Impianto di cremazione di Gaeta, il Comune di Itri chiede l’accesso agli atti

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GAETA/ITRI – Anche l’amministrazione comunale di Itri vuole vederci chiaro sull’iter promosso dal comune di Gaeta per la costruzione, attraverso un progetto di finanza, di un impianto di cremazione nelle località Monte Sant’Angelo, Monte Bucefalo e San Martino, una zona agricola e tutelata sotto il profilo archeologico ai confini dei comuni di Gaeta, Formia e, appunto, Itri. Il sindaco aurunco Antonio Fargiorgio ha formalmente avanzato una richiesta di accesso agli atti all’amministrazione provinciale di Latina. In sede di conferenza di servizio l’ente di Via Costa – come aveva fatto rilevare l’avvocato Luca Scipione nel primo ricorso al Tar di alcuni privati – non aveva di fatto rilasciato alcun parere, a differenza di quanto erroneamente chiesto all’Autorità di Bacino dell’ Appenino centrale che non ha nessuna competenza ad esprimere pareri concernenti la realizzazione di un’ opera, pubblica o privata che sia, all’ interno di un’ area classificata nel Pai. Le minoranze al comune di Itri hanno chiesto un consiglio comunale straordinario in programma giovedì.

Intanto la Provincia ha fatto sapere di non essere stata invece invitata, in materia di difesa del suolo in ordine a “nuovi edifici di qualsiasi tipo e destinazione”, ad esprimere un parere per di più su una determinata area classificata nel Pai come a rischio frane, a rischio inondazione e a rischio idrogeologico. Intanto i cittadini residenti o proprietari dei terreni in località Monte Sant’Angelo al termine di un’assemblea hanno annunciato barricate. Hanno rimarcato come in Italia non esista una normativa uniforme che regoli l’installazione degli impianti di cremazione e le loro emissioni, paragonabili a quelle prodotte dall’incenerimento di rifiuti. Ogni Regione stabilisce limiti specifici in relazione alla localizzazione dell’impianto e alla tecnologia adottata. In base al Dpr 285/1990, i forni crematori vengono costruiti entro i recinti dei cimiteri e il progetto di costruzione è corredato da una relazione sulle caratteristiche ambientali del sito e tecnico-sanitarie dell’impianto e sui sistemi di tutela dell’aria. La legge 130/2001 prevede l’emanazione di un provvedimento interministeriale per definire le norme tecniche per la realizzazione degli impianti di cremazione rispetto ai limiti di emissione, agli ambienti tecnologici e ai materiali per la costruzione delle bare per la cremazione.

Questo provvedimento – hanno fatto rilevare i cittadini di queste tre contrade – non è mai stato emanato. In assenza di regole e limiti chiari si è sviluppata, in particolare anche nel Lazio e attraverso la finanza di progetto, una corsa all’installazione di crematori nei piccoli comuni attraverso l’occupazione di territori privi di pianificazione. Nelle località Monte Sant’Angelo, Monte Bucefalo e San Martino insistono piccole aziende agricole, che rivendono i loro prodotti nei mercati settimanali del comprensorio, i resti di una chiesa benedettina del XII secolo, un ricovero per i viandanti dipendente dal Santo Spirito In Sassia di Roma, un Torcolarium, diverse cisterne appartenenti probabilmente ad una villa rustica e diversi ponti di epoca romana. Si tratta di una zona quindi che, “attualmente lasciata al più totale abbandono senza illuminazione, gas, e altri servizi, meriterebbe per essere valorizzata ben altri tipi di investimenti. L’invito formulato all’amministrazione comunale di Gaeta è di favorire “vere condizioni di sviluppo, benessere collettivo ed occupazione stabile per la città. Queste terre hanno permesso, dopo il secondo conflitto mondiale, di sopravvivere, limitare l’emigrazione del dopoguerra. Una volta sradicati gli olivi delle famose olive di Gaeta l’agricoltura passò ai vigneti che necessitano di più servitù, allora famiglie intere quando possibile si trasferivano in campagna. Questa vallata era una festa, una casa pulita e rassettata, ricchezza di Gaeta che ha permesso noi di imparare leggere, scrivere, e soprattutto di parlare la nostra lingua madre. Noi gaetani a questa vallata dobbiamo moltissimo, non deve essere toccata da nessuno”.

Il progetto preliminare per la realizzazione di questo impianto di cremazione prevede un guadagno del privato che realizzerà l’opera di ben 18,3 milioni di euro in 30 anni. La struttura potrebbe arrivare a cremare anche 2.000 salme all’anno “con un solo turno di lavoro composto da soli tre operai”. Le stesse stime non sono promettenti: tra Formia, Itri e Gaeta nel 2019, secondo gli ultimi dati Istat, ci sono stati poco più di 600 decessi, pochi per rendere l’impianto economico in considerazione della percentuale di cremazioni oggi in Italia, poco più del 30% del totale dei decessi. I cittadini e i comitati civici della zona considerano l’aria il principale impatto ambientale di questo tipo di impianti. Durante la cremazione nei forni si producono inquinanti atmosferici, in particolare: polvere, monossido di carbonio, ossidi di azoto e zolfo, composti organici volatili, composti inorganici del cloro e del fluoro e metalli pesanti. Possono aggiungersi, inoltre, emissioni di mercurio (dall’amalgama presente nelle otturazioni dentarie), zinco (specialmente nel caso delle cremazioni di tombe estumulate), diossine-furani e Ipa.

I cittadini hanno anche rimarcato l’esistenza nella zona di molti pozzi artesiani, un’ingente falda acquifera, e il passaggio del torrente Rio Itri/Pontone che scorre a meno di 200 metri dall’area scelta per la costruzione dell’impianto .”In definitiva possiamo affermare che il forno non serve alla collettività, ma solo a quei privati che ci speculeranno sopra, e che come spesso accade in questi settori, fungeranno da lavatrici per denaro di dubbia provenienza – hanno sottolineato in una nota i residenti – Non ci piegheremo quindi al ricatto dell’amministrazione gaetana che, nemmeno davanti all’evidenza, ha avuto il buon senso di fare marcia indietro pubblicando celermente il bando per il project financing. Andremo avanti con la nostra petizione, annunciando che saremo presenti nel centro di Gaeta appena possibile con dei banchetti informativi per sensibilizzare l’opinione pubblica, raccogliere un adeguato numero di firme, lanciando già ora una grande manifestazione di tutti i cittadini del comprensorio, che porterà simbolicamente le firme fin sotto il Comune di Gaeta, per ribadire che i forni crematori non vanno costruiti dove c’è vita. Gli impianti di cremazione, inquinano e sono ormai superati. In Europa sono già state adottate tecnologie alternative, che non danneggiano l’ambiente. Tra queste, sottolineano, la cremazione a freddo «che non rilascia alcuna sostanza», oppure la tumulazione areata.