Cassino / Delitto Serena Mollicone: spunta materiale pedopornografico, nuove indagini della Procura di Napoli

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CASSINO – “Quelle foto non hanno nulla a che fare con l’omicidio di Serena Mollicone ma vanno allegate al procedimento in corso per meglio inquadrare la personalità dell’imputato”. Lo ha proposto il presidente della Corte d’assise del Tribunale di Cassino Massimo Capurso nel corso della nuova udienza del processo per la morte della studentessa di Arce. E’ stata caratterizzata dalla deposizione del vice brigadiere dei Carabinieri Luigi Giobbe che, in occasione nel 2016 della riapertura delle indagini, sequestrò a Teano (Ce) il telefonino dell’ex Comandante della Caserma di Arce Franco Mottola.

Dalla sua memoria sono spuntate ben 29mila tra immagini e video, otto delle foto hanno un contenuto pedopornografico e – secondo il presidente Capurso – potrebbe avere un interesse investigativo. A causa di questo ritrovamento il Maresciallo è indagato a piede libero dalla Procura di Napoli nord che peraltro ha già notificato l’avviso della conclusione delle indagini preliminari. A rivelarlo è stato nel suo interrogatorio il sostituto procuratore Carmen Fusco che ha specificato come dall’esame della memoria del telefonino del maresciallo Mottola abbiano destato interesse anche un video che ritrae un ragazzo picchiare una donna ed una foto di repertorio di Yara Gambirasio.

Davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Cassino è comparso, in qualità di teste, anche l’attuale vice sindaco e assessore alle politiche sociali e all’ambiente del comune di Arce, Sisto Colantonio. All’epoca dei fatti – il 1 giugno 2001 – Colantonio gestiva stretti rapporti amicali e di conoscenza con la famiglia Mottola e ha rivelato che il Comandante dei Carabinieri di Arce avrebbe voluto acquistare un agriturismo. La trattativa con un generale dell’Arma non andò in porto a differenza di quella da lui avviata. L’attuale vice sindaco di Arce, presente alla festa del 40° compleanno di Annamaria Mottola il 4 maggio 2001 organizzata presso l’appartamento sfitto della Caserma, ha dichiarato di non ricordare se la porta del bagno fosse rotta un mese prima del delitto di Serena. E tantomeno di aver visto prima del 1 giugno Franco Mottola con la mano ferita per il pugno che il Maresciallo dice di aver dato alla stessa porta durante una lite con il figlio Marco, anch’egli indagato con la madre Annamaria.

Alcune dichiarazioni rese dal vice sindaco Colantonio non hanno convinto i giudici della Corte D’assise del Tribunale. A suo dire il teste si sarebbe contraddetto in due momenti. Nel primo quando ha affermato, contrariamente a quanto dichiarato alla Procura nel 2018, di aver visto Annamaria Mottola la sera del 1 giugno 2001 presso un bar di Arce. Nelle dichiarazioni rese quattro anni fa Colantonio disse alla dottoressa Beatrice Siravo che per raggiungere l’abitazione privata della famiglia transitò all’interno degli uffici della caserma dei Carabinieri di Arce quindi effettuando un percorso interno. Nella sua deposizione di venerdì’ ha affermato il contrario. Non è tardato ad affiorare il risentimento del presidente Capurso che ha anticipato la volontà di mandare una copia della deposizione di Colantonio in Procura per valutare l’ipotesi della falsa testimonianza.

Alla festa del 40° compleanno della donna partecipò anche la sorella dell’attuale vice sindaco di Arce, Annarita. Frequentava molto la moglie dell’ex comandante con la quale aveva parlato due volte il giorno della scomparsa e del delitto di Serena. La signora Colantonio lavorava all’epoca presso la filiale di Arce dell’Unicredit e ha ammesso davanti ad un estratto conto che nell’ora presunta del delitto di Serena uno dei cinque imputati, il luogotenente Vincenzo Quatrale, si trovasse all’esterno della Caserma per sbrigare un servizio per conto del comandante Mottola ed effettuare per sé un prelevamento di 500 mila lire.

Guido Sabino Zanni, all’epoca era titolare di una concessionaria automobilistica a Teano (Ce), località d’origine del Maresciallo Mottola. Qui nel 2005 il comandante Mottola acquistò una nuova auto, una Lancia Libbra, e chiese di lasciare per un periodo in custodia la sua precedente auto, una Lancia K, perché ormai, sprovvista del motore, non era più funzionante. La Lancia K, che secondo le indagini sarebbe stata utilizzata per trasferire il corpo di Serena nella notte tra il 1 ed il 2 giugno 2001 nel boschetto di Fonte Cupa, fu portata via da un carroattrezzi su richiesta di Mottola per essere rottamata . La difesa dell’ex Comandante sostiene che le due targhe siano state correttamente consegnate ma alla Procura di Cassino non risulta alcun tipo di demolizione sul piano amministrativo della Lancia K.

Si tornerà in aula il prossimo 18 marzo per ultimare l’esame la lista testi dei Pm Beatrice Siravo e Carmen Fusco ed iniziare quello della parte civile (rappresentata dall’avvocato Dario De Santis) dello zio di Serena Mollicone e della professoressa Elisa Magni, l’entomologo forense sarà collegata in video conferenza dall’Università di Perth, in Australia, dove si è trasferita qualche anno.