Sud Pontino / Evasione fiscale: coinvolti cinque imprenditori tra Spigno e Minturno, i dettagli

Cronaca Formia Minturno Spigno Saturnia Sud Pontino Top News

SUD PONTINO – Emergono altri ed interessanti dettagli dall’operazione del Gruppo di Formia della Guardia di Finanza ha eseguito il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca che, emesso dal Gip del Tribunale di Cassino Massimo La Mastro su richiesta del sostituto procuratore Emanuele De Franco in materia tributaria nei confronti di cinque imprenditori, residenti a Spigno Saturnia, Minturno ma anche a Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno.

Si tratta di Armando Z, di 72 anni, del figlio T., di 43 anni, della madre di quest’ultimo, Elena V., di 53 anni, e di Nesrine C., di 37 anni , nuora (di nazionalità tunisina) del primo indagato e moglie del secondo e di Gerardo M, di 61 anni. Le accuse formulate dalla Procura di Cassino sulla scorta delle risultanze investigative del gruppo di Formia della Guardia di Finanza sono pesanti. I cinque, alla testa di una società a responsabilità limitata impegnata a Roma nella commercializzazione all’ingrosso di prodotti alimentari, sono indagati per la violazione del decreto legislativo 74 del 2000. Le indagini hanno permesso di ricostruire un giro di fatturazioni ritenute false mediante il sistema delle “frodi carosello”, utilizzando una delle due società coinvolte come mera “cartiera”. Gli agenti del Colonnello Luigi Galluccio hanno raccolto gravi elementi per ritenere inerenti ad operazioni soggettivamente inesistenti le fatture relative ad una serie di acquisti intracomunitari tra Spagna, Germania e Austria, effettuati in totale evasione dell’Imposta sul valore aggiunto nonché omettendo la presentazione delle previste dichiarazioni.

In sintesi per evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto non avrebbero versato le dichiarazioni unico delle società capitali per un ammanco di 83mila euro per quanto riguarda l’anno d’imposta 2019 e 94mila per l’anno successivo. Secondo gli inquirenti due dei cinque indagati, amministratore unico e amministratore legale della società con sede a Roma, per consentire a terzi l’evasione delle imposte sui redditi hanno emesso – secondo l’accusa – 58 fatture per operazioni inesistenti per un valore di 260mila euro. Ma con una particolarità le fatture erano state intestate ad un altro gruppo che, dopo le indagini delle Fiamme Gialle, è risultato sprovvisto di dipendenti, automezzi, immobili e, soprattutto, di alcuna attività rispondente all’oggetto sociale.

Il Gip Lo Mastro ha sequestrato ai cinque indagati quote societarie e assicurative e, soprattutto, conti correnti di deposito, obbligazioni ed una Bmw X7 che, immatricolata nel 2019, era intestate ad uno dei cinque indagati. Il Gip, contrariamente alla richiesta della Procura, ha rigettato la richiesta di sequestro di una proprietà immobiliare ubicata, in via Vespo, nel centro urbano di Spigno Saturnia.

Le indagini avevano preso spunto da alcune verifiche sul conto bancario di Nesrine C. . Alcune operazioni vennero definite sospette. Gli investigatori monitorano tre bonifici per complessivi 14.400 euro che, disposti da Armando Z, sarebbero stati effettuati a favore del figlio T. “come una modalità – scrive il Gip Lo Mastro – di accantonamento e di occultamento di proventi..”. E poi non avrebbero trovato una “giustificazione razionale e patrimoniale” 13 operazioni di versamento di 35mila in contanti per pagare un solo stipendio mensile della donna tunisina e del marito di Spigno.

Insomma il conto corrente della donna era a disposizione della società del suocero che vi avrebbe occultato “almeno in parte i proventi dell’attività sociale” quando – ha ragionato la Guardia Finanza – andavano denunciati all’erario. Le Fiamme Gialle di Formia poi hanno monitorato prelevamenti di danaro per un importo di 11.450 euro (sempre dal conto della donna) “senza che ne sia stata chiarita la casuale”. In ordine alla Bmw sequestrata il suo possesso – sarebbe stata acquistata all’estero – da parte degli indagati (il figlio e la nuora di Zottola A.) “non era compatibile con le loro modeste retribuzioni. La Guardia di Finanza ha inoltre accertato da questo presunto concessionario estero un bonifico (stranamente )in entrata per oltre 19mila euro per l’acquisto della Bmw X6 e ben 15 bonifici in uscita a favore di Zottola T. (di cui non è stata chiarita la casuale), uno dei quali a 25mila con casuale “acconto acquisto Bmw X6”.