Formia / Eccidio nazista della Costarella, settantottesimo anniversario della strage di Trivio

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FORMIA –  Essere soltanto italiani. Anche Formia ben 78 anni fa di questi giorni ha conosciuto la tragicità di un eccidio nazista, una strage che, avendo anche le ferite aperte e sanguinanti per un’intera comunità, rievoca molto quella di Sant’Anna di Stazzema o, quella più nota, delle fosse Ardeatine a Roma. Erano trascorsi due mesi dall’armistizio che i tedeschi cominciarono a minare i principali nodi di collegamento e i centri di telecomunicazione di Formia e del Golfo mentre gli alleati anglo-americani avviarono i loro devastanti bombardamenti dal mare. Per i tedeschi l’affronto del tradimento fu talmente duro, insopportabile, da digerire che nella frazione collinare di Maranola il 17 ottobre 1943, a distanza di poche ore, vennero fucilati due antifascisti come Antonio Ricca e Aurelio Pampena.

Anche nella vicina Trivio il timore degli uomini di essere rastrellati e mandati a lavorare al fronte, esposti a continui bombardamenti e mitragliamenti, era fondato e nell’aria. Per rappresaglia contro le continue azioni di sabotaggio, la mattina del 26 novembre 1943, più di cinquanta “SS”, agli ordini del tenente Kramer, dopo aver bloccato le vie d’accesso e circondato i borghi collinari di Castellonorato, Maranola e Trivio, fecero irruzione nelle case rastrellando tutti gli uomini, compresi i vecchi e gli inabili. Dappertutto pianto e disperazione. Solo pochi uomini, alle prime avvisaglie, riuscirono a dileguarsi in località Costarella, alle spalle del centro storico di Trivio, ma, inseguiti dalle belve naziste ormai fuori controllo, furono catturati e fucilati barbaramente.

Ripetere i loro nomi a distanza di 78 anni provoca per chi li ha conosciuti sentimenti di commozione e di pianto. Si trattò di Angelo Nocella, di 34 anni, di Luigi, Giovanni, Francesco e Ersilio Filosa, rispettivamente di 30, 73, 38 e 18 anni, di Antonio Guglielmo, di 38 anni, di Salvatore Marciano di 37 anni e di Alfredo Lagni, di 35 anni. I loro corpi quel giorno furono lasciati a terra fino a tarda sera, malgrado il pianto disperato e le implorazioni dei familiari. Seguendo il loro bieco costume, i tedeschi effettuarono un massiccio rastrellamento nel cuore di Trivio, radunarono tutti gli uomini, circa 400, nella piazza del paese, quella intitolata a S. Andrea, e davanti al cimitero di Maranola, in località “Muntagnano” , furono caricati sulle camionette colme di soldati armati fino ai denti, incolonnati alla volta di Formia. Ovunque grida e pianti e poi il compito doloroso di recuperare in località Costarelle, una collinetta che, come detto, sovrasta il centro di Trivio ai piedi di Monte Redentore, i corpi rimasti senza vita, tra gli arbusti, di Angelo, Luigi, Giovanni, Francesco, Antonio, Salvatore e Alfredo Lagni e Ersilio. Era, quest’ultimo, il più piccolo di tutti: aveva appena compiuto 18 anni. I giovani fanatici soldati tedeschi se ne andarono ripetendo con ossessione: “Tutti kaputt !”. Ora Formia, a distanza di 78 anni, si appresta,nonostante il ritorno di fiamma dell’emergenza epidemiologica legata al Covid, a rendere omaggio ai suoi martiri perché “non si può e non si vuole dimenticare”.

Domenica 28 novembre saranno ricordati e commemorati prima con una Santa messa alle 11.30 officiata da Monsignor Giuseppe Sparagna, e a seguire, con la benedizione e la deposizione di una corona d’allora ai piedi del monumento che l’amministrazione del sindaco Sandro Bartolomeo realizzò in stretta collaborazione con il centro socio culturale della seconda frazione collinare di Formia.

A partecipare a questo evento commemorativo per la prima volta in qualità di sindaco della città sarà il dottor Gianluca Taddeo che, accompagnato dal presidente del consiglio comunale Pasquale Cardillo Cupo e dai vertici della rinnovata amministrazione comunale, lancerà un appello: uno degli episodi più dolorosi della storia di Formia e dell’intero Golfo di Gaeta non si perda tra le nebbie della storia ma resti fisso nella coscienza delle nuove generazioni.

Di certo, quella di 78 anni fa fu una rappresaglia violenta, inumana e perpetrata a danno di civili che altra colpa non ebbero se non quella di essere italiani. L’istituzione comune dirà ancora ‘grazie’ a questi ragazzi di Trivio. L’eccidio della Costarella non ha avuto una natura bellica ma è stato il massacro di un gruppo di persone, inermi, per di più giovani, che hanno avuto la colpa di rappresentare la comunità di Trivio e, in particolare, di Formia.

La commemorazione di domenica sarà di stimolo perché il Comune si adoperi perché quello di Trivio venga annoverato tra i più cruenti eccidi nazisti consumati in Italia dopo l’8 settembre,magari istituzionalizzando la data del 26 novembre. Può diventare un momento di riflessione per l’intera comunità cittadina contro le devastazioni, umane e materiale, della guerra.

“Ci teniamo molto a questa giornata – sottolineano Luigi Saraniero e Alberto D’Angiò, attivissimo presidente e dirigente del Centro Socio Culturale Trivio – perché forte è la volontà di riscoprire e diffondere nei cittadini, soprattutto tra i più giovani, i valori profondi della nostra storia locale. Vogliamo ricordare ai nostri figli di non dimenticare il sacrificio di chi ha dato la sua vita per renderci liberi. Per Formia l’eccidio della Costarella è una cicatrice ancora aperta. Oltre alla ferocia mostrata dalle truppe tedesche, colpì la totale assenza di motivazioni. Non si trattò di una risposta ad un’azione militare, né di una punizione per atti di insubordinazione”.

Se il Comune spera che uno degli episodi più dolorosi della storia di Formia e dell’intero Golfo non si perda tra le nebbie della storia ma resti fisso nella coscienza delle nuove generazioni, il centro socio culturale di Trivio ha sposato e scolpito nella sua encomiabile attività aggregativa una frase di uno dei padri dell’Italia repubblicana e democratica, il costituzionalista Piero Calamandrei: “Dovunque un uomo è morto per riscattare l’Italia, bambini, andate lì perché lì è nata la Costituzione”.

Benedetta Magliocco, moglie di una delle otto vittime dell’eccidio, quando chiese ai tedeschi il corpo del marito, il loro rifiuto fu interpretato letteralmente in questo modo:” ‘I banditi non avere famiglia’. La verità è che gli otto civili fucilati sulla Costarella non partecipavano alla guerra e non proteggevano partigiani: furono vittima della ferocia dei regimi oppressivi, uccisi dall’insensata crudeltà della guerra…Quella vera.