Castelforte / Omicidio Giovanni Fidaleo, rinviato a giudizio l’ex-carabiniere Giuseppe Molinaro

Castelforte Cronaca

CASTELFORTE  – Omicidio volontario, tentato omicidio stalking e furto. Con queste ipotesti accusatorie il Gup del Tribunale di Cassino Massimo Lo Mastro ha rinviato a giudizio Giuseppe Molinaro, il 56enne ex Carabiniere accusato di aver ucciso il 7 marzo 2023 con tre colpi di pistola (tre all’addome ed uno alla mascella destra) il direttore dell’hotel Nuova Suio, il 66enne di San Giorgio a Liri Giovanni Fidaleo e di aver ferito gravemente la trentenne Miriam Mìgnano, la donna con il militare aveva concluso una relazione sentimentale.

Il processo inizierà il prossimo 22 aprile e si svolgerà con il rito abbreviato secco davanti il Gip dello stesso Tribunale di piazza Labriola. La difesa del Carabiniere, rappresentata dagli Giampiero Guardiello e Massimo Tamburrino, aveva provato a chiedere lo svolgimento del rito abbreviato condizionato allo svolgimento di una perizia psichiatrica – istanza a più riprese avanzata alla Procura della Repubblica che l’ha sempre respinta unitamente ai pronunciamenti del Riesame e della Corte di Cassazione in sede di convalida della misura cautelare, anche nei giorni successivi il delitto – ma il Gup Lo Masto, dopo una lunga camera di consiglio, ha respinto categoricamente l’istanza.  Ha annunciato che illustrerà il suo diniego nelle motivazioni che depositerà entro i prossimi trenta giorni.

Molinaro era presente in aula e, molto provato sul piano fisico, ha deciso di non intervenire. L’hanno fatto i suoi legali ravvisando, invece, la necessità di svolgere il rito abbreviato condizionato allo svolgimento di una perizia psichiatrica alla luce del quadro clinico dell’ex Carabiniere – ha spiegato l’avvocato Guardiello – vittima di uno stato di depressione iniziato nel 2020 dopo la prematura scomparsa della madre.

Il sostituto procuratore Chiara D’Orefice, davanti alla quale Molinaro era atteso nelle scorse settimane per rilasciare dichiarazioni spontanee per poi rinunciarvi – aveva motivato la sua richiesta di processare l’uomo attribuendo il movente del gesto di uccidere Fidaleo e di ferire gravemente la Mignano al termine di un agguato per la gelosia che provava il militare originario del casertano nei confronti della donna e del suo presunto rivale in amore, il direttore d’albergo originario di Itri ma da anni residente a San Giorgio a Liri.

In occasione dell’udienza preliminare i familiari di Fidaleo e la stessa Mignano si sono costituiti parte civile attraverso gli avvocati Raffaele Panaccione, Costanza De Vio e Giuliana De Angelis.