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La Cassazione inguaia gli italiani, niente rimborso: quali soldi perdete

Arriva una mazzata per gli italiani da una sentenza della Corte di Cassazione: addio al rimborso, cosa sta succedendo

Sono numerose le spese che gravano sulle spalle di tutti noi, giorno per giorno. Ce ne accorgiamo particolarmente in questo periodo dell’anno, quello in cui siamo alle prese con la dichiarazione dei redditi, che ci da’ un quadro preciso dei soldi da versare allo Stato.

La Cassazione inguaia gli italiani, niente rimborso: quali soldi perdete – Temporeale.info

In molti cercano la possibilità di ottenere dilazioni dei pagamenti, sconti, rimborsi vari, per cercare di ammortizzare il colpo. Qualcuno ci riesce, altri decisamente meno. Sul tema, è fondamentale tenersi informati, per essere al corrente delle principali novità. C’è un particolare rimborso di cui però non si può usufruire. In questo senso, è molto chiaro quanto emerge da una recente sentenza della Corte di Cassazione. Non c’è via di scampo in merito, meglio farci l’abitudine.

Separazione, la svolta: non è possibile chiedere indietro i soldi del mutuo

Stiamo parlando, nello specifico, dell’ordinanza 11337/2025, che ha ribadito un principio giurisprudenziale già esistente per quanto concerne i mutui contratti per l’acquisto della casa.

Separazione, la svolta: non è possibile chiedere indietro i soldi del mutuo – Temporeale.info (foto da Pixabay)

Sul tema, è stato spiegato dunque ancora una volta che, se si parla di persone sposate e non conviventi, le cifre versate da uno a favore dell’altro sono oggetto dell’adempimento di una obbligazione naturale. Vale a dire che, in caso di successiva separazione a termine della relazione affettiva, per qualsivoglia motivo, non è possibile chiedere il rimborso delle cifre versate.

L’ordinanza fa riferimento a un caso specifico, in cui un uomo aveva citato in tribunale la ex convivente e aveva richiesto la restituzione di 20mila euro versati. Nel periodo di convivenza, l’uomo era stato tra i due l’unico percettore di reddito e aveva provveduto al pagamento delle spese del mutuo a favore della donna, che all’epoca era senza stipendio. Al termine della relazione, aveva quindi tentato l’azione legale, sostenendo come le cifre da lui sborsate fossero state sproporzionate e anzi avessero determinato un indebito arricchimento della ex convivente.

I giudici della Cassazione, però, hanno dato torto alle pretese dell’uomo, richiamando il concetto di obbligazione naturale presente nell’articolo 2034 del codice civile. Ai sensi del quale, una volta che si provveda al volontario e non coercibile attraverso un giudice pagamento di una prestazione, non si possa poi richiedere la restituzione del denaro versato.

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