Rifiuti, maxi inchiesta sulla Ecocar: oltre 1300 pagine di attività investigativa

Cronaca Gaeta Minturno

SUD PONTINO – Il cantiere di via Lungomare Caboto a Gaeta e l’ufficio igiene ed ambiente da anni erano infestate di “cimici”. Inizialmente le avevano piazzate gli “007” della Direzione Distrettuale antimafia e, successivamente, su incarico della Procura della Repubblica di Cassino, i Carabinieri e la stessa Guardia di Finanza. Ha interessato anche il sud-pontino ed, in particolare, i comuni di Gaeta e Minturno l’ultima inchiesta dell’autorità giudiziaria della città martire sull’illegale gestione del ciclo dei rifiuti. Il Sostituto Procuratore Arianna Armanini in questi giorni ha chiuso e notificato, attraverso la polizia giudiziaria dei Carabinieri del Noe, le indagini preliminari nei confronti di dodici persone e soprattutto del “modus operandi” della Ecocar, l’azienda romana che, pur di accaparrarsi la compiacenza degli amministratori e dei funzionari dei comuni in cui era ed è impegnata – tra questi Gaeta, Minturno, Caserta, Anzio, Marcianise e Guidonia – è arrivata a corrompere i loro referenti, politici o amministrativi, impegnati – come detto – nel ciclo dei rifiuti.

Due anni di complicate indagini sono contemplati in oltre 1300 pagine di attività investigativa in cui la fanno da padrone book fotografici, pedinamenti e soprattutto intercettazioni telefoniche ed ambientali captate nel quartiere generale dell’Ecocar presso l’isola ecologica in via Lungomare Caboto a Gaeta e presso l’ufficio igiene del comune di Minturno, lo stesso girato come un calzino nel 2010 dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano della Procura di Latina quando indagava per lo scandalo dei rifiuti, servizio all’epoca gestito dalla Eco Ego di Cassino. Sotto la lente d’ingrandimento della dottoressa Aramini sono finiti ora i vertici della Ecocar, tra questi il patron Antonio Deodati, due dei suoi più stretti collaboratori Antonello Nocera e Lucio Bruno – quest’ultimo di Latina – ed Emanuele Savo, ex amministratore unico del Consorzio Ecocar Ambiente.

Secondo le risultanze investigative della Procura cassinate avrebbero fatto parte di un’associazione per delinquere allestita con l’unico scopo di far beneficiare illecitamente alla Ecocar, raggiunta negli ultimi tempi da ben due interdittive antimafia e da altri guai giudiziari in altre cittadine in cui ha avuto o gestisce il ciclo dei rifiuti, di continue proroghe del servizio e di farle notificare contestazioni di natura sanzionatoria di fronte a precise e salate inadempienze contrattuali. L’ex assessore all’ambiente del comune di Gaeta, Alessandro Vona, ex Udc, si sarebbe prodigato tra il 2014 ed il 2015 per impedire agli uffici dell’ente di far notificare all’Ecocar pesanti penali per quanto riguarda la gestione del servizio di raccolta e smaltimento. La Procura di Cassino ipotizza che Vona abbia ricevuto quelle che definisce “utilità” pari a 55mila euro, 10mila dei quali consegnati personalmente il 27 gennaio 2015 da Antonio Nocera, di Nettuno, e dal romano Emanuele Savo su incarico sempre di Antonio Deodati.

Nella conclusione delle indagini preliminari episodi di corruzione avrebbero riguardato, sempre tra il 2014 ed il 2015, Carlo Frasca, il responsabile dell’ufficio igiene pubblica del comune di Minturno. Il funzionario del comune aurunco si sarebbe impegnato per il rilascio di continue proroghe alla Ecocar, in violazione del decreto legislativo 163 del 2006 e del principio della libera concorrenza. A Frasca gli sarebbero stati garantiti 500 euro al mese – una consegna di 1000 euro sarebbe avvenuta a Minturno il 29 aprile 2015 e finanche un’auto, una Fiat Multipla. Alla consegna del danaro e dell’utilitaria ci avrebbero pensato, a turno, Antonio Nocera, Emanuele Savo e Lucio Bruno e sempre su “imprimatur” di Antonio Deodati.

La dottoressa Aramini per arrivare alle sua clamorose ed inquietanti ipotesi accusatorie ha spulciato i bilanci della Eco Car e delle sue società partecipate ipotizzando la realizzazione di un fondo nero necessario per corrompere politici e funzionari pubblici dei comuni in cui la società era diventata appaltatrice del servizio. Vona e Frasca in questo procedimento sono difesi rispettivamente dagli avvocati Vincenzo Macari e Massimo Signore. Non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione ufficiale in considerazione della delicatezza, in questo momento, dell’intera inchiesta giudiziaria: “Dovremo leggere tanto” hanno commentato i due legali in ordine alla voluminosità di un carteggio processuale che – secondo quanto trapela dalla Procura di Cassino – potrebbe far scaturire altri filoni con un bersaglio all’orizzonte: la politica.

Saverio Forte