Sud Pontino / Littorina Formia-Gaeta: lavori fermi tra indagini della DDA, interdittive e misteri

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SUD PONTINO – Perché sono fermi i lavori per la riattivazione tra Formia e Gaeta dell’ex Littorina? A chiederselo sono, complice la campagna elettorale regionale in corso, un po’ tutti e a fronte degli interrogativi che nascono come i funghi dopo le piogge estive è l’ex sindaco di Gaeta e ora consigliere comunale di minoranza Silvio D’Amante. Sullo sfondo c’è anche una delicata inchiesta della Dda di Napoli che lo scorso 9 aprile aveva chiesto ed ottenuto dal Gip del Tribunale di Napoli Nord Maria Luisa Miranda l’emissione di una voluminosa ordinanza di custodia cautelare, di quasi 2000 pagine, in cui smascherava gli affari illeciti del potente clan di Afrogola – alcuni dei quali legati all’alta velocità e alla realizzazione di infrastrutture ferroviarie – disponendo l’arresto per 36 persone tra affiliati e fiancheggiatori, i domiciliari per ulteriori 16 indagati ed il divieto di esercitare per un anno l’attività imprenditoriale per 7 persone.

L’ultima ad essere menzionata dal Gip Miranda corrispondeva al nome di Vincenzo Tucci, di 56 anni, che, secondo l’ordinanza del Tribunale, era ritenuto il titolare, insieme al fratello Gabriele, della “Cmc”, il centro meridionale costruzioni. Questa impresa era considerata nel giugno 2020 quando iniziarono i lavori, poi sospesi, di riattivazione dell’ex ferrovia Formia-Gaeta (alla posa della prima pietra partecipò l’allora governatore Nicola Zingaretti), alla testa dell’Associazione temporanea d’impresa che si aggiudicò l’appalto indetto dal Consorzio Industriale del sud Pontino grazie ai fondi proprio della Regione Lazio.

Tucci, alla luce dell’ordinanza del Gip Miranda, non è più a capo della Cmc che la sua sede legale a Casoria, a nord i Napoli. Dal 24 dicembre scorso – secondo quanto rende noto la Camera di Commercio di Napoli il nuovo amministratore unico è Gennaro Danzeca, alla testa di un gruppo imprenditoriale che occupava, al 30 settembre scorso, ben 132 persone. Ma i problemi, in chiave gaetana, sono altri.

Silvio D’Amante giovedì ha chiesto una riunione urgente del consiglio comunale di Gaeta perché, alla presenza dei vertici dell’ex Consorzio industriale del sud pontino (ora inglobato in quello industriale regionale), vengano forniti alcuni chiarimenti. Uno dei quali sarebbe maturato nelle ultime ore: l’Ati che si è aggiudicato l’appalto regionale per la riattivazione dell’ex Littorina si sarebbe di fatto sciolta per il disimpegno di due imprese che avevano affiancato la “Cmc” di Casoria?

D’Amante è andato oltre. Intende sapere se corrisponde al vero la notizia in base alla quale il Tribunale di Napoli, dopo l’inchiesta anti camorra sul clan Moccia della scorsa primavera, avrebbe per certi versi commissariato la ‘Cmc’ nominando un custode giudiziario per la gestione dell’appalto finalizzato a far viaggiare, dopo 40 anni, i treni tra Formia e Gaeta. “Sono andato in pensione da poco tempo – ha commentato l’ormai ex influente direttore tecnico dell’ex Consorzio industriale del sud pontino, Giampaolo Scalesse – ma a me non risulta questo provvedimento”.

Ma perché il cantiere inaugurato due anni e mezzo è desolatamente fermo? A porsi il problema, complice la campagna elettorale regionale in corso, era stata per prima Pina Rosato, consigliere comunale di maggioranza a Gaeta della cui assemblea civica è stata presidente sino allo scorso giugno. C’era anche l’esponente del Pd al taglio del nastro da parte del presidente Zingaretti, affiancato nel giugno 2020 dall’allora sindaco Cosimino Mitrano e dal presidente del Consind Salvatore Forte. Proprio il Consorzio Industriale ai rilievi della consigliera Rosato aveva replicato affermando come le traversine non fossero state più installate perché addirittura mancava la variante al Prg da parte del comune di Gaeta e perché lungo la tratta ferrata erano stati individuati scarichi fognati, più o meno abusivi, che andavano regolamentati.

Nella sua richiesta di consiglio comunale l’ex sindaco D’Amante si è posto e ha avanzato un altro quesito: “Vuoi vedere, come sostiene la maggioranza del sindaco Leccese, che la colpa è della Giunta regionale del Lazio che avrebbe bloccato la rendicontazione dei pagamenti?” A questa ipotesi l’ex primo cittadino non crede assolutamente perché a bloccare l’opera sarebbe stato il suo Rup, il responsabile unico del procedimento. E perché? Come nel gioco dell’oca D’Amante torna (con piacere) nel punto di partenza e chiama in causa l’amministrazione comunale, la stessa che, prima dell’intervento della Procura di Cassino e degli avvisi di garanzia firmati dal Gip del Tribunale Alessandra Casinelli, aveva giurato e spergiurato di non essere nulla della vendita ad un semplice privato da parte dell’ex Consorzio Industriale del sud pontino del piazzale dell’ex stazione ferroviaria di Gaeta.

“Non credo che l’amministrazione comunale non sappia qual è la verità sul blocco dei lavori dell’ex Littorina- ha esordito l’ex sindaco D’Amante – E doveroso per la Città che si discuta in consiglio comunale di tutta la situazione del comparto ex stazione e ferrovia .La maggioranza non hai mai parlato dell’argomento. Ma il silenzio alcune volte non è d’oro. Diamo a tutti i cittadini la possibilità di conoscere i fatti”.

Ad affiancarsi a D’Amante è il portavoce locale del Movimento Cinque Stelle, Simone Avico: “Una vicenda come questa merita di essere chiarita e approfondita in Consiglio Comunale chiedendo la presenza dei vertici del Consorzio. Proprio quel Consorzio che se non ci fossero stati pressing negli ultimi giorni non avrebbe mai ammesso che i lavori erano fermi da tempo e che l’impresa capofila dell’Ati è stata rilevata come connessa alle attività del Clan Moccia. Altro canto sono le motivazioni dell’infinito stop di lavori: la settimana scorsa parlavano di una variante urbanistica mancante, oggi, forse perché messi alle strette, citano problemi finanziari e rendicontazioni. Ci sono sei milioni e rotti di motivi per sapere la verità”.

In effetti dall’inizio, lo scorso giugno, del mandato amministrativo del sindaco Leccese il movimento grillino sta passando al setaccio l’operato del settore urbanistica del comune di Gaeta sollevando all’Anac la presunta posizione di incompatibilità dell’assessore e vice sindaco Linda Morini in relazione ad una vicenda di abusi edilizi di cui il marito è finito nel mirino di un’in chiesta dei Carabineri Forestali. Poi si è aggiunto l’esposto alla Procura di Cassino – i Carabinieri della Tenenza di Gaeta hanno già visitato gli uffici del palazzo di piazza XIX Maggio – sui contestati lavori di trasformazione dell’ex Cittadella del tennis di piazza Risorgimento in parcheggi e ora le censure sul progetto della riattivazione della Littorina .