Formia / Operazione “Touch & go”, rivinviata la lettura della sentenza per i fratelli Scotto

FORMIA – E’ stata rinviata lunedì al prossimo 6 luglio la lettura della sentenza del processo che si sta svolgendo con il rito abbreviato davanti il Gup del Tribunale di Roma Angela Gerardi nei confronti dei 9 degli 21 imputati che il 1 luglio 2020 furono arrestati dai Carabinieri della Compagnia di Formia e del comando provinciale di Latina nell’ambito dell’operazione anti droga “Touch & Go”. Se il Pm della Dda di Roma Corrado Fasanelli nella sua requisitoria aveva chiesto quasi 95 anni di carcere, il Gup Gerardi ha chiesto di posticipare la sua sentenza alla luce della arringa fiume dei legali dei principali imputati. Si tratta dei fratelli napoletani Domenico e Raffaele Scotto – nei confronti dei quali sono stati chiesti rispettivamente 20 e 18 anni di reclusione – difesi dagli avvocati Pasquale Cardillo Cupo e Domenico Dello Iacono. Nelle loro lunghe arringhe è stato contesto l’impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia, dall’ipotesi dell’associazione a delinquere al ricorso delle aggravanti che hanno portato il pm Fasanelli a chiedere nei loro confronti una maxi condanna.

Secondo le risultanze investigative condivise dalla Dda i fratelli Scotto avrebbero capitanato e gestito un sodalizio che, da anni, dal 2015 in poi, avrebbe coordinato a Formia e a Scauri un collaudato sistema specializzato nello spaccio di cocaina, hashish, marjuana e shaboo per conto di due clan dominanti nel quartiere napoletano di Secondigliano, i Licciardi prima e, dopo la sua trasformazione, i “Sacco Bocchetti” poi. Il Pm Fasanelli ha ribadito come l’organizzazione avesse compiuto altri reati: dalla detenzione di armi e materiale esplodente alle lesioni, dalle minacce alla violenza, aggravata dal fatto di aver agito con metodo mafioso.

La sentenza del 6 luglio è attesa ora anche per Stefano Forte, di Minturno, per il quale (è difeso dall’avvocato Massimo Signore) è stata chiesta una condanna a 18 anni e 8 mesi di carcere. Più lievi le richieste di condanna per gli altri imputati: due anni per Diego Camerota di Scauri, otto anni e quattro mesi per Carmine Brancaccio, sempre di Scauri, diciassette anni e quattro mesi per Amedeo Prete di Napoli, sedici anni e otto mesi per Michele Aliberti di Napoli, quattro anni per Valentino Sarno di Napoli e tre anni per Massimiliano Mallo, anch’egli di Napoli.

Gli altri indagati di “Touch & Go” – Giovanni Nocella, Giuseppe Leone, Francesco Leone, Domenico De Rosa, Giuseppe De Rosa, Marco Barattolo, Armando Danilo Clemente, Giancarlo Di Meo, Daniele Scarpa, Raffaella Parente e Giuseppe Sellitto – hanno deciso di farsi processare con il rito ordinario dal Tribunale di Cassino (presieduto dal giudice Marco Gioia). Il processo proseguirà il prossimo 24 giugno quando saranno a disposizione le intercettazioni nel frattempo trascritte dai due periti incaricati di trascriverle. Il dibattimento, più articolato, proseguirà il 15 luglio e 9 settembre 2021 quando saranno sentiti numerosi testimoni e diversi ufficiali di polizia giudiziaria dei Carabinieri della Compagnia di Formia che coordinarono le indagini, ma anche diversi testimoni.

Secondo la tesi della Dda l’intera organizzazione aveva arruolato una serie di pusher, non solo di Minturno, ma anche di Formia, Gaeta e Sessa Aurunca, considerati di provata affidabilità e di esperienza nel remunerato attività dispaccio al minuto. A loro la droga necessaria per rifornire un mercato che appariva essere sempre più esigente – da qui il nome dell’operazione dei Carabinieri “Touch & go”, “prendi e vai” durante la stagione turistica e nei periodo festivi arrivava direttamente da Secondigliano e finanche dalla Spagna. Naturalmente i tossicodipendenti in ritardo con i pagamenti venivano minacciati e aggrediti e questo gruppo criminale era abile, se proprio necessario anche a ricorrere all’uso di armi e di materiale esplosivo. I Carabinieri, eseguendo le 22 misure restrittive, avevano anche sequestrato, oltre a 450 grammi di cocaina, 350 di marijuana, 100 di shaboo e a 9 chilogrammi di hashish, una pistola calibro 9X21 risultata rubata ma completa di caricatore e di 13 proiettili, due ordigni esplosivi di produzione artigianale mentre ad uno degli arrestati di Napoli è stata rinvenuta e sequestrata una pistola calibro 44 magnum con matricola abrasa, munita di 10 proiettili.

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