Suona l’allarme per WhatsApp: il rischio è altissimo con l’Agenzia delle Entrate. Bisogna fare estrema attenzione, gli utenti sono nel panico
WhatsApp fa parte ormai delle nostre vite in maniera insostituibile. Si tratta dell’applicazione di messaggistica più utilizzata in Italia e in Europa, a cui (quasi) nessuno – soprattutto tra i giovani – può più rinunciare. Alcuni si vedrebbero persi senza, sia per motivi di lavoro sia per restare in continuo contatto con amici o familiari. E la mente torna subito a più di un decennio fa, quando per comunicare bisognava usare mezzi molto meno istantanei (o comunque costosi).

Attenzione però all’uso che ne si fa di WhatsApp. Perché c’è il rischio di incappare – oltre che nelle solite truffe online – in spiacevoli disavventure con l’Agenzia delle Entrate. Bisogna prestare grande attenzione a questa novità che ha seminato il panico tra gli utenti. A nessuno farebbe piacere se terzi leggessero le proprie conversazioni. Figuriamoci se a farlo è un ente che effettua controlli e verifiche, nonché emette multe salatissime…
L’Agenzia delle Entrate “spia” su WhatsApp: panico tra gli utenti, ma ecco come stanno le cose
Già. Perché da qualche tempo a questa parte l’Agenzia delle Entrate può effettivamente spiare i social e le conversazioni su WhatsApp per effettuare controlli. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 8376 del 28 febbraio 2025.

Dunque, grazie alle nuove sentenze, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate possono utilizzare le chat di WhatsApp – o i contenuti che si pubblicano sui social – come prove ai fini di un’indagine. Un provvedimento che ha fatto molto discutere tra gli italiani, ma anche fondamentale per la tutela della legalità.
Quando le autorità possono avere accesso alle chat o sequestrare un dispositivo
Non allarmatevi, però. Chiaramente a preoccuparsi deve essere solo una determinata categoria di persone, ovvero quella che annovera chi ha presunti problemi con il Fisco o è indagato per reati fiscali gravi. È doveroso sottolineare, inoltre, anche un altro aspetto della vicenda: affinché le autorità possano sequestrare un cellulare o avere accesso alle chat, c’è bisogno di precise condizioni.
In primis se vi sono fondati indizi di reato, con le autorità che devono dimostrare che sul cellulare della persona incriminata ci siano prove di evasione fiscale o altri illeciti tributari. La seconda è l’autorizzazione di u magistrato o di un giudice. Infine, la terza ed ultima condizione è che il sospettato debba rispondere di reati fiscali gravi come frode, fatture false o occultamento di redditi. Il semplice sospetto di evasione non è sufficiente per avviare un procedimento.