Minturno / Ibrahima Sanou: da bambino africano a papà italiano, la storia di un viaggio d’amore [VIDEO]

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MINTURNO – E’ cittadino italiano dalle 10.30 circa di domenica 19 marzo 2023. Quale regalo migliore in occasione della “Festa del papà” per Ibrahima Sanou? quale storia a lieto fine migliore in occasione, oggi, della “Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale”?

D’altra parte per Ibra – così lo chiamano familiari, amici e conoscenti – le due storie, quella di padre e di cittadino italiano, coindicono: sono la ramificazione di un lungo e tortuoso viaggio verso la sua realizzazione. Dal lontano Burkina Faso (Africa) fino a Tufo di Minturno (Lt- Italia), passando per la Francia e diverse città italiane, nonché per un grande amore quello con sua moglie, Giulia Tucciarone. E naturalmente, purtroppo, non è stato un viaggio sempre immune dalle difficoltà o dal dolore della discriminazione.

Era il 2003, appena ventiduenne, quando ha deciso – forte di una promessa fatta al suo papà – di andarsene in Francia, dove è rimasto per circa quattro anni e dove, oggi, vivono due delle sue sorelle. La famiglia d’origine di Ibra – divisa tra il Burkina Faso e la Costa d’Avorio – è molto numerosa: ben dieci figli, di cui piange però la morte di una sorella poco più piccola di lui.

In tasca il sogno di fare il “giornalista sportivo” o lavorare, magari come traduttore, nelle Ambasciate. Come per tutti i progetti, Ibra per il suo aveva già lavorato molto: aveva studiato lingue – conosceva, ad esempio, già il francese e l’italiano – e aveva anche approcciato allo studio dell’informatica. “Certo, poi, devi immaginare che avevamo un computer per mille persone, però mia mamma ha pagato perchè potessi studiare informatica” – racconta Ibra.

Poi, dopo vari momenti di vacanza in Italia – innamorato del Paese e della sua cucina (Ibra adora la pasta al forno ed è tifoso del Napoli!) ha deciso di valicare definitivamente le Alpi ed è arrivato a Bardonecchia (2007) e poco dopo a Torino dove ha trascorso un anno in un centro di accoglienza. Fino al 2009 quando la prefettura di Torino in accordo con quella di Macerata lo ha trasferito a Macerata, nelle Marche. Lì ha lavorato come badante in un centro che accoglieva disabili e anziani, e poi come mediatore culturale nelle varie Prefetture – tra cui Ancona, Macerata, Caserta, Campobasso, Bologna, Roma – e nel 2013 ha intrapreso la sua avventura professionale come operatore di accoglienza con il Gus di Macerata.

Proprio qui Ibra ha costruito la sua “prima famiglia” italiana: ha istaurato rapporti e legami affettivi che tuttora coltiva, nonostante nel 2014, il Gus abbia deciso di mandarlo a lavorare lontano da lì.

Deluso e amareggiato per aver dovuto lasciare l’equilibrio affettivo che si era finalmente creato è arrivato a Formia (Lt). Ad aspettarlo c’era Giulia, che diventerà prima la sua fidanzata e poi sua moglie, ma con la quale non è stato affatto amore a prima vista. Anzi. Ibra risultava scontroso ed introverso – per rivelarsi solo successivamente un “gran simpatico chiacchierone” – Giulia pensava che fosse “antipatico”, ma l’amore era nell’aria. Così superate le distanze, hanno cominciato a frequentarsi. In prima battuta in riservatezza – c’era timore che potesse essere ritenuta inopportuna una relazione tra colleghi – ma poi l’aut aut di Ibra ha fatto il resto.

“Nel mio Paese d’origine si dice che una donna incinta si vede sul davanti e non da dietro” – cita Ibra, un po’ a voler dire che le cose belle si mostrano alla luce del sole, non si nascondono dietro a nulla.

“O lo diciamo oppure sono pronto per andarmene in Canada!”– disse a Giulia. Sì perchè Ibrahima, provato da un periodo emotivamente faticoso aveva vagliato l’ipotesi di andarsene in Inghilterra, ma poi esclusa questa eventualità, aveva pensato di andarsene in Canada. E’ stato l’amore di e per Giulia ha farlo rimanere: in ginocchio – durante la festa di compleanno per i trent’anni di lei – è arrivata la proposta di matrimonio. Era il 2017. L’anno dopo – nel 2018 – è arrivato il coronamento del loro amore Christian Sanou Tucciarone: un bellissimo bambino, che oggi ha quasi cinque anni, frequenta la scuola dell’infanzia e non vede l’ora di avere un fratellino!

Fin qui verrebbe da sperare che le storie di migrazione che si intrecciano in Italia, e nel mondo, nonostante le difficoltà, somigliassero un po’ tutte a quella di Ibra; ma nel 2019, un nuovo momento buio gli è piombato addosso: con una famiglia appena nata a cui provvedere, ha perso il suo lavoro e se non avessero avuto la famiglia alle spalle le cose sarebbero state molto più complesse.

“Però io continuavo a ripetermi che un giovane con le braccia forti come le mie non c’era motivo perchè non dovesse lavorare e mantenere la propria famiglia. Così ho partecipato al concorso indetto dalla Formia Rifiuti Zero, sono arrivato sesto e ho cominciato a lavorare con dei contratti a tempo determinato” (2019) – ricorda Ibra, che ripensa anche a come, proprio in quegli anni, ha assaporato l’amarezza di come certi animi si stessero inaridendo.

La nuova aria che tirava nella politica nazionale e le argomentazioni sostenute parlando di immigrazione aveva cominciato un po’ad incidere sul modo in cui le persone si rivolgevano a lui; come se quel posto di lavoro – ottenuto tramite un regolare concorso – l’avesse tolto a qualcuno. Ibra però che nel cuore e nella mente ha sempre tenuto il grande senso di accoglienza delle città del Golfo di Gaeta, ha continuato a rimboccarsi le maniche.

I titoli di studio che aveva ottenuto in Burkina Faso era alquanto complicato riuscire a convertirli in Italia: si è rimesso a studiare. Ha ottenuto la licenza media, poi si è diplomato in “Scienze Umane” con 94/100 e poi ha vinto una borsa di studio per frequentare la facoltà di Scienze politiche e Relazioni internazionali presso la Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino (Angelicum) a Roma. La laurea è vicina, mancano solo gli esami dell’ultimo semestre e la tesi. Tra le altre cose si è qualificato come OSS – Operatore socio-sanitario.

Nel mentre è cambiata anche la sua vita lavorativa che l’ha riportato a Torino. Ibrahima Sanou è entrato nella Croce Rossa Italiana come “operatore amministrativo” per l’ accoglienza sulle navi di quarantena e, nel febbraio 2022, ha superato il concorso della “Croce Rossa Italiana”, ottenendo un contratto a tempo indeterminato.

E’ sabato però che si è realizzato il suo grande sogno: ha finalmente giurato come Cittadino Italiano. Dopo molti anni d’attesa, alla presenza della sua famiglia e di tanti abitanti di Tufo, a Minturno, dinanzi al Sindaco Gerardo Stefanelli, Ibra ha pronunciato le parole del giuramento che – trascorse 24 ore – gli hanno consentito di dirsi finalmente italiano.

“Mia mamma mi manca, ma non mi manca il Burkina Faso”, confida Ibra, che è tornato tre volte lì – nel 2015, nel 2017 per portarci sua moglie e poi da solo nel 2019.

“Siamo stati un mese lì ed io sarei rimasta ancora: lì la vita è ancora lenta, i bambini giocano ancora in strada, usano la fantasia; lui no, voleva venir via perchè gli mancava l’Italia” – ricorda Giulia.

Ora, però, Ibra spera di ritornarci presto, affinchè Christian possa finalmente conoscere di persona “Nonna Nà”.