Formia / Delitto Romeo Bondanese: dopo le condanne, la durissima reazione di mamma Civita [VIDEO]

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FORMIA – Non possono bastare due anni di volontariato, caratterizzato anche da un percorso di recupero e di pentimento, per diventare un contrappeso ad una sentenza emessa da un sistema, quello della giustizia minorile in Italia, che è “profondamente ingiusto”. E’ stato un day after pesante, condito chissà anche da qualche pianto, quello vissuto nella sua abitazione in una traversa di via Ferrucci a Formia da Civita Di Nucci, all’indomani della decisione del Gup del Tribunale dei Minorenni di Roma Efisia Gaviano di far calare il sipario, sul piano processuale, sull’omicidio del figlio Romeo Bondanese.

Per la sua aggressione mortale avvenuta la sera del giorno di Carnevale 2021 il Gup Gaviano ha deciso l’ammissione alla prova per due anni all’autore del delitto – all’epoca un 17enne residente a Casapulla, in provincia di Caserta, e ora sotto processo con l’accusa di omicidio preterintenzionale – e per un anno nei confronti di altri tre minorenni che, indagati per rissa aggravata, parteciparono alla lite mortale consumata sul terrazzo sovrastante la darsena de La Quercia, all’altezza dell’incrocio con via Vitruvio

La signora Civita, conosciuta con il nomignolo di Tina, esordisce subito evidenziando come questo tipo di pronunciamento del Tribunale dei Minorenni fosse nell’aria: “Si, lo ammettiamo: Io, mio marito Domenico ed il legale che mi ha seguito in questo procedimento, l’avvocato Tina Di Russo, eravamo pronti a questo giudizio che è fondamentalmente ingiusto. Lo sono le leggi che caratterizzano il processo minorile. Ma probabilmente è iniziato tutto sotto una cattiva stella, dalle prime indagini delle forze dell’ordine alla decisione, davvero incredibile, della Procura dei Minorenni di modificare il reato (da omicidio volontario ad omicidio preterintenzionale) per gli indagati quando ancora doveva essere eseguita l’autopsia sul corpo di mio figlio Romeo”.

Sia in Tribunale che davanti ad un telecamera ed un microfono la signora Di Nucci conferma le accuse nei confronti degli indagati originari della provincia di Caserta e dei rispettivi legali di non aver voluto avviare un percorso di sincero processo di pentimento nel momento in cui dovevano articolare lo svolgimento dell’ammissione alla prova: “Non è stato assolutamente equiparato alla gravità del reato commesso, quello di aver ucciso un ragazzo come loro che, a differenza di loro, era uscito senza un coltello in tasca. Lo stesso Tribunale dei Minorenni lo scorso luglio aveva bocciato le loro richieste di ammissione alla prova definendole evasive. Quelle presentate mercoledì non sono state molto diverse degli ultimi mesi ed il Gup non ha fatto che fare il lavoro…accettandole”.

La mamma di Romeo ha ammesso, nonostante il grande dolore, di essere andata in un’aula di Tribunale anche per svolgere un altro ruolo, quello di psicologa “per capire e scoprire la verità. Cosa le dico? Questa verità o, meglio, l’ammissione di responsabilità non ci sono state. Questi ragazzi, che io ho perdonato dal primissimo momento, non hanno ancora detto di essere venuti a Formia, in pieno lock down a causa del Covid 19, con un coltello in tasca . Romeo in questo modo è stato ucciso due volte”.

La signora Civita Di Nucci, incalzata sulla possibilità dell’omicida di Romeo di chiedere scusa a lei e alla sua famiglia per quanto avvenuto, rivela di aver ricevuto nel settembre 2022 una lettera, di una quindicina di righe ed inviata con una raccomandata assicurata con tanto di ricevuta di ritorno, a firma del 17enne di Casapulla: “Ho avuto l’impressione che quelle parole non arrivassero dal cuore ma fossero dettate dai suoi legali. Nei confronti di questo ragazzo – ha aggiunto la madre di Romeo Bondanese – non provo nulla. Forse soltanto tanta indifferenza. Io non ce l’ho con lui ma con lo Stato che deve punire chi sbaglia. Mi attendevo una forma di pentimento. Macchè. Il ragazzo si è giustificato affermando la sera del 16 febbraio 2021 ‘non aveva cambiato nulla di quello che era successo”. Ne prendo atto. Resto con il mio dolore che è più grande della rabbia che ho dentro”.

La signora Di Nucci, trattenendo a stento le lacrime, conclude l’intervista con una bellissima frase di un grande giornalista e divulgatore scientifico, Piero Angela,  recentemente scomparso: “L’Italia è un paese morto. Non si sono punizioni per chi sbaglia, non ci sono premi per chi merita”.

E la signora Civita l’ha pronunciata anche per commentare un’altra vicenda parallela all’omicidio di suo figlio Romeo, il ferimento del nipote Osvaldo Vellozzi che rimase in fin di vita, ferito gravemente ad una coscia, nel tentativo di salvare lo studente frequentante l’istituto nautico “Giovanni Caboto” di Gaeta. Vellozzi è stato indagato per rissa aggravata sino a quando, grazie all’assistenza legale dell’avvocato Vincenzo Macari , è stato prosciolto dall’accusa di rissa aggravata. A fronte della sentenza del proscioglimento del Gup Efisia Faviani la Procura dei Minorenni ha proposto ricorso in Appello. Un’altra ferita che torna ad aprirsi e a sanguinare. Sotto ogni profilo.

Intervista a Civita Di Nucci, mamma di Romeo Bondanese