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In pensione a 61 anni, adesso si può: ecco cosa devi fare

Esiste una nuova forma di pensionamento anticipato. Si può andare a 61 anni, ma bisogna capire prima i requisiti da rispettare: andiamo a vedere nel dettaglio quali sono

Quando si parla di pensione, si pensa subito a degli anni di riposo, di relax, con le persone pronte a godersi i contributi versati durante gli oltre quarant’anni di lavoro. Il lavoro, che spesso è logorante fisicamente e mentalmente, e che è necessario per portare avanti la famiglia e la vita con delle entrate economiche. La pensione è il giusto riconoscimento, anche se a volte risulta anche un po’ bassa rispetto ai contributi versati.

In pensione a 61 anni, adesso si può: ecco cosa devi fare (ANSA) temporeale.info

Andare in pensione è un processo abbastanza lungo. Serve essere in regola con dei parametri, non solo l’età, ma anche i contributi versati, una quota da raggiungere tra età effettiva ed età contributiva. L’età pensionabile, però, avanza sempre di più e questo porta delle critiche nei confronti di un Governo che non aiuta le fasce più deboli.

Le ultime notizie, però, riferiscono di una quota 41 flessibile, che consentirebbe l’uscita anticipata dal lavoro con 41 anni di contributi e 62 anni di età da maturare entro il 31 dicembre 2025. Non è una riforma strutturale del sistema previdenziale, però si aggiunge alle opzioni di flessibilità come Quota 103, Opzione donna e Ape sociale. I requisiti dovrebbero essere raggiunti entro la fine del 2025, la misura partirebbe poi dal 2026.

Pensioni, quota 41 flessibile: la situazione

Quota 103 applica un ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico. Mentre “la nuova misura prevede una penalizzazione fissa del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni previsti dalla legge Fornero”, riferisce il portale MSN. Quindi ci sarebbe una decurtazione massima del 10%. A essere esentati da questa penalizzazione, sono i lavoratori con reddito inferiore ai 35 mila euro.

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La quota 41 ad oggi spetta ai disoccupati di lunga data; caregiver; invalidi civili almeno al 74%; lavoratori gravosi o usuranti. In questi casi bastano 41 anni di contributi, considerando che almeno uno dev’essere stato versato prima del 31 dicembre 1995. Quello a cui punta la nuova misura è che si punta ad ampliare i contributivi puri, ovvero a chi li ha versati solo dopo il 1995, considerando che “rispettino i requisiti anagrafici e contributivi e accettino la penalizzazione”.

Insomma, una situazione da tenere in forte considerazione è che può portare a delle novità importanti, considerando l’importanza della pensione per i cittadini.

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