Sud Pontino / Inchiesta “Touch&Go”:processo di secondo grado, subito rinviato a febbraio 2024

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SUD PONTINO – Ha preso il via ed è stato subito rinviato al 22 febbraio 2024 il processo di secondo grado davanti la prima sezione penale della Corte d’Appello di Roma nell’ambito dell’operazione antidroga “Touch & Go”. L’inchiesta il 1 luglio 2020 culminò con l’arresto complessivamente di 20 persone accusate di gestire, almeno dal 2015, a Formia e a Scauri un collaudato sistema specializzato nello spaccio di cocaina, hashish e marjuana ma anche al possesso di armi e di materiali esplodenti, minacce, violenza privata e lesioni. Il dibattimento di secondo grado ha preso il via anno dalla conclusione del processo di primo grado celebrato con il rito ordinario presso il Tribunale di Cassino.

Il processo, al via, è atteso dal collegio difensivo chiamato ore a tentare di ridimensionare la porta del pesante verdetto emesso il 21 dicembre 2021 dal giudice monocratico Marco Gioia. Aveva emesso, dopo una camera di consiglio durata poco meno di due ore, condanne per complessivi ottantasette anni e tre mesi di reclusione a fronte di 11 condanne ed una sola assoluzione dell’unica donna a processo. Se l’allora sostituto procuratore della Dda di Roma Corrado Fasanelli aveva chiesto al termine della sua requisitoria 147 anni e mezzo di carcere sollecitando condanne dai 12 ai 14 anni, la sentenza del Giudice Marco Gioia era stata – si fa per dire – più mite escludendo per i 12 imputati l’aggravante del vincolo associativo di stampo camorristico.

Le condanne più pesanti – 10 anni e mezzo – erano state inflitte ad Armando Danilo Clemente, Domenico De Rosa e a Giuseppe De Rosa (10 anni e 4 mesi di carcere). Gli altri provvedimenti detentivi hanno riguardato Matteo Rotondo (sette anni e 4 mesi), Nocella Giovanni e Giuseppe Leone (sette anni e 2 mesi), Francesco Leone (sette anni),Giancarlo Di Meo (sei anni e 10 mesi), Daniele Scarpa e Giuseppe Sellitto (sei anni e 8 mesi) e Marco Barattolo (quattro e due mesi). L’unica assoluzione aveva riguardato l’unica donna, R. P. che, difesa dall’avvocato Massimo Signore, aveva chiesto, come gli altri 11 imputati, di essere giudicata con il rito ordinario.

Se le altre nove persone arrestate nel luglio di tre anni e mezzo fa avevano scelto di essere giudicate davanti il tribunale di Roma con il rito abbreviato – e le pene furono paradossalmente più pesanti di quelle del Tribunale di Cassino – il collegio difensivo ha dovuto attendere le motivazioni del giudice Gioia prima di proporre ricorso in appello, il cui processo, dopo un’attesa di un anno, ha preso il via.