Cronaca

Gaeta / Ex vetreria Avir, la “Gaim srl” e la “T.F.Costruzioni srl” chiedono danni per 20mln al Comune

GAETA – Della sua esistenza ne aveva fatto cenno, seppur con qualche inesattezza, formale e sostanziale (“ma io non faccio ancora il giornalista”), l’ex sindaco di Gaeta Antonio Raimondi venerdì sera in una lunga diretta su facebook dalla lontana Nairobi in cui vive e lavora. Il 22 dicembre sono partite due Pec con cui le ex società proprietarie dell’ex vetreria Avir, la “Gaim srl” e la “T.F.Costruzioni srl” di Napoli e di Aversa (lo sono rispettivamente dal 2001 e dal 2009) hanno messo in mora il comune di Gaeta anticipando un risarcimento danni che costituisce la metà di un bilancio di previsione dello stesso comune, 20 milioni di euro tondi tondi.

Nel mirino dei legali rappresentanti delle due società, il dottor Antonio Cecchi e l’ingegner Luigi Francese, è finito l’operato, naturalmente dal punto di vista tecnico (urbanistico) ed amministrativo, del Comune sugli ultimi 15 anni dell’ex stabilimento industriale di Serapo che, di proprietà privata, è finita nel patrimonio immobiliare del comune di Gaeta grazie ad un presunto “trucco” operato dall’ex dirigente del settore urbanistica Stefania Della Notte che nel corso di una controversia di natura amministrativa tra le due società campane ed il comune di Gaeta ha operato una decisione che, ingannando i giudici del Consiglio di Stato, è stata poi determinante per la pubblicizzazione dell’area e dello storico sito industriale. Se per questo trucco (falso ideologico in atti pubblici ) l’architetta è stata rinviata a giudizio dal Gup del Tribunale di Roma e dal 5 giugno prossimo dovrà affrontare un delicatissimo processo a piazzale Clodio, il legale delle due società, l’avvocato Luca Scipione, ha notificato via Pec le due messe in mora a due destinatari: al Sindaco in carica del comune di Gaeta Cristian Leccese e all’architetto Stefania Della Notte rimarcando gli “ingentissimi danni economici subiti” a causa della “deplorevole azione del comune di Gaeta”.

La messa in mora dell’avvocato Scipione, sino alla qualificazione e quantificazione dei presunti danni subite dalla Gaim e dalla T.F.Costruzioni, naturalmente effettua una cronistoria sulla turbolenta vita amministrativa dell’ex Avir almeno dal 26 gennaio 2012 quando, dopo il sequestro dell’area ex Avir da parte dei Carabinieri del Nipaf inviati a Gaeta dal sostituto Procuratore Giuseppe Miliano, l’allora dirigente della ripartizione urbanistica del comune (il sindaco era Antonio Raimondi ed era alla viglia delle elezioni amministrative in cui cercava la riconferma contro il candidato di Forza Italia Cosimo Mitrano) Antonella Avitabile emise un’ordinanza , la numero 24, ritenendo – scrive l’avvocato Scipione – che i frazionamenti realizzati su una parte dell’ex Avir integrassero una “lottizzazione abusiva”.

L’ordinanza numero 24 fu impugnata dalla “Gaim” e dalla “T.F.Costruzioni srl” al Tar del Lazio che con due distinte sentenze annullò il provvedimento del comune. Quest’ultimo promosse un appello davanti il Consiglio di Stato, il cui procedimento sarebbe stato contrassegnato da un fattaccio. I giudici di palazzo Spada – siamo nel settembre 2018 – chiusero al comune di Gaeta una relazione finalizzata alla ricostruzione di “tutti i frazionamenti avvenuti”. Il 29 dicembre di quell’anno l’architetto Della Notte presentò al Consiglio di Stato la relazione richiestale ma – secondo l’avvocato Scipione – lo fece in maniera “inveritiera” attestando come sei subalterni (i numeri 3, 4,5,8,9 e 13) della particella numero 89 del foglio 34 siano stati realizzati nel 2011 “laddove in realtà gli stessi sono stati depositati e approvati il 6 maggio 2006”, cinque anni prima…La Gaim e la “T.F. Costruzioni” sostengono apertamente come il Consiglio di Stato, per effetto di quella presunta falsa ricostruzione particellare della dirigente Della Notte, abbia respinto i ricorsi dei privati contro l’ordinanza dell’architetto Avitabile del 2012 e, raccogliendo l’appello del comune contro il diniego del Tar, abbia avviato l’iter tecnico amministrativo che culminò con il trasferimento dell’ex Avir al Comune di Gaeta. Le due società bussano ora a danari nei confronti del comune di Gaeta specificando come facessero parte del Consorzio “Terra dei due mari” costituitosi (il soggetto attuatore sarebbe dovuto essere la Gaim srl) per realizzare, secondo le previsioni della legge regionale numero 22/1997, “un centro commerciale, un centro congressi, servizi pubblic i e privati nonché residence”.

La messa in mora sottolinea come il “pilotato passaggio” al comune dell’ex Avir – il cui sequestro del 2012 a dire dell’ex sindaco Raimondi gli avrebbe impedito di rivincere le elezioni amministrative così come la pubblicizzazione dell’area da parte dell’ex sindaco Cosimino Mitrano nel 2022 è stato determinante per la bulgara affermazione del suo successore Cristian Leccese – ha provocato danni ingentissimi alle due società sia per i mancati profitti economici subiti che per le spese legali affrontate in sede penale ed amministrativa a causa di “condotte dolosamente preordinate ad inibire interventi autorizzati”.

“Sono accuse gravi circa un “ordinato sabotaggio” culminato con la scelta del comune di Gaeta – come detto – di attestare in sede processuale informazioni inveritiere”. L’avvocato Luca Scipione nell’ultimo capoverso della sua messa in mora invita il comune di Gaeta e l’architetto Della Notte a rivolgersi presso il suo studio per “risolvere bonariamente la lite”. Il legale è il primo a saperlo che questo, almeno per il momento, non avverrà. Ma ha dovuto inviare questa richiesta di risarcimento per evitare la revoca dei termini della prescrizione per questo contenzioso “che era e resta di natura civilistica…..a prescindere dall’esito finale che avrà il dibattimento penale in corso”.

L’avvocato Scipione si riferisce al processo, con l’ipotesi di lottizzazione abusiva, che sarebbe dovuto concludersi lunedì 8 gennaio per gli amministratori delle due società proprietari dell’ex Avir in carica 12 anni fa quando arrivarono i Carabinieri del Nipaf per ordine del Pm Miliano Nicola Martino e Raffaele Di Tella. Per loro la Procura ha chiesto un anno e quattro mesi di reclusione a differenza della richiesta della difesa che naturalmente ha invocato la loro assoluzione per non aver commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato. Il processo ha subito un rinvio al prossimo 14 marzo perché il magistrato che sinora l’ha presieduto, il giudice monocratico Laura Morselli, dal 1 gennaio scorso è stata trasferita ad altro incarico diventando Gip e Gup dello stesso Tribunale di Latina. Per la cronaca il dibattimento per alcuni minuti era stato presieduto da un ex Gip, Mario La Rosa, che dall’inizio dell’anno è diventato magistrato giudicante. Ha preso atto che la collega ha assunto un altro ruolo e ha rinviato il processo per la sentenza finale a metà marzo. Il dottor La Rosa non ha escluso che ad emetterla possa essere sempre la dottoressa Laura Morselli ma c’è bisogno ora di una deroga ufficiale da parte della presidente del Tribunale di piazza Buozzi, la dottoressa Caterina Chiaravellotti. In caso contrario, a presiedere il rush finale del processo sarà lo stesso ex Gip La Rosa che potrebbe richiedere un suo svolgimento bis relativamente alla requisitoria della Procura e all’arringa della difesa.

Share