Gaeta / Revocata la confisca della Pizzeria “Rosso Margherita”

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GAETA – La Pizzeria “Rosso Margherita” in piazza XIX Maggio a Gaeta non è mai stata nell’orbita della camorra e, in particolar modo, del clan degli “Scissionisti”. A sentenziarlo, dopo una lunga ed aspra battaglia giudiziaria, è stata la quarta sezione penale della Corte di appello di Roma che, accogliendo una precisa istanza degli storici titolari del locale, Gennaro Caforio e Lucia Sciortino, entrambi assistiti dall’avvocato Luca Scipione, ha revocato il provvedimento di confisca di primo grado emesso il 15 luglio 2020 dal presidente della sezione misure di Prevenzione del Tribunale di Roma Guglielmo Muntoni.

A revocare materialmente la confisca del locale ubicato in piazza XIX Maggio, nei pressi del palazzo municipale di Gaeta, sono stati nelle giornate di venerdì e sabato gli stessi agenti del Gico della Guardia di Finanza che hanno restituito ai coniugi Caforio-Sciortino, oltre che la pizzeria “Rosso Margherita”, il suo intero capitale sociale ed il patrimonio aziendale. L’iniziale provvedimento di sequestro scattò il 26 luglio 2018 e ad emetterlo fu proprio il giudice Muntoni nell’ambito di una delicatissima inchiesta anti camorra “Babylonia” che culminò con il sequestro, ai danni di Gaetano Vitagliano ed Andrea Scanzani, di attività commerciali e di beni, per lo più operanti a Roma, per un valore di circa 300 milioni di euro. Tra questi gli storici bar romani “Mizzica!” in via Catanzaro e piazza Acilia, il locale della movida “Macao” di via del Gazometro e la nota catena di bar “Babylon Cafè”. A Gaeta giunsero i Carabinieri del Reparto Operativo e del Nucleo investigativo e gli agenti Gico delle Fiamme Gialle per notificare il sequestro preventivo ai danni della pizzeria “Rosso Margherita” che, continuando – come detto – a svolgere la propria attività sotto il diretto controllo di un amministratore giudiziario, avrebbe fatto parte di un elenco in cui campeggiavano 10 società di capitali, per un valore complessivo di circa 6 milioni e mezzo di euro.

Quel sequestro fu il prosieguo delle indagini che, assestando un duro colpo a due sodalizi criminali con base a Roma e Monterotondo, avevano portato nel 2017 all’esecuzione di 23 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Roma su richiesta della Dda, nei confronti di altrettanti appartenenti a due distinte associazioni per delinquere dedite all’estorsione, all’usura, al riciclaggio, al reimpiego di denaro e beni di provenienza illecita, al fraudolento trasferimento di beni e valori, con l’aggravante del metodo mafioso. Dal luglio 2018 iniziò contestualmente una battaglia legale dei coniugi Caforio-Sciortino che, ritenuti erroneamente gli intestatari fittizi della pizzeria di Gaeta, furono ridotti ina precaria situazione economica. Il 9 settembre 2019 un’importante sentenza della Corte di Cassazione annullò con rinvio il provvedimento di conferma del sequestro di prevenzione, ma, malgrado ciò, la sezione Misure di Prevenzione di piazza Clodio, presieduta sempre dal dottor Guglielmo Muntoni, dispose con un decreto del 15 luglio di due anni fa la confisca della pizzeria di Gaeta. Per i coniugi Gennaro Caforio e Luca Sciortino scattò, subito dopo il sequestro del luglio 2018, l’amministrazione giudiziaria della loro attività affidata ad un soggetto terzo e arrivarono anche non poche criticità contabili, provvedimenti ingiusti che ora, attraverso l’avvocato Luca Scipione, costituiranno un’iniziativa di rivalsa nei confronti dello Stato per dimostrare che l’attività di piazza XIX Maggio era stata creata col sacrificio del proprio lavoro e dei propri sforzi finanziari.

Il provvedimento di confisca di due anni fa suscitò molte polemiche. Alcuni soggetti destinatari del provvedimento si rivolsero alla trasmissione Mediaset “Le Iene”, altri ingaggiarono una manifestazione di protesta dinanzi al tribunale capitolino e qualcuno presentò una denuncia alla Procura della Repubblica di Perugia, che – come competente sull’operato dei magistrati romani – ha aperto un fascicolo di indagini nei confronti del presidente Guglielmo Muntoni e di uno degli amministratori giudiziari. “Manifestammo le nostre fondate riserve di natura procedurale già in occasione della decisione della quinta sezione penale della Corte di Cassazione di annullare la sentenza della quarta sezione della Corte di Appello che aveva respinto il primo reclamo presentato immediatamente al sequestro- ha commentato l’avvocato Luca Scipione – Il nuovo esame ordinato dalla Cassazione ha riguardato proprio i presupposti che hanno portato il Tribunale di Roma a sequestrare prima e confiscare la nota pizzeria ai Caforio dalla sera alla mattina. La sentenza del giudici d’appello ha evidenziato il clamoroso e plateale errore compiuto che, rimarcato attraverso la produzione di una copiosa documentazione contabile e finanziaria, meriterà ora di essere risarcito davanti ad un Tribunale civile”.