Formia / L’ingegnere del suono formiano Lilio Rosato candidato ai “David di Donatello”

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FORMIA – Professionista di grande valore, uomo generoso e sensibile e soprattutto amico sincero. E’ quanto dicono i suoi colleghi di lavoro di Lilio Rosato, l’ingegnere 55enne del suono (“ma anche musicista”) che, originario della frazione formiana di Castellonorato, è stato finalista nei giorni scorsi nella 68° edizione del David Di Donatello che per essere il premio più importante è considerato l’Oscar del cinema italiano. Rosato gareggiava nella sezione “Miglior suono” insieme a Gaetano Carito e a Nadia Paone per il suono di “Esterno Notte”, il film, sequel di “Buongiorno Notte” sul sequestro e sull’omicidio di Aldo Moro del 1978, ha permesso al suo regista Marco Bellocchio di vincere il suo nuovo David di Donatello e al raffinato Fabrizio Gifuni, interprete dello statista e presidente della Dc ucciso dalle Brigate Rosse, di vincere il David quale migliore attore.

“Sono contento per aver ottenuto questa quarta nomination in poco più di sei anni al David di Donatello – ha commentato Lilio Rosato – ma, lo ammetto, un po’ di amaro in bocca è rimasto perché la squadra di cui si avvale Marco (Bellocchio) avrebbe potuto centrare l’unico premio che le è sfuggito. Ma, onore al merito, il riconoscimento del David quest’anno è andato ad un gruppo di colleghi professionisti di assoluto livello professionale”. In effetti “Esterno notte” ha vinto anche il David per il miglior trucco (a Enrico Iacoponi) e quello per il miglior montaggio (a Francesca Calvelli) ed il trio Carito- Rosato e Paone ha dovuto cedere il passo ad Alessandro Palmerini, Alessandro Feletti e Marco Falloni che hanno curato il suono de “Le otto montagne” di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch che, oltre ad essere insignito del David quale miglior film italiano del 2023, ha portato a casa le statuette per il miglior direttore della fotografia (a Ruben Impens) e per la miglior sceneggiatura non originale (ai registi Van Groeningen e Vandermeersch).

Ma chi è Lilio Rosato che si è fregiato tra i primi in Italia del titolo di “Sound Designer” e, pertanto, per la sua creatività artistica davanti ad un mixer in post produzione è inseguito dai più esigenti registi in circolazione? E’ annoverato senz’altro quale pioniere del Digital Sound Editing in Italia, una specializzazione in informatica musicale conseguita nel 1991 presso l’Istituto Italiano di Informatica Musicale e Roma e successivamente arricchita con il conseguimento del diploma di Tecnico del suono presso il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma nel 1994. Da sempre attento ad inseguire un facile connubio tra professionalità e sensibilità artistica nel settore della post-produzione audio Lilio Rosato ha avuto la possibilità collaborare – come detto- con alcuni registi e artisti nazionali ed internazionali di grande rilievo. Non a caso quella del 2023 è la sua quarta candidatura per il miglior suono ai David di Donatello – la prima c’è stata nel 2017 con “Indivisibili” di Edoardo De Angelis – fregiandosi del premio al festival del cinema di Spello nel 2020 per il miglior suono de “Il Traditore” diretto da Marco Bellocchio di cui l’ingegnere del suono di Castellonorato può essere considerato uno dei collaboratori più fidati. Ma Rosato, secondo il quale “la ricerca del racconto dell’immagine sonora di un film é quello che rende questo lavoro al tempo stesso stimolante e creativo”, ha collaborato nel 2004 con Mel Gibson per la “Passione di Cristo”, Giuseppe Tornatore in precedenza nel 1998 per “La leggenda del pianista sull’oceano”, con Leonardo Pieraccioni per “Il Ciclone”, con Massimo Venier Aldo Giovanni e Giacomo per “Tre uomini e una gamba” e –come detto – con Edoardo De Angelis per “Indivisibili”

Lilio Rosato in questi giorni si è concesso qualche giorno di riposo nella sua casa-studio di registrazione nella frazione di Castellonorato. Ma ha già la valigia pronta. La prossima destinazione è Cannes dove sarà presentato alla 76° edizione dell’omonimo festival cinematografico l’ultimo atteso di film di Marco Bellocchio di cui il sound designer formiano ha curato il suono. Il film è liberamente ispirato al libro di Daniele Scalise “Il caso Mortara. La vera storia del bambino ebreo rapito dal papa  pubblicato nel 1996. Racconta la storia del piccolo ebreo bolognese Edgardo Mortara  che, dopo essere stato rapito nel 1858 a Bologna all’età di sette anni dai soldati di papa Pio IX, viene educato alla fede cattolica nella Roma pontificia nonostante il disperato tentativo dei suoi genitori di rivedere il bambino, sostenuti da un’opinione pubblica sempre più insofferente verso il potere temporale della Chiesa. Il film presentato alla stampa specializzata nei giorni scorsi, sarà distribuito nelle sale cinematografiche italiane da 01 Distribution a partire dal 25 maggio e in quelle francesi da Ad Vitam a partire dall’8 novembre.

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