Fiuggi / Imprenditore detenuto in Costa d’Avorio: niente scarcerazione, annuncia sciopero della fame

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FIUGGI – Non è stato dei migliori lo stato d’animo nella famiglia Cocco a Fiuggi quando i telegiornali italiani hanno annunciato, in occasione della visita della premier Giorgia Meloni negli Stati Uniti, del ritorno in Italia di Chico Forti, l’imprenditore trentino condannato all’ergastolo per un omicidio per il quale si è sempre dichiarato estraneo (dal 1999) in Texas. In quelle stesse ore – ironia della sorte – il Tribunale di primo grado di Abidjan, in Costa d’Avorio, respingeva – almeno per il momento – la richiesta di revoca della custodia cautelare (con il suo immediato ritorno in Italia) di Maurizio Cocco, l’imprenditore di Fiuggi di 62 anni che dal giugno del 2022 si trova in carcere del paese ivoriano prima con le accuse – poi rimosse dopo una sentenza di assoluzione – di traffico internazionale di droga e riciclaggio e poi con quella riformulata di frode.

Venerdì davanti il Tribunale di Abidjan è iniziato il dibattimento che, sollecitato in Italia dai legali dell’uomo, gli avvocati Angelo Testa e Pasquale Cirillo , avrebbe dovuto permettere almeno il superamento della detenzione dell’imprenditore ciociaro in un carcere che, costruito per ospitare 1500 detenuti, ne accoglie al momento un numero dieci volte più grande con “condizioni davvero disumane”. Sul piano procedurale è stato fatto rilevare come “non risulti agli atti del giudizio alcuna denuncia da parte dell’organo competente che attesti i fatti contestati per frode fiscale da parte dell’ingegnere Cocco”.

Il tribunale ivoriano ha deciso di …non decidere e, dopo la scelta della famiglia Cocco di rinunciare al pagamento di un salatissima cauzione di un milione e mezzo di euro, Maurizio Cocco ha reso noto la sua scelta di cominciare da lunedì 4 marzo lo sciopero della fame. E’ un’iniziativa che ha mandato ulteriormente in fibrillazione la signora Assunta Giorgilli, preoccupata del fatto che il marito ingegnere, a causa di un detenzione illegittima e “da non augurare neppure al peggior nemico”, ridotto a pelle ed ossa, pesi poco più di 40 chili.

L’obiettivo è quello di mantenere accesi i riflettori dopo che di questo caso, umano e giudiziario, siano state investite le massime cariche dello Stato italiano e i vertici delle autorità diplomatiche nostrane in Costa d’Avorio. Nei confronti di quest’ultime la signora Assunta non è stata tenera nel momento in cui ha ricordato come in Tribunale “sia arrivata una ragazza ivoriana che parlava italiano, forse presta servizio presso la nostra ambasciata, la quale ha salutato e scambiato due chiacchiere con mio marito ma è andata via poco dopo”.

Durissimo anche l’atto d’accusa degli avvocati Pasquale Cirillo e Angelo Testa: “La nostra ambasciata in Costa d’Avorio – hanno detto i due legali – si è recata solamente due volte in 19 mesi presso il penitenziario di Abidjan per sincerarsi delle condizioni di salute di Cocco. L’imprenditore ha chiesto un aiuto sanitario ed economico e l’stanza è finita nel vuoto”.

L’istanza di scarcerazione non è stata affatto discussa e potrebbe essere riproposta nella sedute di “giovedì o venerdì della prossima” hanno tenuto a precisare gli avvocati Cirilllo e Testa ma il tempo “che scorre inutilmente non depone bene a favore dello stato di salute, dal punto di vista fisico e psicologico, dell’imprenditore fiuggino”.

La moglie è riuscita a carpire un dettaglio che non depone per la risoluzione di questa controversia: “Mio marito – ha concluso la signora Assunta Giorgilli – nel giorno in cui è stato trasferito dal carcere al Tribunale di Abidjan è rimasto senza mangiare, senza bere e senza medicine per l’intera giornata. Quando è tornato nel penitenziario che l’ospita ha chiesto di essere curato e gli hanno risposto che il piccolo laboratorio di infermeria del carcere la notte non è in funzione”.