricorso alla giustizia da parte del lavoratore sospeso, dato che i giudici, nei tre gradi di giudizio, gli hanno dato torto, dato che la suddetta registrazione era stata prodotta in giudizio soltanto due anni dopo e per questo motivo, al momento della sua effettuazione, non esisteva una giustificazione concreta e attuale.

La linea della Cassazione, dunque, è la seguente. Le registrazioni sono ammesse, ma solamente per la tutela di un interesse specifico e per una finalità difensiva che deve essere collegata direttamente a situazioni di mobbing, discriminazione o minacce già in corso o imminenti. Dunque, la registrazione andrà utilizzata per un preciso scopo e solamente per il periodo di tempo necessario alla tutela specifica. Diversamente, si rischia come visto il licenziamento, ma si può finire anche nel penale per violazione della privacy, che può portare a richieste di risarcimento danni da parte delle persone registrate.

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