GAETA – Una mattinata ventosa e le incerte condizioni metereologiche non hanno tenuto lontano martedì dall’ingresso dell’ex ospedale “Monsignor Luigi Di Liegro” di Gaeta le decine e decine di pensionati e anziani che hanno contribuito al successo della terza tappa della mobilitazione che, interessando gli uffici della direzione generale delle Asl di Latina e Frosinone, si è conclusa davanti gli ambulatori e i servizi del distretto 5 dell’Asl pontina. Il sit è stato organizzato dallo Spi Cgil di Latina e Frosinone nell’ambito di una mobilitazione più complessiva promossa da settimane dal sindacato laziale e romano di categoria e a Gaeta ha ricevuto l’importante adesione della segreteria della Funzione Pubblica della Cgil del Basso Lazio e della Camera del lavoro di Frosinone rappresentate da Vittorio Simeone e Giovanni Salzano.
Il presidio è stato curato in ogni minimo particolare dalla Lega di Formia e del sud pontino dello Spi Cgil che, rappresentata dal suo
Lo Spi Cgil con il sit in di Gaeta ha considerato “prioritario” mettere in trasparenza l’operato dell’Azienda Asl di Latina rispetto all’azione di verifica della corretta gestione della specialistica ambulatoriale esterna, “soprattutto in merito alla esigenza di prevedere la necessaria sostituzione degli specialisti ambulatoriali in caso di loro assenza, per evitare che vengano persi appuntamenti già fissati. Al termine del presidio il direttore facente funzione del distretto Latina 5 dell’Asl Paolo Fusco ha ricevuto una delegazione dei manifestanti che gli hanno consegnato una lettera riassuntiva delle rivendicazioni esternate all’esterno dell’ex ospedale di Gaeta e di cui è destinataria finale, in effetti, la direttrice generale uscente dell’Asl di Latina Silvia Cavalli.
La carenza di informazioni agli sportelli e nei social media aziendali sta penalizzando “ancora una volta soprattutto gli anziani e i più deboli e riguarda le modalità per richiedere il rispetto dei tempi d’attesa, i percorsi di garanzia ed il coretto esercizio sostitutivo dell’intramoenia a carico dell’azienda con il solo pagamento del ticket quando è dovuto”. Nella lettera congiunta sottoscritta dalla Moretti e da Giovanni Salzano sono contenute una serie di richieste per realizzare una netta inversione dì tendenza “dei modi di produzione delle prestazioni che dipende dalla giusta attenzione dell’Asl a tutti i nodi della rete erogativa: i cittadini, le infrastrutture di prenotazione (Cup e Recup), i medici di famiglia, la specialistica territoriale e ospedaliera”.
E’ necessario, ora più che mai intervenire fattivamente da parte delle Asl di Latina e Frosinone – si legge nella nota – sulla gestione delle liste di attesa, garantendo prima di tutto una corretta informazione all’utenza rispetto al diritto che le persone hanno di prenotare una prestazione sanitaria entro i tempi previsti dall’impegnativa rilasciata dal medico nell’ambito della propria Asl di residenza, garantendo la piena trasparenza dell’operato della ASL di Frosinone e del Cup”. Il presidio di Gaeta, come quelli di Latina e Frosinone, ha anche stigmatizzato “la riduzione significativa delle differenze territoriali e strutturali dei punti di erogazione delle Asl”. Insomma quella inaugurata dalla Cgil è una vera e propria mobilitazione nei confronti della quale la politica di Gaeta e del sud pontino ha deciso incredibilmente di evitare di sostenere il direttore facente funzione del distretto 5 dell’Asl Paolo Fusco ha rassicurato il sindacato come l’Asl di Latina a favore del distretto Sanitario del sud pontino abbia approvato alcuni progetti con i fondi del Pnrr che prevedono l’apertura dell’Ospedale di Comunità con attivazione di 20 posti letto e al suo terzo piano l’attivazione di una residenza sanitaria per gli anziani grazie a fondi precedenti.
In applicazione della legge numero 124 /98 ( ripresa dalla Regione Lazio nel 2013), qualora l’attesa della prestazione di primo accesso richiesta, compresa nello specifico elenco regionale, si prolunghi oltre il termine fissato dalle normative vigenti, ovvero per la Classe di Priorità “ D “, 30 giorni per le visite specialistiche e 60 giorni per gli esami strumentali, l’assistito può chiedere all’Asl di appartenenza che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività liberoprofessionale (intramoenia), ponendo a carico della stessa azienda, in misura eguale, la differenza tra somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l’effettivo costo di quest’ultima, ovvero, qualora esente ticket, chiedere il rimborso totale per la prestazione eseguita. L’ottemperanza di questa legge dello Stato intende soddisfare i necessari fabbisogni assistenziali dei cittadini interessati, e, contestualmente, vuole richiamare i vari dirigenti, responsabili delle strutture pubbliche erogatrici di prestazioni di medicina specialistica ambulatoriale, ad intervenire mettendo in atto tutti quei provvedimenti stabiliti dal Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa, utili e necessari ad evitare sforamenti delle tempistiche. E la mancata attuazione di questi interventi e provvedimenti da parte dei soggetti che agiscono per conto della pubblica amministrazione è da considerarsi una vera e propria omissione…
INTERVISTE video Beatrice Moretti, segretaria Spi Cgil Latina-Frosinone, Giovanni Salzano, dirigente Camera del Lavoro di Frosinone e Franco Meschino, responsabile Lega sud pontino Spi Cgil