Piano occupazionale, Cecere: “si cominci da Gaeta”

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GAETA – E’ rimasto finora sulla carta il piano occupazionale promesso dall’assessore Regionale Lucia Valente e dal presidente della provincia Eleonora Della Penna all’indomani della visita del ministro del lavoro Giuliano Poletti. La mancanza di risposte su in territorio dove la desertificazione industriale tarda ad arrivare sono lasciate perlopiù al coraggio di singoli imprenditori, ma non si intravedono segnali di ripresa a livello provinciale. Concertoni e manifestazioni del primo maggio devono fare i conti con la disoccupazione dilagante e l’impoverimento di ampi strati sociali.

“I dati ufficiali sugli ammortizzatori sociali – si legge in una nota di Femca Cisl Latina – sono spietati e ci parlano di un aumento delle ore di cassa integrazione ordinaria in tutti i settori produttivi rispetto al 2014, di una disoccupazione, specie giovanile, più alta rispetto al resto della regione, di un tessuto economico giunto ormai al collasso. Il sindacato, da tempo, ha indicato delle strade e dei modelli da seguire per contribuire a far uscire la provincia dalla crisi, ma vediamo che il tempo passa e nulla si concretizza.

Come Cisl abbiamo più volte sottolineato l’importanza delle politiche attive per il lavoro come elemento di rilancio, nella consapevolezza che i lavoratori non possono continuare a rimanere a vita ancorati agli ammortizzatori sociali, ma debbano utilizzare questi periodi per studiare e formarsi, in una logica di politiche attive per il lavoro che dia loro nuove e diverse prospettive occupazionali. Le nuove regole del mercato del lavoro, impongono a tutti un diverso modo di affrontare la situazione, perchè tutelare i lavoratori vuol dire tutelare il mercato stesso, utilizzando iniziative che siano di stimolo e sostegno come avviene nel Nord Europa dove, in moltissimi casi, i lavoratori sono parte attiva nelle politiche di condivisione e gestione degli obiettivi aziendali. Obiettivo ancora lontano per il nostro Paese.

Parlare di politiche attive per il lavoro significa affrontare un cambiamento radicale che mette in gioco anche interessi economici consolidati, cosa questa che ha bisogno di essere effettuato di concerto con le istituzioni, troppo spesso prodighe di parole e rassicurazioni, ma avare di fatti concreti. Lo scorso mese di marzo in un incontro pubblico a Latina, durante il quale sono state presentate le criticità del nostro sistema produttivo provinciale, il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti si espresse sulla necessità di avviare, proprio nella nostra provincia, un’esperienza “pilota” per le politiche attive per il lavoro, superando il tema della crisi e puntando invece a valutare, di comune accordo con il Ministero dello Sviluppo Economico, gli strumenti necessari per intervenire anche attraverso la sinergia con gli enti locali e con i rappresentanti dei lavoratori e delle associazioni di categoria.

L’assessore regionale al lavoro Lucia Valente e il Presidente della Provincia Eleonora Della Penna, si erano dette pronte ad attivarsi per stilare un piano operativo in cui coinvolgere i due Ministeri per dare concretezza all’intesa raggiunta in quell’incontro, tanto che, nei giorni successivi, fu annunciata la data del 20 aprile come giorno dell’incontro.

“Siamo arrivati al 1 maggio e nulla si è visto – commenta Roberto Cecere coreggente della Ust Cisl di Latina – attendiamo ancora la convocazione e soprattutto di capire se a questo laboratorio pilota, del quale parlava il ministro, le istituzioni hanno intenzione di dare voce, gambe e fiato per farlo decollare e andare avanti. Come sindacato siamo pronti alla sfida da sempre, ben consapevoli della posta in gioco, ci attendiamo dalla politica altrettanta disponibilità a collaborare fattivamente con le forze sociali.

In provincia abbiamo molte vertenze aperte che attendono risposte, ultima delle quali quella della Pozzi Ginori dove sono stati annunciati, pochi giorni fa, ben 90 licenziamenti. L’azienda di Gaeta, ultimo avamposto industriale di un sud provincia ormai economicamente desertificato, potrebbe diventare proprio il caso pilota con il quale dare il via a questo esperimento, considerando gli anni di ammortizzatori sociali nei quali queste persone si troverebbero a dover transitare. Servono dialogo, collaborazione e tanta chiarezza tra le parti, solo in questo modo saremo in grado di mettere in campo quegli strumenti necessari per rilanciare l’economia sul territorio pontino e dare ai lavoratori quelle risposte che da troppo tempo attendono”.