Gaeta / Al teatro Ariston il debutto dello spettacolo “Frankenstein tra Letteratura e Scienza”

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GAETA – Al Cinema Teatro Ariston la Cantina Teatrale la Luccicanza con “Frankenstein tra Letteratura e Scienza”.  Si terrà il prossimo 28 Aprile, in primo appuntamento, alle ore 20.30, e il 18 Maggio alla stessa ora la seconda serata, presso il Cinema Teatro Ariston di Gaeta, il nuovo lavoro della Cantina Teatrale La Luccicanza dal titolo “Frankenstein tra Letteratura e Scienza”. Con la Regia di Diego Sasso, in collaborazione con l’Associazione Salotto Culturale Koinè di Formia e la Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno di Gaeta, la pièce teatrale è ripresa, ispirata e adattata su uno dei romanzi più significativi della letteratura mondiale “Frankestein” di Mary Shelley.
“Con i costumi di Irma Fantasia, gli interpreti guideranno il pubblico nel racconto della nascita e la maturazione della scrittrice, in particolar modo tutte le influenze idealistiche e filosofiche che ella ha potuto vivere e sperimentare nella sua casa dove viene cresciuta dal padre, il filosofo e scrittore William Godwin. La storia romanzata si espande con la presenza in scena e a video di tutti i personaggi creati dalla scrittrice, che ripercorre, tutto l’assorbimento filosofico e scientifico che nella sua vita ha sperimentato traducendo una folgorante letteratura, dando voce, interiorità e ragioni verso una ricerca, della miglior condizione di vita in parallelo con la scienza che resta un modo per curare e conoscere a fondo la vita, ma non di rigenerarla artificialmente dalla morte” – spiega una nota che presenta l’evento.
Altra risorsa scenica di narrazione e riflessione è la storia personale del Dottor Frankenstein , il quale corrisponde alla bellezza, ma anche all’ossessione e a volte poca apparente moralità di uno scienziato che è ormai prigioniero della sua stessa ricerca per giungere e poi inseguire quella “scintilla” che lo porterà a conseguenze devastanti per lui e per i suoi cari, vittime di azioni malvagie che la Creatura compie, la quale di canto suo, soffre di essere stato così tanto voluto, ma poi abbandonato e infine ingannato perchè non corrisponde alla natura, alla presunta perfezione, ma che la stessa natura gli insegna ad amare, mentre gli uomini lo rifiutano e non accettano solo per le sue mostruose apparenze. Vicende dunque che porteranno Mary Shelley nel 1816 alla prima stesura del romanzo.
Un copione che sperimenta e fonde i due linguaggi, mescolandoli in alternanze di scene che vedranno lo spettatore passare, dalla visione viva del palco, alle proiezioni cinematografiche inedite nello svolgimento di 2 serate capaci di essere legate, ma allo stesso tempo, indipendenti tra loro” – conclude.