Cronaca

Latina / Scandalo cooperativa “Karibù”, emesse tre misure cautelari interdittive dal giudice Molfese

LATINA – Tutto come previsto. Tre misure cautelari interdittive del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche, per la durata di un anno, sono state eseguite giovedì mattina nei confronti dei membri del consiglio di amministrazione della cooperativa sociale integrata “Karibù”. Il provvedimento è stato emesso dal gip di Latina Giuseppe Molfese ed eseguito dal Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria della Guardia di Finanza, con l’ausilio del personale della Sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato.

La società era gestita dalla suocera del neo deputato Aboubakar Soumahoro. Il provvedimento del Gip Molfese ha anche diposto anche il sequestro preventivo a fini della confisca, anche per equivalente, del profitto del reato, sino alla concorrenza di 639.455 euro nei confronti di un indagato e di 13.368 euro nei confronti di altri due indagati. I provvedimenti sono stati adottati dallo stesso magistrato con riferimento a reati tributari relativi all’emissione e all’impiego di fatture per operazioni inesistenti, per gli anni di imposta dal 2015 al 2019. Le indagini proseguono – come ha reso noto una nota della procura di Latina – anche con riferimento a temi investigativi diversi e complessi, “nel rispetto delle disposizioni normative in tema di segretezza degli atti di indagine, onde garantire, per un verso, diritti e facoltà delle persone sottoposte ad indagini e, per altro verso, la genuinità, l’oggettività e il buon esito degli accertamenti investigativi”.

Il provvedimento cautelare, tra gli altri, è stato notificato alla suocera del deputato Aboubakar Soumahoro, Marie Therese Mukamitsindo, nei cui confronti è stato disposto anche il sequestro di oltre 600mila euro. La moglie del parlamentare, Liliane Murekatete, è indagata dalla procura di Latina nell’ambito dell’inchiesta sulla cooperativa Karibu e alla donna è contestato in concorso con la madre ed un fratello perché “al fine di evadere l’imposta sui redditi e sul valore aggiunto, dall’aprile 2018 a oggi, indicavano – o comunque omettevano di vigilare – elementi passivi fittizi’’ relative all’anno di imposta 2019 utilizzando “le fatture relative a operazioni inesistenti emesse dall’associazione di promozione sociale ‘Jambo Africa’’’ per un imponibile complessivo di 55.701 euro, con Ires dovuta ed evasa pari a complessivi 13.368 euro’’.

Le indagini delle Fiamme Gialle ed il relativo procedimento penale hanno ricostruito, pertanto, un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni relative agli anni 2015, 2016, 2017, 2018, e 2019 non solo con la specifica finalità evasiva inserendo in dichiarazione costi non deducibili ma altresì per giustificare in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale del ‘sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati’. Per il Gip Molfese la suocera del deputato Aboubakar Soumahoro, Marie Therese Mukamatsindo, e i figli Michel Rukundo e Liliane Murekatete, ‘’hanno mostrato elevata spregiudicatezza criminale nell’attuare un programma delinquenziale, a gestione familiare, protratto nel tempo e rivestendo le qualifiche societarie documentate in atti’’.

“Grazie al fraudolento sistema contabile, operato con enti interposti, sostanzialmente dipendenti dalla Karibu, si è arrivati a portare in deduzione costi mai effettivamente sostenuti (relativi a prestazioni inesistenti) – si legge – beneficiando di finanziamenti pubblici, distratti dalle finalità preposte (d’altra parte, le relazioni ispettive e le dichiarazioni testimoniali hanno documentato la scarsa qualità dei servizi erogati ai migranti nell’ambito dei progetti assegnati). Come correttamente prospettato dal Pubblico Ministero, le attuali cariche societarie ricoperte nella cooperativa Karibu e nel consorzio AID, non solo evidenziano il rischio di reiterazione di nuovi reati ma, altresì agevolano l’inquinamento probatorio di ulteriori elementi di indagine oggetto di possibile acquisizione’’. “D’altra parte, le misure interdittive temporanee applicate per la durata massima di un anno, svolgeranno funzione preventiva, scongiurando non solo la prosecuzione delle condotte illecite nelle cariche societarie ad oggi ricoperte ma, altresì l’eventuale ulteriore attività mediante altri enti di nuova costituzione. Se infatti, indubbiamente Maria Terese Mukamitsindo ha svolto e svolge un ruolo centrale nella dinamica delittuosa, anche i figli Michel e Liliane – sottolinea il gip Molfese – hanno offerto consapevole e attiva partecipazione al meccanismo fraudolento prospettato’’.

Alle ”contestazioni fiscali” nei confronti delle cooperative gestite da Marie Therese Mukamatsindo ‘’si aggiungono gli allarmanti accertamenti sulla qualità dei servizi erogati – effettiva finalità dei progetti pubblici – come relazionati all’esito delle verifiche ispettive eseguite presso le varie strutture di accoglienza segnalando tra l’altro il sovrannumero di ospiti, le carenti condizioni igieniche, l’assenza di derattizzazione e deblattizzazione, nonché più genericamente – ha concluso il Gip Molfese la scarsità delle prestazioni fornite’’.

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