Sanremo 2023, prima serata deludente: Blanco “sclera”, la Ferragni perde un’occasione. I top e i flop

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Attenzione: Articolo ad alto contenuto ironico.
SANREMO – Sì, lo ammetto e non me ne vergogno, per me Sanremo è un rito irrinunciabile e molto amato. Nonostante mi tolga ore di sonno e mi obblighi a sorbire interminabili pubblicità (essenziali alla Rai, per carità, ma che noia), è un appuntamento che amo e a cui non voglio rinunciare. Quest’anno mi sono pure iscritta al FantaSanremo. Devo ancora entrare bene nel meccanismo, ma mi diverte.

Vediamo insieme, a grandi linee, com’è stata questa prima serata. Amadeus sempre impeccabile e con giacche scintillanti era molto gasato, Gianni Morandi in vellutino stile poltrona de mi nonna (Gianni, non te la prendere, ti amiamo, lo sai) salutano il pubblico e il mitico Sergione (Mattarella) che per la prima volta ho visto ridere e sorridere di gusto grazie al monologo di Benigni sulla Costituzione. Passando dai padri costituenti, alla libertà di manifestare anche il proprio dissenso (art.21), a tratti poetico specialmente quando dice che “La costituzione non è solo da leggere, ma da amare”. Almeno lui ha detto chiaramente che siamo fortunati a vivere in una democrazia come la nostra, ricordando anche le atrocità che si stanno perpetrando in Iran. Bravo, Roberto. Forse la cosa migliore di questa serata.

I cantanti

L’inizio con Anna Oxa (per la quale nutrivo molte aspettative) è stato un po’ raggelante. Outfit dark non male, ma lei molto più plastificata del solito e la canzone (di cui non sono riuscita a capire quasi nulla) non memorabile, mentre le sue urla erano quasi da scream queen. Raggelanti, insomma. Molto, troppo lontana dalla sua bellissima “Senza pietà“.

Sugli altri non molto da dire. I giovani di quest’edizione sono stati puniti pesantemente dal voto della sala stampa, tutti agli ultimi posti, tra cui Gianmaria (reduce dal talent X-Factor) con un bellissimo outfit, bel faccino, molto glamour, con un pezzo che insomma, sembra tanto “I suicidi” ma almeno un po’ più ballabile. Olly (senza Benji) non convince con una scopiazzata dei Coldplay, Mr Rain (chi fu costui?) che ha confuso Sanremo con lo Zecchino d’Oro. Dolcissimi i bimbi, molto gigiona la scelta, ma la canzone scritta con le frasi della Smemoranda decisamente meno (siamo angeli con un’ala soltanto ecc ecc). Ci mancava solo “con stima e simpatia ti lascio qui la firma mia” e sarebbe stato subito Back to the 80s! Nemmeno Ariete, giovanissima ma già tanto seguita ed amata, ai giornalisti non è piaciuta. Si vedeva che era emozionata (e ci mancherebbe pure!), il pezzo targato Dardust “mani d’oro” e Marrakech è particolare, non di presa immediata, ma secondo me migliora ad ogni ascolto e in radio spopolerà.

Leo Gassmann invece (anche lui ex X-Factor) convince con il brano scritto dai Pinguini Tattici (e si sente fin dalla prima nota), sempre tenerello ed educato (almeno lui, Blanco impara), ma quelli che mi hanno sorpreso sono i Collazio (fortuna che li ho presi al FantaSanremo) che – ammetto – non so proprio chi siano ma sono stati i giovani migliori: colorati, energici, allegri, una botta di vita, insomma. E il pezzo non è male, radiofonico e super teen (per dirla come i nuovi giornalisti). Mara Sattei (per me sconosciuta) porta un brano scritto da Damiano David (ormai noto come Damiano dei Maneskin) che per me era lagnoso, ma si è posizionato bene. Ultimo, invece, colui che a dispetto del nome non la prende bene quando perde (vedi lo scorso Sanremo), con la sua Alba urla, come sempre. Pezzo banale, noioso, uguale a tutti gli altri che fa, forse persino sottotono. Perdonatemi, sarà un mio limite, ma proprio non mi prende.

Stupisce l’ottavo posto nella classifica (assolutamente provvisoria, sia chiaro) dei Cugini di Campagna. Non gli avrei dato due lire e invece… non sono stati male per niente e mi sto mangiando le mani da ieri per averli tolti all’ultimo minuto dal mio FantaSanremo!

I Coma Cose vanno in crisi, ma la superano e ci scrivono un pezzo niente male. Se è questo che serve per fare musica decente, allora consiglio di litigare più spesso.

Ma veniamo ai pezzi forti: Mengoni torna 10 anni dopo la sua prima volta sul palco dell’Ariston ed è una bomba, letteralmente. Carismatico, sicuro di sé, assolutamente perfetto vocalmente. Quel palco se l’è veramente mangiato. Bello il pezzo, bello lui, decisamente meno l’outfit alla Fonzie, ma a Marco si perdona tutto. Altra dea divina è stata Elodie. Bella in modo illegale, sexy pantera in total black by Valentino Couture e devo dire che il brano, in parte scritto da lei, non è davvero niente male. Bravissima, voce sempre perfetta. Le si perdona pure il fatto che abbia rubato il mantello dei Guardiani della Notte a Jon Snow. Lei e Mengoni sono proprio di un altro pianeta.

Il mio pezzo di cuore però è stato Gianluca Grignani, l’ex enfant prodige nonché erede designato di Vasco dallo stesso rocker. Mi ha fatto emozionare. Vederlo lì sopra, dopo tutti i trascorsi burrascosi degli anni passati, mi ha riportato agli anni ’90, quando era fighissimo e cantava bei pezzi. Anche questo lo è. Ho letto il testo, perché ammetto che ieri sera ho capito tre parole ogni dieci, ma questa lettera aperta al padre che non vede da 15 anni è molto intensa, sicuramente la versione in studio sarà splendida. Insomma, Gianlu’, sono felice che sia tornato!

Altri momenti top sicuramente Piero Pelù, alias “il mariuolo”, che ruba le borsette alle signore nel pieno della sua performance. Nonno Piero, sempre e rigorosamente in pantaloni di pelle, è più rock di tutti i Maneskin del mondo messi insieme. Energico, verace, voce sempre possente, ha dato una botta di vita fuori dall’Ariston, così come il rapper Salmo, già sgolato ad apertura di collegamento, “sporco” e rude come sa essere, che se ne frega (come sempre) di tutto e conclude la sua performance tuffandosi in piscina con vestiti e microfono. Daje, chi di noi non vorrebbe farlo almeno una volta nella vita?

Le note dolenti

Dobbiamo risorbirci la canzone vincitrice dell’anno scorso (e pure stavolta, con Mahmood servono i sottotitoli). Non una versione riarrangiata, non sia mai detto, proprio la stessa identica lagna. Mi chiedo perché. Non l’abbiamo già sentita abbastanza? Poi capisco che è tutta una “marchetta” promozionale per Blanco che a breve torna sul palco per il suo brano nuovo “L’isola delle rose”, solo che poi il ragazzino di bianco vestito con la pancera al contrario, dopo nemmeno 10 secondi di esibizione, si sturba per gli ear-monitor che non funzionano (a detta sua), si innervosisce e distrugge letteralmente la scenografia di rose rosse creata appositamente per lui.

Imbarazzo e gelo in teatro. Amadeus che evidentemente in quel momento era in pausa bagno perché non arriva, Blanco che si diverte a sfasciare tutto, ridendo così, come gli viene. La musica finisce, fischi in sala, Ama arriva trafelato e cerca (malamente) di apparare la situazione, Blanco dice che si è divertito (a sfasciare tutto). Alla fine di questo brutto siparietto (secondo alcuni perfettamente organizzato), il vero vincitore morale è Gianni Morandi che sale sul palco con la scopa per aiutare lo staff a pulire il casino lasciato da Blanco. Gianni vince tutto a mani basse. Signore com’è, profetizza pure il vero: “Con tutta la bella musica che abbiamo sentito stasera, vedrai che domani si parlerà solo di questo”. Tant’è, il vecchio Gianni fa sempre gol.

Immediatamente dopo questo sfogo violento di Blanco sul palco, torna la Ferragni con il momento “antiviolenza”. Ecco, questo mi fa capire che il siparietto del rapper non era organizzato, quantomeno non era così che doveva andare. Ma quando ti girano, pure il copione va a farsi benedire, evidentemente. Ci ha guadagnato? Ci ha perso? Ai social l’ardua sentenza.

Quanto alla Ferragni, per me è stata molto deludente. Bella, abbastanza spigliata, da lei mi sarei aspettata molto di più e soprattutto molto meglio. Aveva iniziato bene, elegantissima in Dior con la stola “Pensati libera” ricamata sopra, ma poi… ha perso coraggio. La lettera aperta a se stessa bambina era una litania autoreferenziale piena di banalità e luoghi comuni. Da una che ha praticamente creato un nuovo tipo di comunicazione mi aspetterei ben altro, ma poi ci penso e mi rendo conto che il problema è proprio quello: la sua comunicazione è immediata, fatta di foto e immagini, mai argomentata. Questo funziona bene sui social, ma non nella vita vera e certamente non sul palco dell’Ariston, dove ti passano ai raggi X pure le virgole non scritte. Siamo ben lontani dalle vere lotte per la parità di genere, le stesse condizioni salariali, il sacrosanto diritto di vestirsi come ci pare. Mia nonna era molto più emancipata e progressista.

Ecco, il vestito indossato per quel momento (l’abito nude di Dior con il disegno del suo corpo nudo sopra) proprio non mi è piaciuto. Dobbiamo per forza spogliarci per affermarci, per autodeterminarci, per rivendicare i nostri diritti? Copiamo le Femen e ci mettiamo senza veli per la nostra lotta? E alla fine di cosa si parlerà, di quello che abbiamo detto o del fatto che eravamo nude? Vi siete già dati la risposta. Che poi, a dirla tutta, se davvero vuoi dare un “messaggio potente” come lei stessa ha detto, allora lascia perdere i disegnini e indossa un abito interamente trasparente. O fai la paladina della nudità senza vergogna credendoci sul serio o lascia perdere.

Lo stesso dicasi per il momento antiviolenza con le quattro, ammirevoli rappresentanti di un centro che aiuta le donne vittime di abusi. Avrebbe potuto vestirsi come loro, in pantalone nero e camicia bianca. Il messaggio sarebbe stato più diretto e senza dubbio più credibile. È molto bello che abbia devoluto tutto il suo cachet per questa causa, ma oltre ai soldi c’è di più. Si badi bene, io non appartengo alla schiera degli odiatori della Ferragni, anzi. Ha saputo costruire un vero impero, sa quello che vuole, sa come ottenerlo, è una donna determinata e – piaccia o meno – è un esempio e un punto di riferimento per tantissime ragazze. E quando hai un potere così grande, devi saperlo usare nel modo giusto. A questo giro, Chiara secondo me ha perso una grande occasione, per fare qualcosa di bello e farlo meglio di altri.

Ad ogni modo, anche questo è Sanremo, un contenitore pieno di roba bella e brutta, anche se al momento la musica sembra sia passata in secondo piano. Attendo fiduciosa Francesca Fagnani stasera, le nuove canzoni e più punti per il mio FantaSanremo. Per tutto il resto c’è Fiorello alle 2 di notte che si lamenta perché vuole dormire. Come noi, del resto, che ci lamentiamo della lunghezza del festival, ma poi non possiamo farne a meno.

Cordialmente vostra.

(Photo credits: Getty Images)