Cassino / Delitto Mollicone, Lavorino e Mottola: due denunce per i tafferugli fuori dal Tribunale

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CASSINO  – Cinque video ed un’infinita di foto e fermo immagini. Le hanno raccolte nelle ultime ore i Carabinieri della Tenenza di Gaeta e della Compagnia di Teano, in provincia di Caserta, dove si sono rivolti il criminologo Carmelo Lavorino da una parte, Franco, Marco ed Annamaria Mottola per presentare, nell’ultimo giorno utile prima della scadenza di legge, due denunce querela contro quelle persone considerate protagoniste dei tentativi di aggressione, delle minacce e delle ingiurie che funestarono le vivaci fasi seguite il 15 luglio scorso alla lettura di assoluzione a conclusione del processo per la morte di Serena Mollicone e per l’istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi.

I fatti – come si ricorderà – si verificarono in piazza Labriola, davanti l’ingresso del Tribunale di Cassino quando i tre principali imputati ed il portavoce del loro collegio di difesa finirono nel mirino di un gruppo di cittadini che contestarono la sentenza della Corte d’Assise tentando di aggredire, insultarono e diffamare – secondo le vittime- Lavorino e tre componenti della famiglia Mottola. I firmatari delle due querele hanno deciso di rivolgersi presso i Carabinieri dei luogi di residenza specificando anche l’identità delle persone – dodici – che misero a repentaglio la loro incolumità e diffamarono la loro onorabilità. I tre Mottola e Lavorino inoltre hanno denunciato alla Procura di Cassino, attraverso i Carabinieri, altre persone che in occasione dei quei tafferugli e successivamente sui social avrebbero diffamato alcuni giudici popolari componenti della Corte d’Assise del Tribunale di Cassino.

Una terza denuncia è stata presentata da un altro ex imputato, Francesco Suprano . Ha citato per diffamazione Maria Tuzi – la figlia del brigadiere suicida il 9 aprile 2008 – per un violento scontro verbale che animò, davanti a telecamere e taccuini, quel tardo pomeriggio del 15 luglio 2022.

Il delitto di Serena Mollicone continua, dunque ad aleggiare come un fantasma. Franco e Marco Mottola mei giorni scorsi hanno presentato disgiuntamente due querele davanti la Procura della Repubblica di Cassino chiedendo di perseguire penalmente dodici persone con le ipotesi di reato di diffamazione e falso. Si tratta per lo più di soggetti che vennero intervistati dalla trasmissione Mediaset “Le Iene” nell’ambito di una discussa e lunghissima puntata che andò in onda nella notte tra il 10 e l’11 luglio scorsi. La puntata finì nell’occhio del ciclone perché, pur essendo una replica, fu inserita nel palinsesto di Italia 1 a cinque giorni dalla sentenza della Corte d’Assise che prosciolse gli allora cinque imputati per il Giallo di Arce del 1 giugno 2001 e per l’istigazione al suicidio di Santino Tuzu, il brigadiere che dichiarò dopo sette anni ai Pm della Procura di Casssino di aver notato “una ragazza” , Serena Mollicone, entrare la mattina di venerdì’ 1 giugno 2001 nella caserma di Arce per non uscirne più. Per il portavoce del pool di difesa della famiglia Mottola, il criminologo Carmelo Lavorino, le 12 persone interviste dai redattori de “Le Iene” avrebbero propalato, nell’immediata vigilia della sentenza letta dall’ex presidente del Tribunale Massimo Capurso, “pubbliche dichiarazioni considerate diffamatorie, false e pretestuose. Si tratta di affermazioni che, di fatto, erano state smentite anche nel corso del procedimento e quindi rivelatesi non veritiere”.

La decisione dell’ex comandante dei Carabinieri di Arce Franco Mottola e del figlio Marco di chiedere un’apertura di un’inchiesta sulla bontà di quella puntata de “Le Iene” è stata formalizzata in questi giorni entro il termine massimo, 90 giorni, per la presentazione di una querela di parte.