Scauri / Omicidio Campanale, arriva la sentenza: Di Caprio condannato a meno di 17 anni di carcere

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MINTURNO – Sedici anni e otto mesi. Con questa sentenza il Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera, al termine di una breve camera di consiglio, ha condannato Eduardo di Caprio, il 37enne che la serata del 25 gennaio 2019, a bordo della sua Ford Fiesta, in via Antonio Sebastiani a Scauri investì mortalmente Cristiano Campanale, di 28 anni e, subito dopo il fatto, brandendo un bastone, aggredì il fratello, Andrea, di 23 anni. Era molto atteso il pronunciamento del Gip Scalera perché in sede di requisitoria il sostituto procuratore Beatrice Siravo aveva chiesto la condanna massima per Di Caprio: l’ergastolo. E invece la difesa del commerciante, rappresentata dagli avvocati Pasquale Cardillo e Domenico Iaderosa, ha limitato i danni beneficiando di un sconto di un terzo della pena alla luce del rito abbreviato richiesto anche per la mancata derubricazione del reato di omicidio volontario in omicidio preterintenzionale oltre che per i reati di tentato omicidio e lesioni.

Il Gip ha riconosciuto all’unico condannato l’attenuante generica della sua incensuratezza, poi annullata dall’aggravante del mezzo insidioso, l’auto in corsa, utilizzato per investire mortalmente Campanale. Ma non è finita. La condanna è stata abbastanza articolata nel senso che Di Caprio ha subito anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il pagamento di un importante risarcimento danni da destinare ai genitori, ai fratelli e agli zii della vittima. In sede di replica gli avvocati Cardillo e Iaderosa hanno fatto di nuovo rilevare come l’investimento di Campanale non avrebbe dovuto conoscere un esito tragico e mortale. Doveva avere solo un carattere punitivo. Eduardo Di Caprio agì quella sera accecato dall’ira dopo aver ricevuto – secondo quanto ha riferito la difesa – alcuni messaggi whatsapp dal forte contenuto provocatorio per via di presunti sentimenti di rivalsa e gelosia legate alle rispettive attività lavorative e professionali. Ma questa attenuante generica non è stata riconosciuta dal Gip, dalle cui motivazioni , attese nei prossimi novanta giorni, la difesa deciderà se ricorrere in appello e far emergere il reale movente dell’investimento voluto ai danni di Campanale. Secondo Cardillo Cupo e Iaderosa la causa di quanto avvenuto la sera 25 gennaio del 2019 “non è ancora emersa dalle carte della Procura della Repubblica di Cassino”, la stessa che aveva disposto il giudizio immediato, by-passando l’udienza preliminare alla luce di un quadro probatorio definito invece “chiaro ed evidente”.

La sentenza del Gip Scalera era molto attesa dalle numerose parti civili. E tra queste una è quella rappresentata per conto di Andrea Campanale, parte offesa nel processo ma il primo a costituirsi parte civile contro l’imputato, affiancato dal fratello Francesco, dai genitori Mario e Maria Grazia e da due zii. I familiari della vittima, assistiti da un “pool” di legali davvero agguerrito come gli avvocati Roberto Palermo, Attilio Di Nardo, Francesco Ferraro e Piergiorgio Di Giuseppe, hanno chiesto che nel processo venisse coinvolta, nonostante il tipo di reato, la compagnia assicurativa dell’auto a bordo della quale si trovava Di Caprio. Ma, nonostante la citazione, la compagnia “Cattolica” con la quale appunto era assicurata l’auto dell’investitore ha declinato l’invito. L’obiettivo è chiaramente risarcitorio nei confronti della vittima.

Secondo la ricostruzione della Procura Di Caprio alla vista dei fratelli Campanale che, lo stavano attendendo sul marciapiede all’altezza del civico 401 di via Antonio Sebastiani – di fronte l’attività commerciale di famiglia – sterzò improvvisamente verso destra. L’utilitaria, alla velocità di 40 chilometri orari, abbattè un palo della segnaletica che, cadendo, investì in pieno Campanale tanto da riportare lo “sfacelo cranico-encefalico”. Il fratello non ebbe il tempo di difendersi e di allontanarsi e l’aggressione subita dal bastone che aveva con sé Di Caprio gli procurò lesioni giudicate guaribili in 15 giorni.