Formia / “Una vita in alto”: Sara Simeoni racconta la sua vita di atleta e la riconoscenza al Coni “Zauli”

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FORMIA – Il nome “Formia” nelle 302 pagine di un libro da far leggere in tutte le scuole cittadine compare molte più volte della località che le ha dato i natali, Rivoli Veronese. Basta questo piccolo e grande particolare per ribadire l’amore che Sara Simeoni, l’atleta italiana più importante di tutti i tempi – nel 2014 è stata eletta “Atleta del Centenario”, insieme ad Alberto Tomba, in occasione dei 100 anni del Coni – nutre nei confronti di Formia e della sua scuola di preparazione olimpica “Bruno Zauli”.

Sara è una donna (da sempre) legata al sentimento della gratitudine e lo manifesta nelle pagine di un autentico best seller, “Una vita in alto”, che, edito da Rai Libri, è stato scritto da un monumento del giornalismo sportivo di sempre (dopo essere stato la voce dell’atletica leggera dopo la morte dell’indimenticato Paolo Rosi e capo delle redazioni società, servizi speciali e cultura e spettacolo del Tg1), l’attuale vice direttore di Rai Sport Marco Franzelli.

Sara Simeoni cita spesso Formia e la scuola in cui si allenata dalla seconda metà degli anni settanta quasi per “giustificare” le imprese sportive e le emozioni di una carriera straordinaria, per molti versi irripetibile. L’ex primatista del mondo del salto in alto – la prima a superare l’asticella oltre i due metri (2.01 a Brescia nell’agosto 1978) – si racconta con la semplicità, la franchezza e l’ironia che da sempre la contraddistinguono.

A raccoglierne ricordi, pensieri e confidenze è stato – come detto – Franzelli che della Simeoni evidenzia come sia stata ed è un’atleta amata come pochi altri campioni dello sport, per i risultati raggiunti e per aver aperto alle donne la strada nell’atletica ad alto livello, combattendo tabù e pregiudizi. Determinazione e volontà le hanno permesso di superare l’asticella in pedana e le difficoltà della vita. L’eterna ragazza di Rivoli Veronese, che milioni di telespettatori hanno ritrovato e apprezzato lo scorso anno nelle vesti di opinionista nel programma sulle Olimpiadi “Il circolo degli anelli”, ha conservato intatti nel tempo l’affetto e la simpatia degli italiani.

Con divertita leggerezza Sara racconta anche aneddoti e retroscena su personaggi dello sport, e non solo, le cui storie si sono intrecciate alla sua. Sessanta nove anni egregiamente portati, Sara Simeoni scrive più volte di essere “infinitamente grata” a Formia e alla scuola di preparazione olimpica per essere diventata campionessa olimpica a Mosca nel 1980, per aver vinto due argenti ai Giochi di Montreal nel 1976 e a quelli del congedo a Los Angeles nel 1984, per i due primati mondiali raggiunti in quel “tragico 1978” (la tragedia di Aldo Moro aveva scosso anche questa aspirante ginnasta figlia di un agronomo della pianura veronese), per il campionato europeo vinto in quell’anno a Praga e, ancora, per le due medaglie d’oro alle Universiadi e ai Giochi del Mediterraneo e per i quattro titoli di campionessa europea indoor.

Quattordici volte campionessa italiana, Sara Simeoni ha detenuto il primato italiano per 36 anni dal 12 agosto 1971 all’8 giugno 2007, quando fu superato dalla campana – anche lei di stanza a Formia – Antonietta Di Martino. Nel libro scritto con Marco Franzelli Sara Simeoni parla più volte di un suo amico, di un nostro amico, che da 9 anni non c’è più. “Quanta fatica abbiamo condiviso insieme ma anche quante rivincite ci siamo presi. Ci allenavamo insieme a Formia in solitudine e con pochi mezzi. Quando mi demoralizzavo guardavo dall’altra parte della corsia dove correva Pietro – ricorda l’oro olimpico di Mosca – Mi dava coraggio. Non ce lo siamo mai detto, ma credo che in quel deserto di tutto, senza parametri, senza aiuti, senza niente e con la paura di sbagliare, siamo stati di stimolo l’uno per l’altra”.

Sara Simeoni e Pietro Mennea, espressione di un profondo nord (il Veneto) ma anche in profondo sud d’Italia (Barletta, Puglia), hanno avuto due distinti rapporti con Formia: “Dopo gli allenamenti ho cominciato a costruire dei rapporti, delle amicizie con la città anche fuori dal campo di allenamenti – il chiaro riferimento Sara Simeoni lo rivolge all’indimenticato direttore della Scuola nazionale di atletica leggera, Nicola Candeloro, e alla moglie Lia De Meo – Pietro dopo gli allenamenti scompariva per poi riincontrarlo il giorno dopo nello stesso posto in cui ci siamo salutati la sera precedente.Io e Pietro  lavoravamo lontano dai riflettori. Eravamo due atleti fuori moda – ricorda l’ex primatista del mondo del salto in alto – Lo siamo rimasti. Caparbi, sinceri, due che non si adeguano. Lui anche più di me. Siamo cresciuti in un mondo meno asettico, dove c’era più spazio per essere veri. Quando abbiamo smesso non ci hanno mai coinvolti nello sport. Troppo spigolosi, poco comunicativi.”

E ancora sul rapporto con Mennea. La scuola di atletica per il velocista di Barletta era diventato un eremo, contento di frequentarlo nonostante le sue ristrettezze (all’epoca) che si autoimponevano gli atleti che volevano arrivare. “Pietro  appariva un ragazzo chiuso, qualche volta inavvicinabile, scontroso. Non era sostanzialmente vero: lui era delizioso, dolce, intelligentissimo, in lotta continua con la vita per dimostrare non solo il suo valore ma che ogni traguardo non era impossibile. Mi diceva: hai visto, ho corso più forte degli americani, ha fatto il record del mondo. Di quel record, di quel 19″72, era fiero. E sapeva sorridere anche se non lo faceva spesso perché era in perenne lotta con se stesso…”.

E poi la prematura scomparsa di Mennea avvenuta nel 2013: “Se n’è andato un pezzo della mia vita. È stato un momento di tristezza incredibile, per me che ho vissuto anni bellissimi insieme a Pietro…allenandoci fianco a fianco, sopportando gli allenamenti insieme. Ci facevamo coraggio. Erano anni in cui non avevi la possibilità di avere

riferimenti o qualcuno che ti potesse dare consigli. L’atletica in quegli anni era un fai da te, ci siamo costruiti con il nostro carattere e il nostro modo di fare ed abbiamo fatto risultati importanti. Pietro è stato grandissimo.”

Sara Simeoni non lo dice chiaramente ma è probabile che abbia deciso di sposare Erminio Azzaro, l’ex primatista italiano del salto in alto diventato poi suo…marito, un’unione bellissima dalla quale è nato Roberto. L’atleta di Rivoli sapeva all’epoca di sfatare un tabù. Ora è ancor più contenta di essere stata una rivoluzionaria con il …sorriso , la grazie e lo stile. Mica poco.

 

Video Sara Simeoni edizione Meeting Mondiale Città di Formia 1985