Formia / Commemorazione di Michele Forte, il ricordo di Sandro Bartolomeo

Formia Politica

FORMIA – E’ vero, con i ‘se’ e con i ‘ma’ non si fa la storia ma quale sarebbe stato il destino politico-amministrativo di una città importante, come Formia, se fossero state esperite scelte più audaci nei confronti della quali non è stato manifestato il necessario coraggio? Nei giorni in cui il mondo politico, locale, provinciale, regionale e nazionale finanche nazionale commemora l’ex sindaco e Senatore Michele Forte, il cui nome è legato ad una neonata associazione culturale, hanno fatto rumore le dichiarazioni rilasciate al nostro portale da Enrico D’Angelis, l’ex capogruppo consiliare di Alternativa per Formia (la lista civica che nella seconda metà degli anni ottanta rappresentava in consiglio comunale l’allora esperienza politica ed umana del Partito Comunista), ex assessore, ex capogabinetto del sindaco Sandro Bartolomeo e ora capogruppo di una delle quattro formazioni della maggioranza del neo sindaco Paola Villa che nei confronti del compianto Senatore Forte “è mancata una sinistra adulta e matura”. D’Angelis si riferisce ad un preciso momento storico risalente a 16 anni fa.

Forte da due anni sedeva a Palazzo Madama grazie ad un accordo elettorale all’interno del centrodestra che gli aveva garantito il collegio uninominale della provincia, da due anni governava il comune di Formia un aiuto primario del pronto soccorso dell’ospedale Dono Svizzero ad immagine e somiglianza del parlamentare di Maranola, il dottor Antonio Miele. Nel febbraio 2003 ci fu una rivolta all’interno della maggioranza polista formiana e Forza Italia dell’allora assessore ai Lavori Pubblici e futuro consigliere regionale Pino Simeone staccò la luce al sindaco Miele. Le elezioni del maggio 2003 rappresentarono il momento clou della crisi del centro destra. Il ballottaggio lo guadagnarono l’ex sindaco Bartolomeo e, appunto, l’azzurro Simeone e cosa fece il senatore Forte? Appoggiò con i suoi determinanti voti il neuropsichiatra infantile che divenne per la terza volta sindaco della città. In questo momento la sinistra – o il centrosinistra formiano – avrebbe dovuto riconoscere politicanente Michele Forte cogliere, senza timore, “l’occasione per avviare davvero un grande accordo programmatico di legislatura e di prospettiva”.

Per D’Angelis il centrodestra a Formia, all’amministrazione Provinciale e la guida stessa di quel colosso economico-imprenditoriale come Acqualatina non avrebbe più rispecchiato lo schema dello schieramento a livello nazionale. Il rieletto sindaco Bartolomeo è stato frenato dalla parte radicale (Francesco Carta) del suo partito, i Democratici di Sinistra, o di quella frangia estrema della coalizione che era tornata al governo grazie ai voti del Senatore Udc?

Sandro Bartolomeo

Sandro Bartolomeo ha accettato di parlare senza “peli sulla lingua” e sostiene come la storia politica di una città non si possa riscrivere con le preposizione ipotetiche. Dieci anni più giovane del compianto Senatore Forte, Bartolomeo è in consiglio è entrato cinque più tardi (nel 1980) rispetto al dipendente Enel della centrale nucleare del Garigliano: “Nel 1993 il centro sinistra si affermò in netta contrapposizione al centrismo assoluto dell’allora Dc. Fu l’inizio di un fase di cambiamento profondo e non solo a Formia – ricorda quasi commesso in riferimento alla sua storica prima volta alla testa di quel “Progetto per Formia” che anticipò di tre anni l’Ulivo Prodiano – Nel 1997 il centro destra , nonostante si fosse ricompattato su Aldo Zangrillo, perse nettamente le elezioni , segno che il cambiamento era stato percepito. Nel 2003 la rottura del centro destra non avvenne per un cambio di linea politica dell’allora Udc ma per problematiche tutte interne alla colazione del centro destra. Tant’e che alle elezioni provinciali immediatamente successive l’Udc di Michele rientro’ immediatamente nell’alveo della sua collocazione naturale ed il Senatore Forte divento il Presidente del Consiglio di quella Provincia. D’altronde la collocazione nazionale di quel partito non avrebbe consentito scelte diverse e non dimentichiamoci che Forte – ricorda Bartolomeo – era stato eletto senatore con i voti determinanti di Forza Italia. Più che le volontà dei singoli contarono le collocazioni politiche e partitiche e , a mio parere , e’ stato un bene – replica al suo storico capogabinetto che non si siano create commistioni di altra natura. Ciò non ci ha impedito di collaborare su temi importanti, vedi la Pedemontana: cambiammo tracciato e progetto su impulso dell’Anas e dello stesso Michele, poi i soldi non si trovarono e tutto scemo’.

Si ricordi che eravamo contrari al percorso della strada ma il sottoscritto e la sua maggioranza approvarono il nuovo progetto. Ma ci furono anche differenze profonde , di visione e di prospettiva: evidenziarle non significa fare torto a nessuno , ma restituire alla verità anni di contrasto politico ma anche di importanti realizzazioni per Formia. Leggere con gli occhi di oggi i problemi di circa 20 anni può provocare effetti distorsivi e non restituirci un quadro esatto di quella fase e di quelle dinamiche politiche. Voglio dire che quello che oggi può’ apparire possibile non lo era certamente in altre fasi del confronto politico. Un esempio? Nel 2018 Casini, il vero mentore politico di Michele , è diventato senatore del Pd nella rossa Bologna , ve lo immaginate nello stesso ruolo 10 anni prima?”

Sandro Bartolomeo non vuole anteporsi allo svolgimento della storia della città che ha guidato in ben quattro mandati ma un “cruccio” l’ha conservato nel suo bagaglio di sindaco, di politico e di uomo: la costituzione di parte civile della sua Giunta contro gli uomini politici che nel marzo 1993 furono arrestati, su ordine dell’allora Sostituto Procuratore Pietro Allotta, nel filone principale di quella “tangentopoli formiana” che lo stesso Tribunale di Latina ha accertato come non ci sia mai stata. “Che vuole che dica, quella delibera nel 2019 non la proporrei e non la voterei più. E’ antistorica, direi inutile e superflua. Perché la votammo? Semplice, non ce lo chiedeva la politica, tutt’altro, ma l’opinione pubblica, un certo modo di vedere e giudicare la politica in modo giustizialista. Dovetti quasi quasi indirizzarmi verso quel vento che aveva consentito la mia prima elezione a sindaco. Pentito? Nessuno lo sa ma io fui citato come teste da Michele nel principale processo in cui fu imputato e, giurando, feci in Tribunale a Latina una dichiarazione a suo favore. Per me quella fase della storia termina lì”.

Michele Forte è scomparso per un improvviso malore la mattina del giorno del suo onomastico, il 29 settembre 2016. Il Senatore ed il sindaco in carica di Formia in quel momento si sarebbe dovuti incontrare, dopo una telefonata ricevuta da Bartolomeo, “entro un paio di giorni”. Questo faccia a faccia, forse, avrebbe cambiato di nuovo il corso della vita politico-amministrativa. Bartolomeo guidava una maggioranza sfilacciata, in affanno sul piano politico e programmatico e avrebbe garantito l’ingresso in maggioranza di una forza politiica, l’Udc, che il 4 dicembre 2016 avrebbe votato a favore i quesiti referendari proposti dall’allora premier e segretario nazionale del Pd Matteo Renzi. I presupposti per avviare una collaborazione a distanza c’erano tutti anche se il Senatore sapeva della contrarietà di tre quarti del suo partito a virare a sinistra. Il Pd per il Senatore Forte meglio della Lega? Quell’incontro, che non c’è mai stato, avrebbe permesso a Bartolomeo di ricandidarsi a sindaco alle amministrative del 2018 con Michele Forte desideroso di “chiudere” la sua carriera politica alla guida del consiglio comunale di Formia? Questi interrogativi, purtroppo, non avranno mai una risposta. Una certezza c’è: “Domenica sarò all’incontro in ricordo di Michele e ringrazio la famiglia per avermi invitato – conclude Sandro Bartolomeo – Lo faccio con grande rispetto per la persona e con affetto , certo che lui di sarebbe comportato allo stesso modo”. Altra politica…

Saverio Forte