LATINA – Un “gruppo ben strutturato“, in grado , grazie alla capienza economica delle società in difficoltà finite sotto la loro lente d’ingrandimento, di potersi “spartire una marea di soldi”. In attesa che inizino – forse nella giornata di lunedì – gli interrogatori di garanzia (non si sa ancora se si svolgeranno per rogatoria o direttamente a Perugia) emergono ora alcuni degli aspetti, apparentemente inverosimili ed inquietanti, dall’ordinanza con cui il Gip del Tribunale di Perugia Natalia Giubilei, raccogliendo una richiesta del capo della locale Procura Raffaele Cantone, ha disposto tre misure cautelari nei confronti dell’ormai ex giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Giorgia Castriota e di due consulenti di fiducia dello stesso magistrato, Silvano Ferraro e Stefania Vitto.
Nell’ordinanza d’arresto il Gip umbro parla dell’esistenza di un “sistema collaudato da anni” che ruotava attorno all’ex Gip Castriota e all’ex fidanzato Ferraro che, difesi dagli avvocati Giuseppe Valentino e Leone Zeppieri, sono gli unici finiti in carcere cole gravi accuse di corruzione,di atti contrario ai doveri di ufficio, di corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. Un altro aspetto dell’ordinanza focalizza la personalità dell’ex Gip Castriota, inchiodata dalla circostanziata denuncia presentata dal rappresentante legale di diverse società, tutte riconducibili allo stesso gruppo operante nel settore della logistica, sequestrate nell’ambito di un procedimento incardinato per reati tributari alla Procura della Repubblica di Latina.
Le tre persone arrestate – solo la Vitto ha ottenuto i domiciliari – avrebbero raggiunto nel tempo un tacito accordo, quello di riversare una parte dei soldi “a Castriota, che quelle nomine ha favorito ed avallato, in completa violazione di legge ed in esecuzione di un disegno criminoso ben delineato, che suggerisce l’esistenza di uno schema collaudato che va avanti da anni e che, verosimilmente, si è realizzato, come dovrà essere verificato, anche in altre occasioni”.
E ancora accuse all’ex Gip Castriota. La personalità che ne è emersa – scrive nell’ordinanza il Gip del Tribunale di Perugia- è “quella di una donna che ha bisogno di soldi, ma non perché il suo stipendio sia oggettivamente basso, percependo oltre 3.000 euro mensili, ma perché si ostina a voler vivere al di sopra delle proprie possibilità economiche, abitando in affitto a Roma, verosimilmente a motivo della relazione col Ferraro, ma lavorando a Latina, con tutto ciò che ne consegue in termini di spese ordinarie; né la stessa sembra voler rinunciare all’acquisto di oggetti di lusso, come gioielli o orologi”.
In questo ambito, viene riportato nell’ordinanza del Gip Giubilei , la dottoressa Castriota “ha quindi pensato di sfruttare il proprio ruolo per lucrare sulle nomine del compagno e di amici, dai quali farsi poi remunerare quale atto dovuto; la chiarezza delle intercettazioni è lampante, arrivando a domandare alla domestica che ‘interceda’ presso Ferraro per farsi dare “qualche soldino in più”. Altrettanto lampante, secondo il Gip del Tribunale di Perugia è “l’uso distorto della funzione per perseguire tale obiettivo: sequestri originari, emessi ragionevolmente in maniera legittima e sulla base dei presupposti di legge, o almeno non vi sono allo stato delle indagini elementi per affermare il contrario, hanno costituito l’occasione per porre in essere le successive condotte delittuose, a cominciare dalle nomine di favore”.
Ferrara – sottolinea il gip – “si è rivelato, oltre al compagno della Castriota, l’anello di congiunzione fra quest’ultima che, a causa del ruolo, doveva restare formalmente estranea a certe dinamiche, ed i professionisti. Non solo coadiuva Castriota nella attività di gestione della procedura, ma ne indirizza l’attività giudiziaria ed è determinante nel conferimento di incarichi, rivolgendosi ad amici di vecchia data sollecitando le liquidazioni in favore dei professionisti “raccomandati”, ricavandone cospicue utilità: da un lato infatti riceve a sua volta, dai soggetti dei quali ha mediato la nomina, incarichi all’interno delle procedure; dall’altro è verosimile riceva denaro non dovuto da questi ultimi, sia formalmente per fatture emesse a titolo di ‘consulenza’”.
È evidente, per il gip di Perugia quindi “la sussistenza delle esigenze cautelari prospettate e la loro attualità, soprattutto alla luce dei recenti comportamenti posti in essere successivamente alla conoscenza della pendenza dell’indagine, quali la distruzione del telefono da parte di Castriota, poiché è evidente che gli indagati stanno attuando condotte volte inquinare il quadro indiziario, e ad impedire di assicurare le fonti di prova dei delitti perpetrati”. Dopo le perquisizioni compiute giovedì dalla Guardia di Finanza giunta appositamente a Latina da Perugia, c’era poca voglia di parlare venerdì nel Tribunale di Latina, la cui attività era ridotta all’osso per il terzo ed ultimo giorno di sciopero indetto dalla Camera Penale contro la riforma Cartabia.
Ad interrompere questo imbarazzante silenzio è stato il solo consiglio dell’Ordine degli avvocati che in una nota ha evidenzia come la vicenda “nasconda l’irrisolta problematica dei criteri di affidamento degli incarichi giudiziari dovuta alla criticità della normativa che regola la materia e ha auspicato un urgente e significativo intervento del legislatore che garantisca un adeguato controllo degli affidamenti sotto il profilo della trasparenza e della rotazione”.
In effetti il conferimento degli incarichi di collaborazione nell’ambito dell’amministrazione giudiziaria di beni sequestrati al centro dell’indagine del Gip Castriota “sarebbe avvenuto al di fuori di qualsiasi criterio oggettivo e soprattutto in contrasto con il disposto dell’articolo 35, comma 4-bis, del decreto legislativo 159/2011, che stabilisce il divieto – si legge nella nota dell’avvocatura pontina – di assumere il ruolo di amministratore giudiziario e coadiutore da parte di coloro che hanno, con il magistrato che conferisce l’incarico, un’assidua frequentazione, intendendosi per tale quella derivante da una relazione sentimentale o da un rapporto di amicizia stabilmente protrattosi nel tempo e connotato da reciproca confidenza”