Beni confiscati e trasparenza, maglia nera per il Lazio: metà dei Comuni non pubblica i dati, bene la provincia di Latina

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LATINA – La lotta alla criminalità organizzata è una battaglia che coinvolge non solo le forze dell’ordine ma anche le istituzioni locali, chiamate a fare la propria parte nell’azione di contrasto e nella gestione dei beni confiscati alle mafie. Tuttavia, un’analisi condotta da Libera, in collaborazione con il Gruppo Abele, l’Università di Torino e con il contributo di Istat, rivela che molte amministrazioni comunali nel Lazio sembrano ancora far fatica a operare in piena trasparenza riguardo a questi beni.

Il terzo rapporto annuale “RimanDATI” mette in luce una situazione preoccupante: più della metà dei comuni del Lazio non pubblica sull’apposita sezione del proprio sito web l’elenco dei beni confiscati alle mafie. Dai dati raccolti emerge che su 76 comuni monitorati, ben 39 non rendono pubbliche queste informazioni, il che rappresenta un 51% del totale. Sebbene si registri un lieve miglioramento rispetto al 58% dell’anno precedente, resta ancora molto da fare per garantire una piena trasparenza e una gestione efficace di questi patrimoni.

La provincia di Rieti si distingue purtroppo come la peggiore, con nessuno dei due comuni destinatari di beni confiscati che pubblica l’elenco. Anche nella provincia di Roma la situazione non è rosea, con 17 comuni su 35 che risultano non conformi alle normative sulla trasparenza. Al contrario, la provincia di Latina si contraddistingue positivamente, con solo 3 comuni su 17 che non rispettano gli obblighi di pubblicazione.

Ma non è solo a livello comunale che si riscontrano criticità: anche a livello sovracomunale, la Regione Lazio mostra lacune nella trasparenza riguardo alla pubblicazione dell’elenco dei beni confiscati, come previsto dal codice Antimafia.

A livello nazionale, se da un lato si registra un notevole incremento rispetto all’anno precedente, con il 65% dei comuni che pubblicano l’elenco dei beni confiscati, dall’altro si evidenzia una situazione critica soprattutto nel Sud Italia, dove ben 248 comuni non rispettano tali obblighi. Al contrario, alcune regioni si distinguono per virtuosismo, come la Liguria, l’Emilia Romagna, la Puglia e il Piemonte, che superano il 70% di comuni in regola con la pubblicazione dell’elenco.

Il Lazio, purtroppo, si colloca tra le regioni con percentuali al di sotto del 50%, insieme alla Sicilia, alla Basilicata, alla Calabria e al Molise, evidenziando la necessità di un impegno maggiore da parte delle istituzioni locali nella gestione trasparente dei beni confiscati.

In conclusione, se da un lato è importante riconoscere i progressi compiuti, dall’altro è cruciale continuare a vigilare affinché tutte le amministrazioni comunali rispettino gli obblighi di trasparenza e contribuiscano attivamente alla lotta contro le mafie, anche attraverso la corretta gestione dei beni sottratti loro. La trasparenza non è solo un dovere, ma un fondamentale strumento di legalità e giustizia.