Sperlonga / Bambina morta in piscina, chiuse le indagini

Cronaca Sperlonga

SPERLONGA – Sara Francesca Basso è morta annegata perché trattenuta sul fondo della piscina da una forza di aspirazione pari a ben 480 chilogrammi. E’ l’inquietante considerazione a cui giunge il sostituto procuratore Valerio De Luca nella conclusione delle indagini preliminari nei confronti di tre delle persone indagate per la morte della 13enne originaria di Supino ma residente a Morolo annegata lo scorso 12 luglio nella piscina del “Grand Hotel Virgilio” di Sperlonga dove stava trascorrendo una breve vacanza con alcuni suoi familiari. Il magistrato titolare delle indagini consi-dera responsabili della morte della piccola Sara Francesca tre delle quattro persone sinora indagate: Mauro Di Martino e Francesco Saverio Ermini, rispettivamente 41 e 68 anni, amministratore di fatto e amministratore legale della società proprietaria dell’albergo di Sperlonga teatro della tragedia, ed Ermanno Corpolongo, 55 anni di Itri, il costruttore della piscina.

Se nella conclusione delle indagini preliminari è stata definitivamente stralciata la posizione del manutentore dell’impianto, Nicolangelo Viola di Gaeta (sinora difesa dagli avvocati Pasquale Di Gabriele e Renato Archidiacono), la Procura di Latina ha individuato due tipi di responsabilità che avrebbero provocato – a suo dire dopo le risultanze investigative cui sono giunti i Carabinieri e i suoi periti – il decesso di Sara Francesca. Corpolongo, assistito dall’avvocato Massimo Signore, avrebbe installato, per esempio, una piscina dotata di due vasche, una maggiore per la balneazione ed una minora e sopraelevata per l’idromassagggio che avrebbero avuto un difetto di realizzazione. “Le griglie erano piatte e non concave al pavimento come da regolamento” mentre la stessa piscina “era sprovvista di un interruttore generale e di un rilevatore del vuoto collegato alla linea di aspirazione fra la pompa e l’uscita di aspirazione in grado di spegnere le pompe in caso di superamento del valore impostato in caso di occlu-sione accidentale della griglia stessa”. “Non chiederemo né di essere sentiti né presenteremo memorie – dichiara l’avvocato Signore – Rappresenteremo importanti rilievi tecnici e giuridici in sede di udienza preliminare magari sollecitando i poteri del gup”.

Di Martino ed il suo suocero Ermini, entrambi difesi dagli avvocati Vincenzo Macari e Alfredo Zaza D’Aulisio, sono accusati, invece, di aver omesso di adottare nella gestione della piscina misure finalizzate a garantire il mantenimento delle condizioni di sicurezza a tutela degli ospiti. Una su tutte: la mancata presenza degli assistenti bagnanti abilitati alla vigilanza, alle operazioni di salvataggio e di primo soccorso. E ancora i titolari della struttura ricettiva di Sperlonga avrebbero commesso altre presunte omissioni come i “dovuti controlli” con conseguente predi-sposizione dei documenti di valutazione dei rischi connessi alla gestione dell’impianto “anche per la sua peculiarità, dotato di griglia di pavimento per l’aspirazione dell’acqua a servizio della vasca idromassaggio, e di un registro dei controlli”.

In quest’ottica la Procura sostiene che il “Grand Hotel Virgilio” non avrebbe garantito un’adeguata assistenza ai clienti attraverso la consegna di un regolamento della piscina o istallando cartelli indicanti le cautele da osservare per il suo utilizzo. Il sostituto procuratore Valerio De Luca, interessato a capire se questa immane tragedia potesse o meno essere evitata, aveva nominato i professori universitari Remo Calzona e Gabriele Novembri, chiamati a verificare il funzionamento del motore del ricambio dell’acqua, la potenza dell’impianto di aspirazione ma anche la funzionalità della griglia e dello stesso bocchettone che ha intrappolato sul fondo della piscina la povera Francesca Sara. Gli stessi esperti della difesa, probabilmente davanti al Gup in sede di udienza preliminare, cercheranno ora, naturalmente, di smontare, sul piano tecnico ed idraulico, le conclusioni ipotizzate dalla Procura attraverso le prime informative dei Carabinieri che avevano posto sotto sequestro la piscina.

Si tratta degli ingegneri Luca Scarsella – da anni uno più stretti collaboratori dell’ex comandante nazionale dei Ris dei Carabinieri, il Generale Garofalo, e impegnato nelle indagini di parte sul presunto omicidio a Siena dell’ex manager David Rossi del Monte dei Paschi di Siena – Daniele Sparagna e Giuseppe Ciorra. Anche la stessa famiglia Basso, attraverso l’avvocato Maria Minotti e Eleonora Pe-rinelli di Frosinone, ha nominato quale parte offesa l’ingegner Massimo Minotti. Insomma bisogna capire che se questa immane tragedia, sul piano tecnico, poteva essere evitata. Secondo la Procura di Latina no, ma le risultanze cui giungeranno ora i suoi consulenti saranno determinanti per gli sviluppi dell’intera inchiesta. Ma com’è deceduta Sara Francesca? Le conclusioni cui giunge il Pm De Luca sono raccapriccianti. La bambina rimase con una “coscia bloccata sul fondo della vasca dell’aspirazione della griglia a pavimento dell’impianto asservito alla vasca idro-massaggio, in posizione orizzontale – scrive il rappresentante della Procura – oppressa da una forza di aspirazione pari a 480 chilogrammi. Non vi fu nessuno nella prossimità della vasca in grado di spegnere prontamente l’impianto. L’unico inter-ruttore in grado di bloccare la pompa di aspirazione era posto nel locale tecnico a due metri 40 centimetri al di sotto del piano di calpestio senza alcuna indicazione. I bagnanti presenti, a fatica, dopo diversi minuti riuscirono a riportare in superficie la vittima”. Sara Francesca Basso aveva soltanto 13 anni…

Saverio Forte