Gaeta Calcio, fissata l’udienza preliminare per estorsione e calunnia

Cronaca Gaeta

GAETA – Approderà il prossimo 28 marzo davanti il Gup del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera lo scandalo che nel settembre 2017 sconquassò il mondo del calcio dilettantistico del sud-pontino e, di Gaeta in particolare, in occasione dell’arresto dell’allora presidente ed ex consigliera del sodalizio biancorosso, Mario e Vincenza Belalba, di 62 e 36 anni, e dell’ex allenatore Felice Melchionna di 49 anni. Il sostituto procuratore Roberto Nomi Bulgarini ha chiesto ora il loro rinvio a giudizio con le pesanti accuse, a vario titolo, di estorsione e calunnia. Tra il 2015 ed il 2017, quando il Gaeta militava in Eccellenza, il presidente Mario Belalba, la figlia Vincenza e l’ex allenatore avrebbero allestito – secondo l’accusa – un collaudato raggiro estorsivo. Le loro vittime sarebbero stati diversi ex calciatori del Gaeta che – e lo denunciarono ai Carabinieri della locale tenenza – per ottenere lo svincolo e, dunque, avere la possibilità di giocare altrove avrebbero dovuto versare somme di danaro variabili dai 2000 ai 3000 euro. E quando si rifiutavano di pagare rimanevano tesserati per la Polisportiva Gaeta senza pero mai scendere in campo e avere la possibilità di percepire i cosiddetti rimborsi spesa altrove.

Le posizioni accusatore più pesanti riguardano l’ex patron Belalba e l’ex guida tecnica del Gaeta, il calabrese Felice Melchionna, che della società tirrenica era il socio di maggioranza e dirigente di fatto. Avrebbero costretto – come detto – alcuni ex tesserati consegnare danaro in contanti nonché l’assegno che gli era stato dato in garanzia per il pagamento di alcuni stipendi con la minaccia che, in caso di consegna delle somme richieste, non avrebbero ottenuto lo svincolo e, dunque, beneficiare dell’oggettiva possibilità di proseguire l’attività agonistica presso altre società. Nell’udienza preliminari il sostituto procuratore Nomi Bulgarini, il magistrato che nel settembre di un anno fa chiese ed ottenne gli arresti Massimo Lo Mastro, ha naturalmente elencato gli ex tesserati che nell’udienza preliminare davanti il Gup Lo Mastro potrebbero costituirsi pare civile. Si tratta dell’ex capitano del Gaeta Gennaro Vitale (destinatario di una richiesta di danaro di 2000 euro a cui si aggiungono i 2400 euro dello stipendio a cui avrebbe dovuto rinunciare), di Flavio Marzullo (3000 euro), Antonio Infimo (avrebbe subito un danno complessivo di 9700 euro), Fabio Fanelli (8100 euro), Luigi Lubrano (1000 euro), Cristian Sebastianelli (2800 euro è l’entità del danno subito) e, ancora, Alfonso De Feo, Pasquale Allegretta, Luca Colella e Mattia De Deo.

Vincenza Belalba è accusata di calunnia per aver falsamente denunciato di aver smarrito alcuni assegni bancari che in realtà lei stessa consegnava ai calciatori per impedire loro di porre all’incasso i titoli che rappresentavano la quota di rimborso spese stabilita all’inizio di stagione in occasione della stipula del contratto. Secondo le risultanze dell’epoca dei Carabinieri il calabrese Melchionna e la figlia del presidente Belalba “hanno agito sempre in accordo e previo concerto tra loro secondo una strategia collaudata e pianificata che ha dimostrato la loro particolare spregiudicatezza e indifferenza, ma allo stesso tempo con il riserbo necessario pur di conseguire profitti o evitare danni patrimoniali.” A promettere battaglia già davanti il Gup Lo Mastro è il nutrito collegio difensivo che, composto dagli avvocati Vincenzo Macari, Pasquale Cardillo Cupo, Giovanni De Stefano e Gennaro Razzino, si dichiara pronto e fiducioso per smantellare il castello accusatorio allestito dalla Procura cassinate.

Saverio Forte