Latina / Frode fiscale, arrestate 22 persone dalla Guardia di Finanza

Cronaca Latina

LATINA – Ha interessato anche il territorio di Latina, unitamente ad altre province italiane, il prosieguo dell’operazione di polizia giudiziaria che, promossa dal Comando provinciale di Brescia della Guardia di Finanza e denominata “Evasione continua”, nel febbraio 2020 aveva portato all’arresto di 22 persone smantellando un sodalizio criminale finalizzata alla perpetrazione di frodi fiscali. L’inchiesta ha conosciuto ora importanti sviluppi che si sono concretizzati con il sequestro di beni per circa 21 milioni di euro e all’esecuzione di 24 misure di custodia cautelare e all’applicazione di 2 misure interdittive dalla professione, nei confronti di altrettanti soggetti accusati di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. L’attività investigativa, coordinata dalla Procura di Brescia, ha visto il coinvolgimento di 104 persone fisiche e 126 società – tra ‘cartiere’ e imprese operanti in diverse province italiane, tra cui Latina – ha consentito di ricostruire un’imponente frode fiscale, ideata da professionisti bresciani e incentrata su un sistema di emissione di false fatture.

Se le frodi ai danni dell’erario ammontano a centinaia di milioni di euro, le fiamme Gialle di Brescia hanno appurato come questo meccanismo, ricorrendo a numerose società ‘cartiere’ italiane e straniere, abbia permesso di creare crediti Iva e di ricerca e sviluppo, poi utilizzati da clienti consapevoli per compensare i propri debiti tributari. In particolare, i professionisti coinvolti, con la preziosa collaborazione di alcuni complici che disponevano di svariate società ‘cartiere’ legalmente rappresentate da loro prestanome, fornivano alla clientela veri e propri ‘pacchetti fiscali’ relativi all’emissione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, alla vendita di crediti fiscali fittizi da utilizzare in compensazione mediante il meccanismo dell’accollo tributario e alla compensazione di crediti fiscali fittizi con debiti tributari, ricorrendo a sofisticate operazioni di cessione di rami d’azienda di società ‘cartiere’ ovvero di fusioni per incorporazione con le imprese interessate a ridurre la propria esposizione debitoria. La capacità dei professionisti di ideare sempre nuove ed evolute forme di frode fiscale ha consentito di fornire ‘servizi fiscali’ in grado di celare il meccanismo fraudolento e di renderne più difficile l’emersione a favore di clienti disposti – pur di abbattere le imposte dovute – a versare un corrispettivo pari al 50%-70% del valore nominale dei crediti tributari inesistenti.

Oltre a questi ‘servizi fiscali’, il sodalizio criminale si occupava anche di ‘ripulire’ i proventi illeciti delle frodi tributarie, attraverso il trasferimento di somme di denaro su conti correnti aperti presso istituti di credito maltesi, slovacchi, ungheresi e croati, a loro riconducibili, che poi venivano ‘monetizzati’ da ‘spalloni’, per essere infine restituiti agli evasori fiscali, come è stato dimostrato in occasione del sequestro della somma di 230.000 euro eseguita dai militari della Guardia di Finanza nei confronti di due sodali di rientro dalla Slovacchia dove si erano recati per prelevare il denaro. Un ruolo centrale nella ricostruzione delle movimentazioni finanziarie è stato fornito grazie alla stretta sinergia con le autorità giudiziarie straniere con cui è stata attivata un’efficace cooperazione giudiziaria, anche attraverso l’utilizzo dell’ordine
europeo di indagine che ha consentito alla Procura della Repubblica di Brescia e ai militari della guardia di finanza di delineare l’estensione dell’attività riciclatoria realizzata dai sodali e la destinazione finale dei proventi illeciti.

All’esito dell’indagine condotta è emerso che sono state emesse dagli indagati fatture per operazioni inesistenti per circa 270 milioni di euro, che hanno consentito di abbattere, complessivamente, un debito Iva per circa 47 milioni di euro ed evadere l’Ires per oltre 58 milioni di euro, oltre che di cedere crediti fittizi per 21 milioni di euro. L’indagine ha permesso di ricostruire minuziosamente tutte le fasi di trasferimento e di passaggio del denaro, nonché i ruoli dei vari indagati.