Cassino / Delitto Serena Mollicone, l’audizione del criminologo Carmelo Lavorino [VIDEO]

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CASSINO – Quindici buone ragioni per escludere il coinvolgimento di Franco, Marco e Annamaria Mottola nell’omicidio di Serena Mollicone. Ha tentato di evidenziarle il professor Carmelo Lavorino, il criminologo di fiducia nominato dalla famiglia Mottola intervenuto nella nuova e lunga udienza, la 41°, del processo per il delitto della studentessa di Arce. 

Lavorino, affiancato dall’ingegnere Cosmo Di Mille e dal tecnico informatico Gaetano Bonaventura, ha sintetizzato la sua audizione con un attacco alla Procura di Cassino sulla presunta arma del delitto: “La porta rappresenta la principale catastrofe investigativa sinora eseguita” . E l’ha spiegato: non ci sono tracce o impronte digitali dei principali imputati lungo il nastro adesivo e sul filo di ferro con cui furono immobilizzati, dopo il delitto, il capo e gli arti, inferiori e superiori, di Serena. I 23 frammenti di legno trovati sullo scotch non sono compatibili con quello della porta contro la quale sarebbe stata sbattuta Serena nel corso dell’aggressione e molti di loro sono stati rinvenuti soltanto sul nastro adesivo che avvolgeva una busta di plastica utilizzata per coprire il volto di Serena. L’urto poi non provocato alcuna lesione alla spalla della vittima… 25 centimetri piu’ in basso. La studentessa con questa parte del corpo avrebbe dovuto colpire la stessa porta. La stessa altezza di Serena non e’ stata compatibile  con il punto della porta dell’alloggio sfitto della caserma di Arce contro la quale sarebbe stata spinta la ragazza. L’ingegner Di Mille, a tal riguardo, ha escluso che l’urto contro la porta possa aver provocato a Serena una frattura nella sua zona temporale sinistra.

Per Lavorino, insomma, la Procura nel corso di questi anni ha commesso errori di metodo con un’altra clamorosa considerazione; chi ha ucciso Serena, tuttora ignoto e non imputato, poteva nutrie qualche interesse affettivo, non corrisposto, nei confronti della vittima che al momento era nuda o seminuda. Lavorino ha anche messo in discussione le risultanze medico legali cui è giunta la Procura in ordine sulla presunta ora del delitto. Semplicemente perchè non esiste un video recante la data del giorno in cui venne effettuata l’autopsia… A dire del perito della famiglia Mottola  non è vero che Carmine Belli, poi indagato ma prosciolto nei tre gradi di giudizio per il delitto di Serena, abbia avvistato la studentessa il 31 maggio 2001. Il carrozziere si è soltanto sbagliato anticipando di 24 ore il presunto avvistamento.  Il giorno dei funerali di Serena, poi, suo padre Guglielmo fu prelevato in chiesa dal maresciallo Mottola.

Per Lavorino, poi protagonista di un durissimo contro esame con i Pm Maria Beatrice Siravo e Carmen Fusco, non fu compiuto alcun depistaggio per tentare di coinvolgere il maestro di Arce nell’omicidio della figlia. Quell’ordine arrivò dall’allora comandante dei carabinieri di Pontecorvo, il capitano Trombetti, a sua volta incaricato dalla Procura di Cassino. Secondo molti testimoni Marco Mottola il 1 giugno 2001 sarebbe stato sorpreso a litigare con Serena. Un indizio ? Il colore dei suoi capelli, mesciati e biondi. Il professor Lavorino ha rivelato che 80 foto sequestrate al fotografo della redazione di Frosinone del quotidiano “Il messaggero” in occasione dei funerali di Serena ritrassero Marco Mottola con i capelli decisamente piu’ scuri.

Con un’altra accusa frontale alla Procura che, a muso duro, non ha escluso di promuovere una denuncia per calunnia: le foto scattate in quei giorni a Marco Mottola sarebbe state manipolate per adeguarle alle ricostruzioni somatiche dei testimoni interrogati dagli investigatori. L’ultima verità di Lavorino – che ha raccontato il suo lungo interrogatorio nell’intervista video allegata – ha riguardato il giorno presunto dell’omicidio di Serena. Non potrebbe essere stato il 1 giugno di 21 anni fa. Il giorno dopo, e cioè quando erano state avviate le ricerche, il cadavere di Serena non c’era tra alcuni rami ed elettrodomestici abbandonati nel boschetto di Fonte Cupa. E a dichiararlo alla corte d’assise del tribunale di Cassino – ha concluso il criminologo Lavorino – sono stati gli stessi Carabinieri…

La criminologa Roberta Bruzzone rappresentava in aula Armida Mollicone ed è stata durissima contro il collega della difesa: “Non ha detto nulla di nuovo – ha spiegato nell’intevista video – e sulla scorta poi di quale elemento tecnico nuovo”. Si torna in aula venerdì 17 giugno…

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