Angelo Tripodi abbandona la Lega: nuovi scenari nella politica provinciale di Latina e del sud pontino

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Nessuno uomo politico in questi giorni vorrebbe stare al posto di Massimo Moni, il capogruppo consiliare al comune di Minturno che da qualche è al timone del “carroccio” della provincia di Latina. Nessuno invidia il generoso e coraggioso segretario provinciale della Lega dopo la decisione, nell’aria da mesi, forse prima dell’estate, del consigliere regionale Angelo Tripodi di scendere proprio dal “carroccio” e accasarsi momentaneamente nel gruppo misto nell’assemblea della Pisana. Se è vero che i guai vengono sempre tutti insieme, Moni era impegnato a riorganizzare la segreteria provinciale della Lega in vista delle amministrative e delle europee della prossima tarda primavera.

Non avrebbe mai immaginato che ci fosse la fuoriuscita di Tripodi che potrebbe provocare un’autentica slavina all’interno della Lega pontina. Il consigliere regionale potrebbe essere emulato da diversi consiglieri comunali di riferimento sul territorio pontino (per lo più di estrazione ex An) ma anche da molti altri che, vicini all’ex coordinatore regionale e attuale sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, potrebbero approfittarne di questo momento di sbandamento nel partito di Salvini, l’unico del centro destra di Latina che non è stato in grado di conquistare nessuno dei 33 comuni della provincia per un’infinità di errori gestionali e di strategia.

Il segretario provinciale Massimo Moni è chiamato a tenere la barra dritta e, nonostante la sua capacità (riconosciuta) di mediazione, potrebbe pagare sulla sua pelle in termini di perdite di rappresentanze consiliari sui singoli territori una possibile rivolta contro il potente segretario di Stato Durigon, costretto a rinunciare all’unico esponente provinciale di Latina che la Lega lo scorso febbraio, a fatica, era riuscita ad eleggere nel rinnovato consiglio regionale del Lazio.

La decisione di Tripodi di andar via indebolisce sul piano politico Durigon anche se il sottosegretario può benissimo difendersi affermando che Tripodi – consigliere comunale a Latina per la prima volta nel lontano 2002 e assessore nella Giunta Di Giorgi prima di diventare per la prima volta consigliere regionale nel 2018 – non ha fatto parte della sua scuderia ma di quella vicina all’ex sindaco del comune capuologo Vincenzo Zaccheo.

Tripodi, dopo l’annuncio di lasciare la Lega al termine di un incontro a Roma con il capitano Matteo Salvini – ha confermato di “non volere andare da nessuna parte, di restare nel misto e di rispondere al solo presidente della Regione Lazio Francesco Rocca”.

Un paio di ore l’annuncio dell’abbandono di Tripodi del gruppo della Lega alla regione, il neo consigliere regionale di Forza Italia ed ex sindaco di Gaeta Cosimino Mitrano ha dettato ai cronisti una breve dichiarazione in cui ha spiegato e rispiegato di non essere tirato in ballo “per la scelta, senz’altro dolorosa e difficile, di Angelo di lasciare il suo partito in cui sin ora ha militato”. Nonostante questo formalismo lessicale, sarebbe stato un pranzo con Mitrano a motivare Tripodi a lasciare definitivamente il “Carroccio” con il quale aveva un dente avvelenato da quando gli altri due consiglieri regionali della Lega, i romani Pino Cangemi (riconfermato vice presidente del Consiglio della Pisana) e Laura Cartaginese avevano strappato, a favore di quest’ultima al rieletto consigliere di Latina il ruolo di capogruppo.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso c’è stata quando Tripodi aveva preteso la presidenza di una commissione che però non è mai arrivata. Cosimino Mitrano da quando siede alla Pisana ha avuto dal coordinatore regionale di Forza Italia, il Senatore Claudio Fazzone, un compito ben preciso, quello del reclutamento per potenziare il gruppo degli azzurri. E non importa se parla con la vice-presidente del Consiglio regionale del Lazio, la romana ex-presidente del IV Municipio Roberta Della Casa (che, insieme al giovanissimo Marco Colarossi, ha lasciato il Movimento Cinque Stelle cedendo alle sirene dell’ex-sindaco di Gaeta durante i lavori commissione Lavori Pubblici e Infrastrutture di cui Mitrano è presidente) o con il “nero” Angelo Tripodi che quando parla di Gaeta lo fa sempre in termini lusinghieri: “Ho deciso di sposarmi a San Francesco e ci tengo a sottolinearlo”.

Tripodi sa che il Senatore Fazzone gli farebbe ponti d’oro qualora decidesse di aderire a Forza Italia. Ma lo stesso neo capogruppo del “Misto” sa di non avere molti spazi di manovra nel campo moderato del centro destra perché molti suoi consiglieri comunali, arrivando dall’ex-Alleanza Nazionale, al massimo potrebbero accasarsi nelle già affollate fila di Fratelli d’Italia.

Mitrano si sta affidando alle sue sorridenti pacche sulla spalle per tentare di far crescere, in termini di rappresentanze numeriche, il gruppo di Forza Italia alla Regione Lazio. Lui ed il Senatore Fazzone sanno che l’abbandono di Angelo Tripodi motiverà qualcuno a chiedere il conto alla Lega che, a fronte di soli due consiglieri regionali, non potrà far sedere in Giunta gli assessori Pasquale Ciacciarelli e Simona Baldassarre. Troppi.

A puntare ad una rimodulazione della Giunta Rocca è naturalmente Forza Italia con lo stesso Mitrano fresco di elezione al consiglio regionale ma pronto – qualora il Senatore di Fondi glielo chiedesse – di fare un “eventuale sacrificio” nell’ambito di un primo tagliando che ci sarà nell’estate 2024 o subito dopo le vacanze e comunque dopo il voto europeo di inizio giugno.

Tripodi da parte sua – come Cosimino Mitrano – dice di parlare con tutti e fa bene a farlo. Un asse con Forza Italia c’è stato una ventina di giorni fa quando in sede di rinnovo del Cal nel comune di Formia i tre consiglieri della Lega votavano puntualmente i candidati espressione del carroccio ed il consigliere indipendente di maggioranza Francesco Di Nitto – componente sino alla fine dell’anno della segreteria particolare del consigliere Tripodi, votava la potente candidata di Forza Italia (non eletta alla fine), “Mrs Preferenze” Tania Forte, presidente della commissione consiliare urbanistica e sorella di Salvatore, il vice presidente uscente del Consorzio industriale del Lazio considerato l’ombra del sindaco di Formia Gianluca Taddeo.

Tornando ad Angelo Tripodi, il suo passaggio al gruppo misto potrebbe conoscere delle ripercussioni (non immediatamente) nell’appena eletto consiglio comunale di Latina e nella governance dell’ente Parco regionale Riviera di Ulisse. Ma andiamo per gradi. In piazza del Popolo nell’amminitrazione di Matilde Celentano la Lega fa affidamento su quattro consiglieri e su due assessori. Dei primi almeno due, Vincenzo Valletta e Federico Censi, attraverso il parlamentare europeo uscente Matteo Adinolfi, sono considerati vicino a Tripodi mentre dei due assessori in carica la vicinanza più marcata al consigliere regionale è quella della delegata alla Pubblica Francesca Tesone rispetto al neo vice sindaco e assessore ai Lavori Massimiliano Carmevale, più vicino alla deputata Giovanna Miele e al sottosegretario Durigon. Tripodi su alcune illazioni circolate in questi giorni è stato chiaro: nessuna fuga in avanti e massimo sostegno al programma elettorale della sindaca Celentano.

Se paradossalmente questa incerta situazione politica potrebbe favorire il ruolo ed il peso dello stesso vice sindaco di Latina Carnevale (con un passato prima nell’Udc e poi nel Pd), l’indipendenza di Tripodi rischia di diventare un’incognita per la nomina a commissario straordinario dell’ente Parco Riviera d’Ulisse dell’avvocato leghista di Formia Massimo Giovanchelli. Quando è stato presentato presso il Labter di Scauri, Tripodi era alla sua destra in virtù di un antico rapporto tra i due (risalente ai tempi di Alleanza Nazionale) e anche perché sarebbe stato il consigliere regionale (all’epoca della Lega) a proporre il nome di Giovanchelli al presidente della Regione Francesco Rocca.

Questa nomina era stata rivendicata dal gruppo consiliare della Lega al comune di Formia che, nonostante sia fortemente creditore nei confronti del partito, ha regolarmente sostenuto, a differenza di chi avrebbe dovuto farlo per ruoli indebitamente rivestiti, i candidati al Cal della Regione Lazio. Per un partito serio sarebbe un gioco da ragazzi promuovere un’azione politica nei confronti della Lega a Roma chiedere di bloccare – quando sarà – la trasformazione dell’incarico di Giovanchelli da commissario straordinario a presidente. Ma la politica la fanno sempre gli uomini e l’attendismo dovrebbe essere rimpiazzato da qualcosa di diverso: coraggio e rispetto dei propri ruoli. O almeno.