Tornano lì, ogni mattina, ogni giorno. Se non fisicamente, almeno mentalmente. Tornano a quella panchina – in pieno centro a Formia, dove la morte ha bussato alla vita del 17enne Romeo Bondanese – diventata ormai un simulacro. Sono i suoi amici o giovani coetanei – e non solo – che sembrano aver scelto quell’angolo di mondo per vivere e condividere l’intimità di un dolore così grande che sta facendo boccheggiare un’intera comunità.
Così mentre tutti i “luoghi” che la sofferenza è in grado di generare sono stati occupati, l’opportuno è parso prendere posto accanto a loro. Provare a leggere la loro commozione sommessa, celata dietro occhialoni scuri e sigarette tra mani tremanti, il pianto disperato di chi in ginocchio cedeva alla disperazione dell’incredulità. Provando ad “ascoltarli” ci si rende conto che i pensieri che abitano le loro menti non trovano ordine per venir fuori, differentemente dalle lacrime e i ricordi che di un ordine non hanno bisogno. Sgorgano, prendono forma e vivono.
E forse è per questo che vanno lì. Perchè è quel posto a dare forma al loro stato d’animo; perchè nonostante siano consapevoli dell’ineluttabilità del destino di Romeo, provano a riallacciare da lì l’eternità che intendono dare al loro amico. Lo racconta apertamente qualche bigliettino avvolto dai fiori bianchi: “muore solo chi viene dimenticato e il tuo ricordo sarà per sempre!”.
A pochi chilometri di distanza, contemporaneamente, i suoi compagni di classe, all’ IISS “G. Caboto” di Gaeta insieme al
“Dobbiamo come scuola e come società tutta lavorare ancora di più per parlare con i ragazzi, ascoltarli, guardarli negli occhi per cogliere i loro pensieri, le loro emozioni, le loro preoccupazioni. Come Caboto – spiega ancora la Dirigente della scuola – stiamo pensando di istituire la nostra giornata del ricordo: per non dimenticare il triste e doloroso accadimento, ogni 16 febbraio sarà dedicato ad approfondire i temi del bullismo, del cyberbullismo, del disagio giovanile, del rapporto giovani-adulti. Il sacrificio del nostro caro Romeo si trasformi in monito per i ragazzi: la violenza non ha mai né vincitori né vinti ma tutti sconfitti. Il dialogo, il confronto, il rispetto sono sempre le ‘armi’ adatte in ogni situazione”.
Amici, compagni di scuola, commercianti di quella via Vitruvio – e non solo – che insistono lungo il teatro di questa tragedia, il mondo delle tifoserie