Itri / Lunedì termine ultimo per lo scioglimento anticipato e forzato del consiglio comunale

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ITRI – Il conto alla rovescia è terminato scadrà ufficialmente lunedì 15 aprile, data entro la quale il consiglio comunale di Itri è chiamato ad approvare il bilancio di previsione 2024, pena il suo forzato e anticipato scioglimento. Lo si evince da una PEC che la segretaria comunale Margherita Martino ha inviato a tutti e 16 i consiglieri comunali ricordando loro la necessità o obbligo di adempiere o meno alla diffida del prefetto di Latina Maurizio Falco di adempiere entro 20 giorni dopo la mancata approvazione del bilancio di previsione (fini in perfetta parità, 8 voti favorevoli contro altrettanti contrari al termine della seduta drammatica del 25 marzo scorso).

Che l’ultimatum della dottoressa Martino sia destinato a cadere nel vuoto lo sa essenzialmente la stessa segretaria comunale di Itri per un’ovvia ragione: la mancata convocazione del consiglio comunale di Itri sul bilancio da parte del presidente d’aula Salvatore Ciccone. Quest’ultimo- che fu tra gli otto consiglieri comunali di maggioranza a votare contro il bilancio aderendo alla fronda di Fratelli d’Italia capitanata dalla consigliera regionale e assessore all’ambiente Elena Palazzo – ha spiegato ampiamente di non aver formalizzato una nuova convocazione consiliare semplicemente perché non c’è stato nessun rappresentante della giunta deputato a chiederglielo.
In queste circostanze sarebbe dovuto essere il sindaco Giovanni Agresti ma, all’indomani della mancata approvazione del bilancio, prendendo correttamente atto di una nuova situazione compromessa dal punto di vista  politico ed amministrativo, ha deciso di rassegnare le sue irrevocabili dimissioni dall’incarico. Agresti ha tempo, di fatto, sino al 17 aprile per  ripensarci e di revocare le sue dimissioni utilizzando il termine-paracadute di 20 giorni previsto dal decreto legislativo 267/2000 ma dalla data di presentazione delle sue dimissioni non ha più messo piede nel comune di Itri. Insomma Agresti non ha ritenuto indispensabile e urgente richiedere la convocazione di un consiglio sul bilancio alla luce di una situazione diventata compromessa e irrecuperabile dal punto di vista politico – amministrativo oltre umano e personale.
Nel mirino dell’ex sfilacciata maggioranza Agresti nel mirino è finito da quasi tre settimane l’ex assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Cece, lo stesso che, in occasione del ritorno lo scorso settembre di Forza Italia nella giunta Agresti, era stato costretto a fare un passo di lato su esplicita richiesta personale del sindaco di Itri. E poi? Qualcosa tra i due si sarebbe rotto, incrinato. Anche se nel drammatico consiglio del 25 marzo l’unico consigliere con il quale Agresti parlottavan era stato l’avvocato Cece, il suo ex fidato assessore ai Lavori pubblici. Cece nel frattempo sarebbe stato assordato dalle sirene, dalle lusinghe di Fratelli d’Italia e dell’assessora Elena Palazzo. Cece, di sicuro, non può essere considerato l’ unico bersaglio di un’inutile caccia alle streghe che  la prossima settimana avrà quale suo atto finale la nomina del terzo commissario prefettizio in meno di nove anni.
Si tratta di un pessimo e.poco.inviadibile risultato in meno di nove anni nella recente storia politico-amministrativa di un comune in cui facili personalismi esistono da tempo sia nel fronte progressista che nel centro destra. L’alleanza Fdi -forza Italia era nata alle amministrative dell’autunno 2021sotto una cattiva stella. Un campanello d’allarme era suonato già la sera dello spoglio quando Agresti divenne sindaco per la quarta volta ma solo per uno scarto di 80 voti rispetto al suo predecessore, l’avvocato Antonio Fargiorgio. I nuovi equilibri scaturiti dalle regionali del febbraio 2023 hanno fatto il resto facendo pendere l’ago della bilancia a favore di Fdi, lo stesso partito che, facendogli chiudere la carrriera politica, aveva candidato Giovanni Agresti alla presidenza della Provincia di Latina soltanto nel dicembre 2021. Ora è previsto l’arrivo del commissario prefettizio per la durata “monstre” di 15mesi. L’elettorato e i cittadini (con i.loro problemi) condivideranno e capiranno? A questo quesito nessuno, ma proprio nessuno, ha tentato sinora di rispondere.Purtroppo.